Una affermazione della numerologia avanzata da alcuni praticanti conclude che, dopo osservazioni empiriche e investigazioni, attraverso lo studio dei numeri l'uomo potrà scoprire aspetti segreti di sé stesso e dell'universo.

giovedì 21 novembre 2013

La Beata Vergine Maria


Il nuovo calendario, conservando questa memoria, ha inteso additare in Maria una figura completa che ci aiuta ad esaltare Dio per la sua meravigliosa opera di salvezza. L'origine della festa è legata alla dedicazione della Chiesa di santa Maria nuova in Gerusalemme nel 543.

Maria, avendo «trovato grazia agli occhi di Dio», Diventa Madre e potente Aiuto dei cristiani. «Anche nella sua opera apostolica la Chiesa giustamente guarda a Colei che generò Cristo, concepito dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine, per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa». Ogni cristiano, come Maria, «trova grazia» presso Dio nello Spirito Santo, per la mediazione di Cristo e diviene «Arca dell'alleanza nuova» e Tempio del Signore in forza della consacrazione dello Spirito nel Battesimo e nell'eucaristia.

Dai «Discorsi» di sant'’Agostino, vescovo.
Fate attenzione, vi prego, a quello che disse il Signore Gesù Cristo, stendendo la mano verso i suoi discepoli: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre». Forse che non ha fatto la volontà del Padre la Vergine Maria, la quale credette in virtù della fede, concepì in virtù della fede, fu scelta come colei dalla quale doveva nascere la nostra salvezza tra gli uomini, fu creata da Cristo, prima che Cristo in lei fosse creato? Ha fatto, sì, certamente ha fatto la volontà del Padre Maria santissima, e perciò conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo, che essere stata madre di Cristo.
Osserva se non è vero ciò che dico. Mentre il Signore passava, seguito dalle folle, e compiva i suoi divini miracoli, una donna esclamò: «Beato il grembo che ti ha portato!». Felice il grembo che ti ha portato! E perché la felicità non fosse cercata nella carne, che cosa rispose il Signore? «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». Anche Maria proprio per questo è beata, perché ha ascoltato la parola di Dio e l'ha osservata. Ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne; Cristo è verità nella mente di Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è nella mente di ciò che è portato nel grembo.
Santa è Maria, ma è migliore la Chiesa che la Vergine Maria. Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa.
Quando dico fratelli, quando dico sorelle, è chiaro che intendo parlare di una sola e medesima eredità. Perciò anche nella sua misericordia, Cristo, essendo unico, non volle essere solo, ma fece in modo che fossimo eredi del Padre.

 

Tradizioni d'oltre oceano

Tra pochi giorni in America festeggeranno il Thanksgiving Day meglio conosciuto come ''Il giorno del Ringraziamento'', che oltre ad essere una festa dedicata alla fine del raccolto, per ringraziare dell'abbondanza dello stesso è anche il giorno che precede il Black Friday che inaugura l'inizio dello shopping natalizio, nei prossimi giorni parleremo più a fondo di questa particolare ricorrenza che nel corso della storia ha subito delle variazioni a seconda dei diversi mandati presidenziali, e delle diverse battaglie fino a giungere ai giorni nostri.

lunedì 18 novembre 2013

le basiliche di San Pietro e San Paolo

Oggi protagoniste del blog sono due edifici che hanno contribuito alla diffusione del Cristianesimo nel mondo, le due basiliche site in Roma, quella di San Pietro e San Paolo, due luoghi intrisi di storia, arte, architettura, mistero e testimoni del tempo.

dal secolo XII nella basilica vaticana di san Pietro e in quella di san Paolo sulla via Ostiense, si celebravano gli anniversari delle loro dedicazioni fatte nel secolo IV dai santi Pontefici Silvestro e Siricio. La celebrazione di questa commemorazione in tempi più recenti fu estesa a tutte le chiese di rito romano. Come nell'anniversario della dedicazione della basilica di santa Maria Maggiore (5 agosto) si celebra la maternità della Vergine Madre di Dio, così in questo giorno si onorano i due più grandi apostoli di Cristo.

