Una affermazione della numerologia avanzata da alcuni praticanti conclude che, dopo osservazioni empiriche e investigazioni, attraverso lo studio dei numeri l'uomo potrà scoprire aspetti segreti di sé stesso e dell'universo.

venerdì 6 dicembre 2013

Tradizioni di natale nel mondo


La Lapponia


La Lapponia, o Sápmi in lingua sami, è la regione geografico-culturale abitata dalla popolazione Sami. Si trova nell'Europa del nord, distribuita nelle regioni settentrionali di Norvegia, Svezia, Finlandia e della penisola di Kola, in Russia

Circa cento anni fa con un viaggiatore di passaggio si cominciò a diffondere nel mondo la notizia dell'esistenza di Korvatunturi e dei suoi abitanti. Babbo Natale voleva proteggere la pace del suo nascondiglio e trovò un modo geniale che permise a tutti i suoi amici di venirlo a trovare. Cinquant'anni fa Babbo Natale cominciò a visitare regolarmente il Circolo Polare Artico, nelle vicinanze della città di Rovaniemi.
Centro del Natale della Lapponia, il Villaggio di Babbo Natale al Circolo Polare Artico è diventato, agli inizi dell'ultimo decennio, l'attrazione natalizia più visitata dei Paesi Nordici. Grazie a tale successo, il numero di visitatori è raddoppiato. In particolare, il numero di visitatori internazionali è addirittura quadruplicato in pochi anni raggiungendo la cifra di mezzo milione.



L'inverno è una stagione fredda ma in determinati periodi dell'anno ci sono popoli che seppur abituati a vivere in luoghi molto freddi, arrivato il Natale sfoggiano le lor migliori idee per far si che la nostra mente non sia pervasa dal gelo ma dal calore che sanno sprigionare attraverso il cibo, e le atmosfere più belle, un esempio ne è la Lapponia è una di queste, i paesaggi che sano creare grazie anche alla magia della neve che imbianca tutto ci fanno ritornare tutti un po' bambini.
Tipico di queste zone è il famosissimo villaggio di Babbo Natale che secondo una leggenda pare che davvero sia vissuto in queste lande desolate, come non rimanere incantati di fronte alle renne, dalle corse con le slitte e d alla consueta marcia degli elfi, del carro di Babbo Natale colmo di regali migliaia di turisti ogni anno affollano la Lapponia e tutta la Scandinavia per riportare con loro un po' di quella magia che tanto fa bene al cuore.

lunedì 2 dicembre 2013

Santa Bibiana (Viviana)






La storia legata alla santa è avvolta nella leggenda ed è menzionata per la prima volta nel Liber Pontificalis. Nel capitolo dedicato alla biografia di Papa Simplicio (468-483), si racconta che il papa «...consacrò una basilica dedicata alla santa martire Bibiana, che contiene il suo corpo, nelle vicinanze del Palatium Lucianum».
Le notizie storiche relative alla vita della santa sono in realtà assai scarne. Gli unici riferimenti alla sua storia si rintracciano nel testo della Passio Bibianae, opera di un autore del VII secolo, anche se del tutto inattendibili. Stando a questo testo, ricco di notizie praticamente infondate, come per esempio il martirio della santa a Roma sotto l'imperatore Giuliano (361-363), personaggio al quale non è possibile attribuire persecuzioni nella capitale, Bibiana era una giovane nobile, discendente da una famiglia cristiana dai tempi di Costantino (306-337).
Bibiana sarebbe nata a Roma nel 347 da Flaviano, un cavaliere romano e prefetto di Roma sotto gli imperatori Costantino e Costanzo (350-361), e da Dafrosa, una discendente di una famiglia consolare. Anche in questo caso, le fonti storiche ci spingono a distinguere la realtà dalla leggenda; in effetti, l'unico prefetto di Roma che porti quel nome, Giunio Flaviano, è menzionato nell'anno 311. Il testo tramanda anche il nome di una sorella di Bibiana, una certa Demetria.
Una volta salito al trono l'imperatore Giuliano, il quale ripristinò le crudeli persecuzioni contro i cristiani, Flaviano fu costretto ad abbandonare la sua carica di prefetto, passandola nelle mani di un suo acerrimo rivale e acceso sostenitore del paganesimo, un tale Aproniano. Sorpreso mentre seppelliva i martiri Prisco, Priscilliano e Benedetto, il padre della santa venne bollato come uno schiavo e in seguito esiliato ad Aquas Taurinas (forse l'attuale Montefiascone), dove venne martirizzato nel dicembre 361.
A partire da quel momento, Bibiana e Demetria si rinchiusero nella loro abitazione insieme alla madre Dafrosa, riunendosi in preghiera e nell'attesa del loro imminente martirio. Le sante non tardarono infatti ad essere arrestate perché cristiane, venendo rinchiuse in carcere e condannate a morire d'inedia. Grazie ad un miracolo, la sentenza si rivelò fallimentare, cosicché il prefetto decise di infliggere loro una morte cruenta: Dafrosa venne decapitata il 6 gennaio 362, mentre Demetria, rinchiusa nuovamente in carcere e minacciata di severe punizioni, professò la sua fede e spirò, in preda a una forte ansia.
Aproniano pensò invece di risparmiare la sola Bibiana, facendola affiancare da una turpe mezzana di nome Rufina, esperta di intrighi amorosi e di seduzioni del piacere. Nemmeno il pensiero di una vita mondana ebbe effetto sulla giovanissima santa, la quale, fedele alle sue virtù, proclamò nuovamente la sua fede. Il prefetto, offeso dalla scelta di Bibiana, decise allora di destinarla allo stesso martirio dei suoi parenti: legata ad una colonna e flagellata senza pietà con le «piombate», ovvero con fasci di verghe e pallini di piombo, la santa spirò quattro giorni dopo, secondo la tradizione, a quindici anni.
Il corpo della santa, sempre secondo la leggenda, venne esposto ai cani randagi su ordine dello stesso Aproniano, i quali lo lasciarono perfettamente illeso. Le spoglie vennero dunque raccolte dal presbiterio Giovanni che le collocò nel palazzo del padre, allora affidato ad Olimpia, una matrona romana, parente di Flaviano.