Dal martirologio Romano
Dedicazione delle basiliche dei santi Pietro e Paolo, Apostoli, delle quali la prima, edificata dall'imperatore Costantino sul colle Vaticano al di sopra del sepolcro di san Pietro, consunta dal tempo e ricostruita in forma più ampia, in questo giorno fu nuovamente consacrata; l'altra, sulla via Ostiense, costruita dagli imperatori Teodosio e Valentiniano e poi distrutta da un terribile incendio e completamente ricostruita, fu dedicata il 10 dicembre. Nella loro comune commemorazione viene simbolicamente espressa la fraternità degli Apostoli e l'unità della Chiesa.

giovedì 14 novembre 2013

San Lorenzo O'Toole


San Lorenzo O'Toole fu stato un arcivescovo irlandese. Nacque nella contea di Kildare, da Murtagh Ua Tuathail, capo del clan Murray.
Nel 1140 entrò nella scuola monastica di Glendalough, dove fu abate dal 1154 al 1162. Contribuí alla fondazione dell'abbazia di Baltinglass dei Cistercensi. Fu eletto arcivescovo di Dublino nel 1162 e in quella funzione mise mano alla riforma della giovane arcidiocesi. Fu mediatore tra gli invasori normanni che nel 1170 presero la città e la nobiltà locale. Quando Enrico II giunse nell'isola e convocò un sinodo a Cashel, Lorenzo accettò la bolla papale Laudabiliter con cui Papa Adriano II, di origine inglese, autorizzava Enrico II a occupare l'Irlanda. Con l'arcivescovo di Tuam e i vescovi di Limerick, Kildare, Waterford e Lismore, partecipò al Terzo Concilio Lateranense nel 1173. Nel 1179, Lorenzo tornò in Irlanda e convocò un sinodo a Clonfert per le regioni settentrionali dell'isola.
Agli inizi del 1180, Lorenzo si recò in Inghilterra per incontrare Enrico II, portando con sé il figlio del re del Connacht come ostaggio per suo padre. Probabilmente a causa dei privilegi papali che egli aveva ottenuto a Roma, Lorenzo incontrò un Enrico assai incollerito. Il Plantageneta costrinse l'alto prelato all'esilio. Dopo aver seguito il re fino in Normandia, finalmente ebbe il permesso di tornare in Irlanda. Sulla via del ritorno, tuttavia, si ammalò e morì il 14 novembre 1180 nella casa dei Canonici di San Vittore ad Eu, in Normandia, dove sono ancora presenti parte delle sue reliquie.
fonte:cathopedia.org

martedì 12 novembre 2013

San Giosafat Kuncewycz




Giosafat Kuncewycz fu un arcivescovo greco-cattolico ruteno. Nato nel 1580 in Volinia da genitori appartenenti alla nobiltà ucraina nonché ferventi ortodossi, Giovanni si formò a Vilnius (nell'odierna Lituania) in un periodo caratterizzato dall'intenso scontro tra ortodossi tradizionalisti e uniati di rito greco, i quali, sulla scia del Concilio di Firenze (1451 - 1452), si erano ricongiunti alla Chiesa cattolica con l'Unione di Brest riconoscendo al Papa un ruolo di preminenza sugli altri vescovi.
Decidendo di aderire ai greco-cattolici nel 1604 divenne monaco con il nome di Giosafat ed entrò nel monastero, retto dall'ordine di San Basilio, della Santa Trinità, sito in Vilnius, dove nel 1617 iniziò la riforma che portò alla nascita dell'Ordine Basiliano di San Giosafat.
Divenuto sacerdote nel 1609, nonostante a detta dei suoi contemporanei avesse fino ad allora dimostrato un carattere riservato, si diede alla predicazione riscuotendo un così grande successo che nel 1617 divenne dapprima Archimandrita del suo monastero e, poco tempo dopo, fu nominato arcivescovo di Polack, sito nell'odierna Bielorussia.
Iniziò nella diocesi da lui retta una serie di riforme volte ad affermare il credo uniate: restaurò completamente la cattedrale, compose un catechismo per il popolo e compì innumerevoli visite pastorali. In una di queste, mentre si trovava a Vicebsk, fu circondato da un gruppo di ortodossi tradizionalisti i quali lo percossero ripetutamente gettandolo infine, privo di sensi, in un corso d'acqua nel quale affogò.