detto: Se piove il giorno di santa Bibiana piove 40 giorni e una settimana

fonte:wikipedia.org       


giovedì 21 novembre 2013

La Beata Vergine Maria


Il nuovo calendario, conservando questa memoria, ha inteso additare in Maria una figura completa che ci aiuta ad esaltare Dio per la sua meravigliosa opera di salvezza. L'origine della festa è legata alla dedicazione della Chiesa di santa Maria nuova in Gerusalemme nel 543.

Maria, avendo «trovato grazia agli occhi di Dio», Diventa Madre e potente Aiuto dei cristiani. «Anche nella sua opera apostolica la Chiesa giustamente guarda a Colei che generò Cristo, concepito dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine, per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa». Ogni cristiano, come Maria, «trova grazia» presso Dio nello Spirito Santo, per la mediazione di Cristo e diviene «Arca dell'alleanza nuova» e Tempio del Signore in forza della consacrazione dello Spirito nel Battesimo e nell'eucaristia.

Dai «Discorsi» di sant'’Agostino, vescovo.
Fate attenzione, vi prego, a quello che disse il Signore Gesù Cristo, stendendo la mano verso i suoi discepoli: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre». Forse che non ha fatto la volontà del Padre la Vergine Maria, la quale credette in virtù della fede, concepì in virtù della fede, fu scelta come colei dalla quale doveva nascere la nostra salvezza tra gli uomini, fu creata da Cristo, prima che Cristo in lei fosse creato? Ha fatto, sì, certamente ha fatto la volontà del Padre Maria santissima, e perciò conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo, che essere stata madre di Cristo.
Osserva se non è vero ciò che dico. Mentre il Signore passava, seguito dalle folle, e compiva i suoi divini miracoli, una donna esclamò: «Beato il grembo che ti ha portato!». Felice il grembo che ti ha portato! E perché la felicità non fosse cercata nella carne, che cosa rispose il Signore? «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». Anche Maria proprio per questo è beata, perché ha ascoltato la parola di Dio e l'ha osservata. Ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne; Cristo è verità nella mente di Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è nella mente di ciò che è portato nel grembo.
Santa è Maria, ma è migliore la Chiesa che la Vergine Maria. Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa.
Quando dico fratelli, quando dico sorelle, è chiaro che intendo parlare di una sola e medesima eredità. Perciò anche nella sua misericordia, Cristo, essendo unico, non volle essere solo, ma fece in modo che fossimo eredi del Padre.