Fu canonizzato dalla Chiesa cattolica nel 1867 ed è da questa ricordato il 12 novembre, giorno del suo martirio.
In occasione del III centenario del martirio il 12 novembre 1923 papa Pio XI ne commemorò la figura con l'enciclica Ecclesiam Dei.



fonte Wikipedia

venerdì 8 novembre 2013

Santi Quattro Coronati

Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castorio, detti i Santi Quattro coronati, secondo la tradizione erano quattro scalpellini cristiani e subirono il martirio sotto l'impero di Diocleziano: sono venerati come santi dalla Chiesa cattolica che insieme a loro ricorda San Simplicio, che ne ricompose le spoglie e fu per questo giustiziato.
Con lo stesso titolo vengono a volte indicati i santi Secondo, Carpoforo, Vittorino e Severiano, un gruppo di quattro soldati romani che affrontarono il martirio sempre sotto Diocleziano ad Albano, lungo la via Appia.

Secondo un'antica tradizione riferita dal Sacramentario gregoriano, i Quattro praticavano clandestinamente la religione cristiana a Sirmio: essendosi l'imperatore Diocleziano recato in Pannonia per acquistare dei marmi per i suoi palazzi, si rivolse a loro perché scolpissero un'effigie del dio Esculapio. Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castorio, confessando la loro religione, si rifiutarono di realizzare il simulacro di una divinità pagana; vennero fatti flagellare dal tribuno militare Lampedio perché abiurassero la loro fede ma, di fronte al loro rifiuto, vennero rinchiusi in casse di piombo e gettati nelle acque di un fiume. Simpliciano, un loro compagno di lavoro e correligionario, recuperò i loro corpi ma, sorpreso nel gesto, fu condannato anch'egli a morte: nel medioevo divennero patroni dei muratori, degli scalpellini e delle corporazioni edili (per la loro connessione con l'arte delle costruzioni, i Santi Quattro sono anche molto cari alla Massoneria: la Loggia di ricerca Q.C. di Londra, ad esempio, tiene tuttora il suo festival annuale l'8 novembre).
In base ad un'altra tradizione (che si intreccia e si confonde con la precedente) Secondo, Carpoforo, Vittorino e Severiano erano soldati dei romani di scorta a Diocleziano e vennero martirizzati per essersi rifiutati di venerare la statua di Esculapio: forse la confusione con l'altro gruppo di santi deriva dal fatto che i loro corpi occupavano le tombe dei martiri scalpellini prima che questi vi venissero traslati.

Ai martiri di Pannonia è intitolata la chiesa romana dei Santi Quattro Coronati, sul colle Celio, risalente probabilmente al IV secolo, ma documentata solo dal 595, trasformata in basilica da papa Leone IV (847-855) e titolo cardinalizio. Una visita alla basilica rende chiaro che l'aula centrale ha un pavimento romano parzialmente rimaneggiato ma di grande bellezza, nonché colonne romane corinzie con evidenza anteriori al IV secolo. Sicuramente innestata su un edificio romano più antico.
Memoria liturgica: 8 novembre per i martiri di Sirmio e 8 agosto per quelli di Albano.

fonte:wikipedia.org   

giovedì 7 novembre 2013

Beato Vincenzo Grossi









Beato Vincenzo Grossi nacque il 9 Marzo 1845 nella piccola città di Pizzighettone, a nord ovest di Cremona. Era il secondo più giovane di sette figli nati da Baldassare Grossi e Maddalena Capellini.
Da piccolo si allontanò dai suoi amici per coltivare la sua gioia più grande, quella di aiutare il sacerdote della chiesa. All'età di 19 anni iniziò il seminario diocesano contro il parere del padre. Fu proclamato ordinato presbitero all'età di 24 anni il 22 Maggio 1869 nella Cattedrale di Cremona.

Il vescovo di Cremona gli dette una parrocchia particolarmente difficile non per punirlo, ma perché il vescovo aveva grande fiducia in lui e pensava che sarebbe riuscito a riportare l'ordine. Successivamente prese le vesti di viceparroco nella parrocchia di San Rocco poi cappellano e direttore spirituale di Sesto Cremonese nuovamente direttore spirituale a Ca 'de'Soresini e infine nel 1873 parroco di Regona.

Poi nel 1883 fu trasferito a Vicobellignano, dove rimase sino alla morte. Vincent non deluse il suo vescovo, e andò di fatti oltre ogni aspettativa. Era particolarmente dotato come catechista e predicatore. Come sacerdote si dedicò senza riserve alla cura dei suoi parrocchiani e li ispirò attraverso le sue prediche e il suo stile di vita. La sua abilità stava nella ricerca di donne che assistessero il pastore nella guida morale e religiosa delle ragazze della parrocchia.

Fondò una congregazione di sorelle dette "Figlie dell'Oratorio" per attività di beneficenza, soprattutto tra i giovani.

Vincent morì il 7 Novembre 1917 in Vicobellignano pronunciando le parole: «La via è aperta: bisogna andare». I suoi parrocchiani piansero profondamente per lui che lasciò una reputazione di autentica santità. Fu beatificato il primo Novembre 1975 da Papa Paolo VI. La sua festa è il giorno della morte 7 Novembre.

mercoledì 6 novembre 2013

San Leonardo di Limoges






 

Leonardo nacque in Gallia da una famiglia di nobili franchi nel castello di Vandôme, nel villaggio di Corroi presso Orléans all'epoca dell'imperatore Anastasio I Dicoro. È lo stesso re Clodoveo al quale i genitori di Leonardo sono stretti da vincoli d'amicizia a fargli da padrino la notte di Natale del 496, quando Clodoveo, mantenendo la promessa fatta alla consorte Clotilde prima della battaglia di Tolbiaco, insieme alla sua corte abiurò i riti pagani, facendosi battezzare. Della giovinezza di Leonardo non si hanno molte notizie. Si sa solamente che egli giovanotto rifiutò di dedicarsi alla carriera cavalleresca per seguire gli insegnamenti dell'allora arcivescovo di Reims, Remigio che lo aveva tenuto a battesimo.
Il re dei Franchi Salii, Clodoveo, gli diede il privilegio, concesso già a Remigio, di liberare i prigionieri che avesse incontrato e ritenuto innocenti. E Leonardo sfruttò questa opportunità liberando un gran numero di persone ridotte in condizioni miserevoli e prive di libertà. Leonardo poi avrebbe rifiutato l'offerta della sede vescovile che gli sarebbe spettata, preferendo ritirarsi in un monastero con queste parole:
Principe, date la mitra pontificale a coloro che la desiderano. Io mi accontento di lodare il Signore conducendo una vita da eremita. Abbandonata la corte con suo fratello Lifardo, si ritirò per qualche tempo presso il monastero di Micy; divenuto diacono qui avrebbe compiuto il suo primo miracolo, trasformando l'acqua in vino. Morto san Massimino, probabilmente intorno al 520, si diresse a sud dove decise di fondare il suo eremo nella foresta di Pauvain, nel Limosino. Ebbe tanti seguaci e la fama della sua santità arrivò fino al re che ne richiese l'intervento quando la regina Clotilde, transitando in quella zona, fu sorpresa dalle doglie del parto. L'intervento di Leonardo lenì i dolori della regina che poté dare alla luce il suo bambino. Clodoveo per riconoscenza gli concesse la parte di bosco che sarebbe riuscito a descriverne in un giorno a dorso d'asino. Qui Leonardo edificò un oratorio intitolato a Nostra Signora di sotto gli alberi ed eresse un altare in onore di san Remigio. Secondo la leggenda devozionale, fece, quindi, un buco in terra che si riempì miracolosamente d'acqua dando origine ad un pozzo che venne nominato nobiliacum, in ricordo della donazione regale. Dal nobiliacum prese il nome anche la cittadina che si andò formando attorno al monastero e che inizialmente prese il nome di Noblac, quindi Noblat e oggi è chiamata Saint-Léonard-de-Noblat in onore del suo illustre fondatore.
La tradizione vuole che il santo sia morto la sera del 6 novembre, ma manca una datazione precisa dell'anno, che dovrebbe attestarsi intorno alla metà del VI secolo e fu inumato nell'Oratorio che aveva fondato.