 

Tradizioni d'oltre oceano

Tra pochi giorni in America festeggeranno il Thanksgiving Day meglio conosciuto come ''Il giorno del Ringraziamento'', che oltre ad essere una festa dedicata alla fine del raccolto, per ringraziare dell'abbondanza dello stesso è anche il giorno che precede il Black Friday che inaugura l'inizio dello shopping natalizio, nei prossimi giorni parleremo più a fondo di questa particolare ricorrenza che nel corso della storia ha subito delle variazioni a seconda dei diversi mandati presidenziali, e delle diverse battaglie fino a giungere ai giorni nostri.

lunedì 18 novembre 2013

le basiliche di San Pietro e San Paolo

Oggi protagoniste del blog sono due edifici che hanno contribuito alla diffusione del Cristianesimo nel mondo, le due basiliche site in Roma, quella di San Pietro e San Paolo, due luoghi intrisi di storia, arte, architettura, mistero e testimoni del tempo.

dal secolo XII nella basilica vaticana di san Pietro e in quella di san Paolo sulla via Ostiense, si celebravano gli anniversari delle loro dedicazioni fatte nel secolo IV dai santi Pontefici Silvestro e Siricio. La celebrazione di questa commemorazione in tempi più recenti fu estesa a tutte le chiese di rito romano. Come nell'anniversario della dedicazione della basilica di santa Maria Maggiore (5 agosto) si celebra la maternità della Vergine Madre di Dio, così in questo giorno si onorano i due più grandi apostoli di Cristo.

Dal martirologio Romano
Dedicazione delle basiliche dei santi Pietro e Paolo, Apostoli, delle quali la prima, edificata dall'imperatore Costantino sul colle Vaticano al di sopra del sepolcro di san Pietro, consunta dal tempo e ricostruita in forma più ampia, in questo giorno fu nuovamente consacrata; l'altra, sulla via Ostiense, costruita dagli imperatori Teodosio e Valentiniano e poi distrutta da un terribile incendio e completamente ricostruita, fu dedicata il 10 dicembre. Nella loro comune commemorazione viene simbolicamente espressa la fraternità degli Apostoli e l'unità della Chiesa.

giovedì 14 novembre 2013

San Lorenzo O'Toole


San Lorenzo O'Toole fu stato un arcivescovo irlandese. Nacque nella contea di Kildare, da Murtagh Ua Tuathail, capo del clan Murray.
Nel 1140 entrò nella scuola monastica di Glendalough, dove fu abate dal 1154 al 1162. Contribuí alla fondazione dell'abbazia di Baltinglass dei Cistercensi. Fu eletto arcivescovo di Dublino nel 1162 e in quella funzione mise mano alla riforma della giovane arcidiocesi. Fu mediatore tra gli invasori normanni che nel 1170 presero la città e la nobiltà locale. Quando Enrico II giunse nell'isola e convocò un sinodo a Cashel, Lorenzo accettò la bolla papale Laudabiliter con cui Papa Adriano II, di origine inglese, autorizzava Enrico II a occupare l'Irlanda. Con l'arcivescovo di Tuam e i vescovi di Limerick, Kildare, Waterford e Lismore, partecipò al Terzo Concilio Lateranense nel 1173. Nel 1179, Lorenzo tornò in Irlanda e convocò un sinodo a Clonfert per le regioni settentrionali dell'isola.
Agli inizi del 1180, Lorenzo si recò in Inghilterra per incontrare Enrico II, portando con sé il figlio del re del Connacht come ostaggio per suo padre. Probabilmente a causa dei privilegi papali che egli aveva ottenuto a Roma, Lorenzo incontrò un Enrico assai incollerito. Il Plantageneta costrinse l'alto prelato all'esilio. Dopo aver seguito il re fino in Normandia, finalmente ebbe il permesso di tornare in Irlanda. Sulla via del ritorno, tuttavia, si ammalò e morì il 14 novembre 1180 nella casa dei Canonici di San Vittore ad Eu, in Normandia, dove sono ancora presenti parte delle sue reliquie.
fonte:cathopedia.org

martedì 12 novembre 2013

San Giosafat Kuncewycz




Giosafat Kuncewycz fu un arcivescovo greco-cattolico ruteno. Nato nel 1580 in Volinia da genitori appartenenti alla nobiltà ucraina nonché ferventi ortodossi, Giovanni si formò a Vilnius (nell'odierna Lituania) in un periodo caratterizzato dall'intenso scontro tra ortodossi tradizionalisti e uniati di rito greco, i quali, sulla scia del Concilio di Firenze (1451 - 1452), si erano ricongiunti alla Chiesa cattolica con l'Unione di Brest riconoscendo al Papa un ruolo di preminenza sugli altri vescovi.
Decidendo di aderire ai greco-cattolici nel 1604 divenne monaco con il nome di Giosafat ed entrò nel monastero, retto dall'ordine di San Basilio, della Santa Trinità, sito in Vilnius, dove nel 1617 iniziò la riforma che portò alla nascita dell'Ordine Basiliano di San Giosafat.
Divenuto sacerdote nel 1609, nonostante a detta dei suoi contemporanei avesse fino ad allora dimostrato un carattere riservato, si diede alla predicazione riscuotendo un così grande successo che nel 1617 divenne dapprima Archimandrita del suo monastero e, poco tempo dopo, fu nominato arcivescovo di Polack, sito nell'odierna Bielorussia.
Iniziò nella diocesi da lui retta una serie di riforme volte ad affermare il credo uniate: restaurò completamente la cattedrale, compose un catechismo per il popolo e compì innumerevoli visite pastorali. In una di queste, mentre si trovava a Vicebsk, fu circondato da un gruppo di ortodossi tradizionalisti i quali lo percossero ripetutamente gettandolo infine, privo di sensi, in un corso d'acqua nel quale affogò.

Fu canonizzato dalla Chiesa cattolica nel 1867 ed è da questa ricordato il 12 novembre, giorno del suo martirio.
In occasione del III centenario del martirio il 12 novembre 1923 papa Pio XI ne commemorò la figura con l'enciclica Ecclesiam Dei.



fonte Wikipedia

venerdì 8 novembre 2013

Santi Quattro Coronati

Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castorio, detti i Santi Quattro coronati, secondo la tradizione erano quattro scalpellini cristiani e subirono il martirio sotto l'impero di Diocleziano: sono venerati come santi dalla Chiesa cattolica che insieme a loro ricorda San Simplicio, che ne ricompose le spoglie e fu per questo giustiziato.
Con lo stesso titolo vengono a volte indicati i santi Secondo, Carpoforo, Vittorino e Severiano, un gruppo di quattro soldati romani che affrontarono il martirio sempre sotto Diocleziano ad Albano, lungo la via Appia.

Secondo un'antica tradizione riferita dal Sacramentario gregoriano, i Quattro praticavano clandestinamente la religione cristiana a Sirmio: essendosi l'imperatore Diocleziano recato in Pannonia per acquistare dei marmi per i suoi palazzi, si rivolse a loro perché scolpissero un'effigie del dio Esculapio. Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castorio, confessando la loro religione, si rifiutarono di realizzare il simulacro di una divinità pagana; vennero fatti flagellare dal tribuno militare Lampedio perché abiurassero la loro fede ma, di fronte al loro rifiuto, vennero rinchiusi in casse di piombo e gettati nelle acque di un fiume. Simpliciano, un loro compagno di lavoro e correligionario, recuperò i loro corpi ma, sorpreso nel gesto, fu condannato anch'egli a morte: nel medioevo divennero patroni dei muratori, degli scalpellini e delle corporazioni edili (per la loro connessione con l'arte delle costruzioni, i Santi Quattro sono anche molto cari alla Massoneria: la Loggia di ricerca Q.C. di Londra, ad esempio, tiene tuttora il suo festival annuale l'8 novembre).
In base ad un'altra tradizione (che si intreccia e si confonde con la precedente) Secondo, Carpoforo, Vittorino e Severiano erano soldati dei romani di scorta a Diocleziano e vennero martirizzati per essersi rifiutati di venerare la statua di Esculapio: forse la confusione con l'altro gruppo di santi deriva dal fatto che i loro corpi occupavano le tombe dei martiri scalpellini prima che questi vi venissero traslati.

Ai martiri di Pannonia è intitolata la chiesa romana dei Santi Quattro Coronati, sul colle Celio, risalente probabilmente al IV secolo, ma documentata solo dal 595, trasformata in basilica da papa Leone IV (847-855) e titolo cardinalizio. Una visita alla basilica rende chiaro che l'aula centrale ha un pavimento romano parzialmente rimaneggiato ma di grande bellezza, nonché colonne romane corinzie con evidenza anteriori al IV secolo. Sicuramente innestata su un edificio romano più antico.
Memoria liturgica: 8 novembre per i martiri di Sirmio e 8 agosto per quelli di Albano.

fonte:wikipedia.org   

giovedì 7 novembre 2013

Beato Vincenzo Grossi









Beato Vincenzo Grossi nacque il 9 Marzo 1845 nella piccola città di Pizzighettone, a nord ovest di Cremona. Era il secondo più giovane di sette figli nati da Baldassare Grossi e Maddalena Capellini.
Da piccolo si allontanò dai suoi amici per coltivare la sua gioia più grande, quella di aiutare il sacerdote della chiesa. All'età di 19 anni iniziò il seminario diocesano contro il parere del padre. Fu proclamato ordinato presbitero all'età di 24 anni il 22 Maggio 1869 nella Cattedrale di Cremona.