L'Oratorio con le spoglie di Leonardo divenne ben presto una famosa meta di pellegrinaggio di fedeli, tanto che, probabilmente lo stesso Pipino il breve vi si recò in pellegrinaggio, dopo la vittoria nell'assedio di Limoges. Con l'aumentare del numero dei pellegrini, si decise di erigere una chiesa più grande e le reliquie del santo furono perciò trasportate nell'erigenda chiesa sotto il regno di Luigi II Pio. Nel 1094 nel corso di una epidemia detta "male degli ardenti", le reliquie del santo furono portate in processione e, secondo la leggenda, l'epidemia cessò. Il culto ebbe una rapida diffusione in tutt'Europa a partire dall'XI secolo. Un grande contributo al suo culto lo dette anche il pellegrinaggio nel 1106 di Boemondo I d'Antiochia, imprigionato dagli infedeli e poi liberato tre anni più tardi, per merito, a suo dire, dell'intervento di san Leonardo da lui invocato. Anche il re d'Inghilterra Riccardo cuor di leone si sarebbe recato a ringraziare il santo nel 1197, a seguito della sua liberazione dalle prigioni dell'imperatore di Germania.
Noblac divenne anche una delle tappe del cammino verso Santiago di Compostela, divenendo così a maggior ragione una meta di pellegrinaggio frequentatissima dai fedeli, in particolare da quelli dell'Europa centrorientale.
La sua venerazione si diffuse anche in Italia dove la sua popolarità ebbe un impulso anche grazie ai Normanni che ne introdussero il culto. San Leonardo divenne così uno dei santi più popolari nell'Europa medioevale.

È spesso rappresentato con delle catene, per la sua particolare protezione degli imprigionati o carcerati ingiustamente; talvolta è in abito diaconale, episcopale, più spesso indossa il saio di un monaco.

Con l'inizio della guerra dei Cent'anni che vedeva la Francia in lotta con l'esercito inglese, la cripta contenente le reliquie del santo fu murata per evitare razzie. Terminata l'occupazione inglese, si decise di recuperare le reliquie del santo. La loro inventio sarebbe avvenuta il 17 febbraio del 1403.. Le circostanze di questa straordinaria scoperta sono riportate dall'abate Oroux nel XVIII secolo: dopo aver perso totalmente le tracce del luogo di inumazione del Santo, si tenne una cerimonia di preghiera, nel corso della quale un contadino s'alzò per indicare in quale luogo della chiesa scavare. Lì furono ritrovati tre casse di piombo, all'interno di un sarcofago in pietra. Due di queste presentavano delle iscrizioni in latino inerenti alle ossa e alle ceneri di san Leonardo. ( + ossa beati leonardi +). A seguito di tale ritrovamento, le reliquie furono collocate all'interno di due grossi reliquiari posti sopra l'altare maggiore, protetti da una grata di ferro battuto. Mentre le due casse di piombo, ormai vuote, sono parte del tesoro della Collegiata e sono tuttora visibili per i visitatori. Sempre presso la Collegiata all'interno di una coppa dorata del XIX secolo è custodito il cranio di San Leonardo Ancora oggi, in tale data, presso la Collegiata, si commemora tale ritrovamento.
Inoltre, ogni sette anni, la Confrérie de Saint-Léonard-de-Noblat, organizza le Ostensioni, una presentazione solenne delle reliquie alla venerazione dei fedeli, per commemorare il Miracolo degli ardenti avvenuto nell'agosto del 1094. Esse hanno inizio con la ricognizione canonica delle reliquie di san Leonardo abate da parte dei confratelli, il venerdì di Quaresima e terminano la domenica della Santa Trinità.
Altre reliquie sono costudite a Mascali (probabilmente parte di un'ulna), a Cerreto Guidi, a Stagno comune di Collesalvetti e a Malta.
Una reliquia secondaria (o reliquia da contatto) è custodita presso la Parrocchia San Leonardo abate, a Panza d'Ischia, donata nel 2004, dalla Confrérie de Saint-Léonard-de-Noblat, in occasione del Meeting Nazionale Amici di San Leonardo. Un'altra reliquia secondaria è custodita presso la Parrocchia di San Leonardo abate in Marsala e portata da un pellegrinaggio a Noblat organizzato dal parroco pro-tempore Don Giuseppe Maniscalco il 27 maggio 1990.

Per le vicende che lo videro restituire la libertà a molti prigionieri, è considerato il patrono dei carcerati; gli è stata attribuita la protezione dei fabbricanti di catene, fibbie, fermagli, ecc. Nella zona di Liegi in Belgio è patrono dei minatori. La sua intercessione viene invocata per i parti difficili, i mal di testa, le malattie dei bambini, le malattie del bestiame, la grandine, i banditi e anche contro l'obesità.


La celebrazione liturgica avviene il 6 novembre, presunta data della sua morte. In molte località i festeggiamenti, di origini antichissime, avvengono in concomitanza di fiere e sagre.

<< Ricordatevi che è scritto che val meglio il poco del giusto che le ricchezze di tutti gli empi, e che un sbocconcello di duro pane, mangiato nella gioia di una coscienza pura, è da preferirsi alle abbondanti e svariate provviste di quelle case ove regna la discordia. >>

 
Font Wikipedia

martedì 5 novembre 2013

Santa Comasia








Santa Comasia è stata una martire romana, presumibilmente vissuta tra il II e IV secolo.
Patrona con San Martino della città di Martina Franca. Per quanto della sua vita non si abbia alcuna notizia, con tutta probabilità si tratta di una donna cristiana dei primissimi secoli del Cristianesimo, morta martire, sepolta nelle catacombe e la cui memoria è stata preservata dai cristiani del tempo indicandone il luogo della sepoltura. Il suo corpo, rinvenuto nelle catacombe di Sant'Agnese, sulla via Nomentana a Roma, fu donato nel 1646 dal cardinale Sacrati, custode dei cimiteri dei Santi Martiri, con il permesso di Papa Innocenzo X, al popolo di Martina Franca. La bolla che accompagna il dono è datata 10 settembre 1645 ed è custodita nella Basilica di San Martino della stessa città, dove riposano anche le spoglie mortali della martire.

In un passato non molto lontano, nei periodi di siccità il popolo martinese, che viveva quasi esclusivamente grazie alla produzione agricola, soleva esporre in venerazione l'urna con le sue ossa o portarla in processione; questo perché si narra che la traslazione del suo corpo avvenne da Roma sotto una pioggia ininterrotta, così come la sua statua argentea arrivò da Napoli nel novembre del 1714 sotto una pioggia ininterrotta.
Sino a qualche decennio fa il nome Comasia era molto diffuso tra le donne a Martina Franca.

font. Wikipedia

lunedì 4 novembre 2013

San Carlo Borromeo





Una figura grandiosa e controversa al tempo stesso


Secondo una tradizione assai discussa, Pio IV fece cardinale un suo nipote, Carlo Borromeo; e lo fece cardinale quando era ancora giovanissimo. Mai nipote di Papa riuscì, peraltro più provvidenziale alla Chiesa. In San Carlo Borromeo infatti la Chiesa ebbe il suo riformatore integerrimo; la disciplina ecclesiastica, il suo restauratore; Milano, che pure aveva avuto Sant'Ambrogio, uno dei suoi maggiori arcivescovi.

Il cardinale Seripando, che lo conosceva bene, disse di lui : "È huomo di frutto et non di fiore, di fatti et non di parole". Non poteva dir meglio, non poteva fare un più efficace ritratto di San Carlo.

Per comprendere la figura e l'opera di questo gigante della fede, bisogna considerare che la Chiesa romana minacciata dovunque dal movimento luterano e calvinista aveva bisogno di virtù come le sue e di un carattere come il suo. Non era tempo di compromessi ma di definizioni coraggiose e di anatemi. Agire contro gli eretici "senza cercar di mettere degli impiastri e a nutrire due religioni". Sono parole del Borromeo, che esprimono tutta la sua eroica volontà di chiarezza..
Egli favoriva l'opera degli Ordini. riformati, a cominciare da quella della Compagnia di Gesù; ma all'occorrenza era severoanche con essi.. Non esitò ad affrontare in Milano uno stravagante e indocile gesuita, il padre Giulio Mazarino. Per rimettere ordine tra gli Umiliati degeneri, se ne attirò talmente le ire che gli mandarono un sicario a scaricargli addosso un archibugio, e per poco non ne fu ucciso.

Terribilmente giusto, a guisa di un profeta della Bibbia, si batte anche contro i cattolici soverchiatori o comunque indegni, senza lasciarsi intimidire dai superbi governatori spagnoli di Milano, né dallo stesso Filippo II, un re come quello.

Fu il primo segretario di Stato della Santa Sede, e Roma dovette mutar volto. "Io vi avverto" scriveva. Annibal Caro a un monsignore di Bologna "che al giorno d'oggi si viene qui per pregare e non più per fare fortuna, se l'ambizione vi facesse per caso desiderare di venire a Roma."