Il vescovo di Cremona gli dette una parrocchia particolarmente difficile non per punirlo, ma perché il vescovo aveva grande fiducia in lui e pensava che sarebbe riuscito a riportare l'ordine. Successivamente prese le vesti di viceparroco nella parrocchia di San Rocco poi cappellano e direttore spirituale di Sesto Cremonese nuovamente direttore spirituale a Ca 'de'Soresini e infine nel 1873 parroco di Regona.

Poi nel 1883 fu trasferito a Vicobellignano, dove rimase sino alla morte. Vincent non deluse il suo vescovo, e andò di fatti oltre ogni aspettativa. Era particolarmente dotato come catechista e predicatore. Come sacerdote si dedicò senza riserve alla cura dei suoi parrocchiani e li ispirò attraverso le sue prediche e il suo stile di vita. La sua abilità stava nella ricerca di donne che assistessero il pastore nella guida morale e religiosa delle ragazze della parrocchia.

Fondò una congregazione di sorelle dette "Figlie dell'Oratorio" per attività di beneficenza, soprattutto tra i giovani.

Vincent morì il 7 Novembre 1917 in Vicobellignano pronunciando le parole: «La via è aperta: bisogna andare». I suoi parrocchiani piansero profondamente per lui che lasciò una reputazione di autentica santità. Fu beatificato il primo Novembre 1975 da Papa Paolo VI. La sua festa è il giorno della morte 7 Novembre.

mercoledì 6 novembre 2013

San Leonardo di Limoges






 

Leonardo nacque in Gallia da una famiglia di nobili franchi nel castello di Vandôme, nel villaggio di Corroi presso Orléans all'epoca dell'imperatore Anastasio I Dicoro. È lo stesso re Clodoveo al quale i genitori di Leonardo sono stretti da vincoli d'amicizia a fargli da padrino la notte di Natale del 496, quando Clodoveo, mantenendo la promessa fatta alla consorte Clotilde prima della battaglia di Tolbiaco, insieme alla sua corte abiurò i riti pagani, facendosi battezzare. Della giovinezza di Leonardo non si hanno molte notizie. Si sa solamente che egli giovanotto rifiutò di dedicarsi alla carriera cavalleresca per seguire gli insegnamenti dell'allora arcivescovo di Reims, Remigio che lo aveva tenuto a battesimo.
Il re dei Franchi Salii, Clodoveo, gli diede il privilegio, concesso già a Remigio, di liberare i prigionieri che avesse incontrato e ritenuto innocenti. E Leonardo sfruttò questa opportunità liberando un gran numero di persone ridotte in condizioni miserevoli e prive di libertà. Leonardo poi avrebbe rifiutato l'offerta della sede vescovile che gli sarebbe spettata, preferendo ritirarsi in un monastero con queste parole:
Principe, date la mitra pontificale a coloro che la desiderano. Io mi accontento di lodare il Signore conducendo una vita da eremita. Abbandonata la corte con suo fratello Lifardo, si ritirò per qualche tempo presso il monastero di Micy; divenuto diacono qui avrebbe compiuto il suo primo miracolo, trasformando l'acqua in vino. Morto san Massimino, probabilmente intorno al 520, si diresse a sud dove decise di fondare il suo eremo nella foresta di Pauvain, nel Limosino. Ebbe tanti seguaci e la fama della sua santità arrivò fino al re che ne richiese l'intervento quando la regina Clotilde, transitando in quella zona, fu sorpresa dalle doglie del parto. L'intervento di Leonardo lenì i dolori della regina che poté dare alla luce il suo bambino. Clodoveo per riconoscenza gli concesse la parte di bosco che sarebbe riuscito a descriverne in un giorno a dorso d'asino. Qui Leonardo edificò un oratorio intitolato a Nostra Signora di sotto gli alberi ed eresse un altare in onore di san Remigio. Secondo la leggenda devozionale, fece, quindi, un buco in terra che si riempì miracolosamente d'acqua dando origine ad un pozzo che venne nominato nobiliacum, in ricordo della donazione regale. Dal nobiliacum prese il nome anche la cittadina che si andò formando attorno al monastero e che inizialmente prese il nome di Noblac, quindi Noblat e oggi è chiamata Saint-Léonard-de-Noblat in onore del suo illustre fondatore.
La tradizione vuole che il santo sia morto la sera del 6 novembre, ma manca una datazione precisa dell'anno, che dovrebbe attestarsi intorno alla metà del VI secolo e fu inumato nell'Oratorio che aveva fondato.