Fu spiritualmente partecipe del Concilio di Trento; e si adoperò più di ogni altro prelato per farne applicare le risoluzioni. Voleva che prima di tutto fosse rispettato dai Pastori l'obbligo della residenza nella parrocchia o nella diocesi loro affidata. Istituì o fece istituire dove poté Seminari che garantissero davvero la formazione dogmatica e morale dei sacerdoti.

Sotto lo stimolo del Borromeo, la riforma della Curia e della Corte romane continuò anche durante il regno di Pio V, successore di Pio IV. Fasto ridotto al minimo, licenziamento del personale superfluo, orazioni e digiuno.

A Roma, a Milano, altrove, il cardinale Borromeo non si arrestava davanti a nessun ostacolo, né certo si commoveva quando il commuoversi sarebbe stato un errore. Invano le troppe monache troppo superficialmente devote tentavano con le loro pie moine di renderlo indulgente: egli sostituiva le superiore con soggetti di osservanza sicura, sopprimeva monasteri incorreggibili, ricordava a tutte la gravità dei voti.

Era necessario imitare lui; ma imitarlo non era facile.

Ricco, appartenente a una famiglia nobile, viveva poco meglio che a pane ed acqua. Quando lo avvertivano che il suo pranzo era pronto, diceva: È troppo presto"; ed ore dopo diceva : "È troppo tardi". Si era tagliata la barba perché era considerata un ornamento del viso e un segno di decoro urbano. Inesorabile con la carne; vigilante riguardo alle soddisfazioni dello spirito che fossero soverchie e sospette.

Per il mondo, egli era morto. Ripeteva spesso che non era più vivo nel senso caro agli altri. Un morto pieno di autorità nondimeno : i governatori di Milano dovettero concedergli una giurisdizione speciale e una scorta armata. Carlo Borromeo uomo era un nulla di fronte al Signore; ma Carlo Borromeo arcivescovo e cardinale era tutt'altra cosa.

Pastore, Padre, Giudice. Inflessibile verso gli eretici ostinati. Molti uomini d'oggi parlano precipitosamente di un suo rigore disumano e perfino di una sua crudeltà. Vi sono Grandi ombre misteriose nella sua vita di santo. Il suo cuore era contratto, afflitto, nella passione religiosa. La cristianità, dilaniata dalla discordia. rischiava di sprofondare anche in Italia. La penitenza che il protestantesimo aveva invocato a sfida della Chiesa cattolica, Carlo Borromeo l'aveva iniziata in se stesso.

Nella settimana santa egli avrebbe voluto nutrirsi di soli lupini; e c'era voluto il Papa in persona per indurlo a sostentarsi invece con pane ed acqua.

Aveva le mani sempre fredde come il ghiaccio, anche d'estate: chi glie le baciava aveva l'impressione di baciarle a un cadavere.

Mai si intratteneva intorno ad argomenti secolari o semplicemente umani: figura non amena, d'accordo; di una santità impervia.

Tornava vivace nel soccorrere gli infermi e i poveri, nel vuotarsi le tasche a loro beneficio. Non sapeva neppure che cosa fosse la paura della peste. Spiccava in tutta la sua maestà pastorale sullo sfondo di quegli orrori.

Non esitava a dormire sulla paglia o sul nudo suolo, a costo di essere tormentato dai pidocchi come un accattone. Milano lo ammirava, lo venerava e lo temeva come lo aveva ammirato, venerato e temuto Roma.

Rispetto a lui Sant'Ignazio di Loyola fu un conquistatore. San Carlo Borromeo aveva la stoffa di quei greci che, nell'attesa di essere investiti da una grandine di frecce, dicevano: " Meglio così, combatteremo all'ombra". Il Santo delle Termopoli del cattolicesimo.

Ma ecco uno dei segreti del suo cuore: quando egli incontrava Filippo Neri, santo di indole amabile, si prostrava ai suoi piedi. Venerava così in lui la mitezza, la letizia, il buonumore che aveva il dovere di reprimere in sé. Unica ricreazione del suo Spirito, la serena devozione alla Vergine.

fonte: Le Grandi Religioni

La Numerologia è un incredibile strumento in grado di decifrare l’uomo, i suoi meccanismi profondi, i suoi cicli personali.