L'Oratorio con le spoglie di Leonardo divenne ben presto una famosa meta di pellegrinaggio di fedeli, tanto che, probabilmente lo stesso Pipino il breve vi si recò in pellegrinaggio, dopo la vittoria nell'assedio di Limoges. Con l'aumentare del numero dei pellegrini, si decise di erigere una chiesa più grande e le reliquie del santo furono perciò trasportate nell'erigenda chiesa sotto il regno di Luigi II Pio. Nel 1094 nel corso di una epidemia detta "male degli ardenti", le reliquie del santo furono portate in processione e, secondo la leggenda, l'epidemia cessò. Il culto ebbe una rapida diffusione in tutt'Europa a partire dall'XI secolo. Un grande contributo al suo culto lo dette anche il pellegrinaggio nel 1106 di Boemondo I d'Antiochia, imprigionato dagli infedeli e poi liberato tre anni più tardi, per merito, a suo dire, dell'intervento di san Leonardo da lui invocato. Anche il re d'Inghilterra Riccardo cuor di leone si sarebbe recato a ringraziare il santo nel 1197, a seguito della sua liberazione dalle prigioni dell'imperatore di Germania.
Noblac divenne anche una delle tappe del cammino verso Santiago di Compostela, divenendo così a maggior ragione una meta di pellegrinaggio frequentatissima dai fedeli, in particolare da quelli dell'Europa centrorientale.
La sua venerazione si diffuse anche in Italia dove la sua popolarità ebbe un impulso anche grazie ai Normanni che ne introdussero il culto. San Leonardo divenne così uno dei santi più popolari nell'Europa medioevale.

È spesso rappresentato con delle catene, per la sua particolare protezione degli imprigionati o carcerati ingiustamente; talvolta è in abito diaconale, episcopale, più spesso indossa il saio di un monaco.

Con l'inizio della guerra dei Cent'anni che vedeva la Francia in lotta con l'esercito inglese, la cripta contenente le reliquie del santo fu murata per evitare razzie. Terminata l'occupazione inglese, si decise di recuperare le reliquie del santo. La loro inventio sarebbe avvenuta il 17 febbraio del 1403.. Le circostanze di questa straordinaria scoperta sono riportate dall'abate Oroux nel XVIII secolo: dopo aver perso totalmente le tracce del luogo di inumazione del Santo, si tenne una cerimonia di preghiera, nel corso della quale un contadino s'alzò per indicare in quale luogo della chiesa scavare. Lì furono ritrovati tre casse di piombo, all'interno di un sarcofago in pietra. Due di queste presentavano delle iscrizioni in latino inerenti alle ossa e alle ceneri di san Leonardo. ( + ossa beati leonardi +). A seguito di tale ritrovamento, le reliquie furono collocate all'interno di due grossi reliquiari posti sopra l'altare maggiore, protetti da una grata di ferro battuto. Mentre le due casse di piombo, ormai vuote, sono parte del tesoro della Collegiata e sono tuttora visibili per i visitatori. Sempre presso la Collegiata all'interno di una coppa dorata del XIX secolo è custodito il cranio di San Leonardo Ancora oggi, in tale data, presso la Collegiata, si commemora tale ritrovamento.
Inoltre, ogni sette anni, la Confrérie de Saint-Léonard-de-Noblat, organizza le Ostensioni, una presentazione solenne delle reliquie alla venerazione dei fedeli, per commemorare il Miracolo degli ardenti avvenuto nell'agosto del 1094. Esse hanno inizio con la ricognizione canonica delle reliquie di san Leonardo abate da parte dei confratelli, il venerdì di Quaresima e terminano la domenica della Santa Trinità.
Altre reliquie sono costudite a Mascali (probabilmente parte di un'ulna), a Cerreto Guidi, a Stagno comune di Collesalvetti e a Malta.
Una reliquia secondaria (o reliquia da contatto) è custodita presso la Parrocchia San Leonardo abate, a Panza d'Ischia, donata nel 2004, dalla Confrérie de Saint-Léonard-de-Noblat, in occasione del Meeting Nazionale Amici di San Leonardo. Un'altra reliquia secondaria è custodita presso la Parrocchia di San Leonardo abate in Marsala e portata da un pellegrinaggio a Noblat organizzato dal parroco pro-tempore Don Giuseppe Maniscalco il 27 maggio 1990.

Per le vicende che lo videro restituire la libertà a molti prigionieri, è considerato il patrono dei carcerati; gli è stata attribuita la protezione dei fabbricanti di catene, fibbie, fermagli, ecc. Nella zona di Liegi in Belgio è patrono dei minatori. La sua intercessione viene invocata per i parti difficili, i mal di testa, le malattie dei bambini, le malattie del bestiame, la grandine, i banditi e anche contro l'obesità.


La celebrazione liturgica avviene il 6 novembre, presunta data della sua morte. In molte località i festeggiamenti, di origini antichissime, avvengono in concomitanza di fiere e sagre.

<< Ricordatevi che è scritto che val meglio il poco del giusto che le ricchezze di tutti gli empi, e che un sbocconcello di duro pane, mangiato nella gioia di una coscienza pura, è da preferirsi alle abbondanti e svariate provviste di quelle case ove regna la discordia. >>

 
Font Wikipedia

martedì 5 novembre 2013

Santa Comasia








Santa Comasia è stata una martire romana, presumibilmente vissuta tra il II e IV secolo.
Patrona con San Martino della città di Martina Franca. Per quanto della sua vita non si abbia alcuna notizia, con tutta probabilità si tratta di una donna cristiana dei primissimi secoli del Cristianesimo, morta martire, sepolta nelle catacombe e la cui memoria è stata preservata dai cristiani del tempo indicandone il luogo della sepoltura. Il suo corpo, rinvenuto nelle catacombe di Sant'Agnese, sulla via Nomentana a Roma, fu donato nel 1646 dal cardinale Sacrati, custode dei cimiteri dei Santi Martiri, con il permesso di Papa Innocenzo X, al popolo di Martina Franca. La bolla che accompagna il dono è datata 10 settembre 1645 ed è custodita nella Basilica di San Martino della stessa città, dove riposano anche le spoglie mortali della martire.

In un passato non molto lontano, nei periodi di siccità il popolo martinese, che viveva quasi esclusivamente grazie alla produzione agricola, soleva esporre in venerazione l'urna con le sue ossa o portarla in processione; questo perché si narra che la traslazione del suo corpo avvenne da Roma sotto una pioggia ininterrotta, così come la sua statua argentea arrivò da Napoli nel novembre del 1714 sotto una pioggia ininterrotta.
Sino a qualche decennio fa il nome Comasia era molto diffuso tra le donne a Martina Franca.

font. Wikipedia

lunedì 4 novembre 2013

San Carlo Borromeo





Una figura grandiosa e controversa al tempo stesso


Secondo una tradizione assai discussa, Pio IV fece cardinale un suo nipote, Carlo Borromeo; e lo fece cardinale quando era ancora giovanissimo. Mai nipote di Papa riuscì, peraltro più provvidenziale alla Chiesa. In San Carlo Borromeo infatti la Chiesa ebbe il suo riformatore integerrimo; la disciplina ecclesiastica, il suo restauratore; Milano, che pure aveva avuto Sant'Ambrogio, uno dei suoi maggiori arcivescovi.

Il cardinale Seripando, che lo conosceva bene, disse di lui : "È huomo di frutto et non di fiore, di fatti et non di parole". Non poteva dir meglio, non poteva fare un più efficace ritratto di San Carlo.

Per comprendere la figura e l'opera di questo gigante della fede, bisogna considerare che la Chiesa romana minacciata dovunque dal movimento luterano e calvinista aveva bisogno di virtù come le sue e di un carattere come il suo. Non era tempo di compromessi ma di definizioni coraggiose e di anatemi. Agire contro gli eretici "senza cercar di mettere degli impiastri e a nutrire due religioni". Sono parole del Borromeo, che esprimono tutta la sua eroica volontà di chiarezza..
Egli favoriva l'opera degli Ordini. riformati, a cominciare da quella della Compagnia di Gesù; ma all'occorrenza era severoanche con essi.. Non esitò ad affrontare in Milano uno stravagante e indocile gesuita, il padre Giulio Mazarino. Per rimettere ordine tra gli Umiliati degeneri, se ne attirò talmente le ire che gli mandarono un sicario a scaricargli addosso un archibugio, e per poco non ne fu ucciso.

Terribilmente giusto, a guisa di un profeta della Bibbia, si batte anche contro i cattolici soverchiatori o comunque indegni, senza lasciarsi intimidire dai superbi governatori spagnoli di Milano, né dallo stesso Filippo II, un re come quello.

Fu il primo segretario di Stato della Santa Sede, e Roma dovette mutar volto. "Io vi avverto" scriveva. Annibal Caro a un monsignore di Bologna "che al giorno d'oggi si viene qui per pregare e non più per fare fortuna, se l'ambizione vi facesse per caso desiderare di venire a Roma."

Fu spiritualmente partecipe del Concilio di Trento; e si adoperò più di ogni altro prelato per farne applicare le risoluzioni. Voleva che prima di tutto fosse rispettato dai Pastori l'obbligo della residenza nella parrocchia o nella diocesi loro affidata. Istituì o fece istituire dove poté Seminari che garantissero davvero la formazione dogmatica e morale dei sacerdoti.

Sotto lo stimolo del Borromeo, la riforma della Curia e della Corte romane continuò anche durante il regno di Pio V, successore di Pio IV. Fasto ridotto al minimo, licenziamento del personale superfluo, orazioni e digiuno.

A Roma, a Milano, altrove, il cardinale Borromeo non si arrestava davanti a nessun ostacolo, né certo si commoveva quando il commuoversi sarebbe stato un errore. Invano le troppe monache troppo superficialmente devote tentavano con le loro pie moine di renderlo indulgente: egli sostituiva le superiore con soggetti di osservanza sicura, sopprimeva monasteri incorreggibili, ricordava a tutte la gravità dei voti.

Era necessario imitare lui; ma imitarlo non era facile.

Ricco, appartenente a una famiglia nobile, viveva poco meglio che a pane ed acqua. Quando lo avvertivano che il suo pranzo era pronto, diceva: È troppo presto"; ed ore dopo diceva : "È troppo tardi". Si era tagliata la barba perché era considerata un ornamento del viso e un segno di decoro urbano. Inesorabile con la carne; vigilante riguardo alle soddisfazioni dello spirito che fossero soverchie e sospette.

Per il mondo, egli era morto. Ripeteva spesso che non era più vivo nel senso caro agli altri. Un morto pieno di autorità nondimeno : i governatori di Milano dovettero concedergli una giurisdizione speciale e una scorta armata. Carlo Borromeo uomo era un nulla di fronte al Signore; ma Carlo Borromeo arcivescovo e cardinale era tutt'altra cosa.

Pastore, Padre, Giudice. Inflessibile verso gli eretici ostinati. Molti uomini d'oggi parlano precipitosamente di un suo rigore disumano e perfino di una sua crudeltà. Vi sono Grandi ombre misteriose nella sua vita di santo. Il suo cuore era contratto, afflitto, nella passione religiosa. La cristianità, dilaniata dalla discordia. rischiava di sprofondare anche in Italia. La penitenza che il protestantesimo aveva invocato a sfida della Chiesa cattolica, Carlo Borromeo l'aveva iniziata in se stesso.

Nella settimana santa egli avrebbe voluto nutrirsi di soli lupini; e c'era voluto il Papa in persona per indurlo a sostentarsi invece con pane ed acqua.

Aveva le mani sempre fredde come il ghiaccio, anche d'estate: chi glie le baciava aveva l'impressione di baciarle a un cadavere.

Mai si intratteneva intorno ad argomenti secolari o semplicemente umani: figura non amena, d'accordo; di una santità impervia.

Tornava vivace nel soccorrere gli infermi e i poveri, nel vuotarsi le tasche a loro beneficio. Non sapeva neppure che cosa fosse la paura della peste. Spiccava in tutta la sua maestà pastorale sullo sfondo di quegli orrori.

Non esitava a dormire sulla paglia o sul nudo suolo, a costo di essere tormentato dai pidocchi come un accattone. Milano lo ammirava, lo venerava e lo temeva come lo aveva ammirato, venerato e temuto Roma.

Rispetto a lui Sant'Ignazio di Loyola fu un conquistatore. San Carlo Borromeo aveva la stoffa di quei greci che, nell'attesa di essere investiti da una grandine di frecce, dicevano: " Meglio così, combatteremo all'ombra". Il Santo delle Termopoli del cattolicesimo.

Ma ecco uno dei segreti del suo cuore: quando egli incontrava Filippo Neri, santo di indole amabile, si prostrava ai suoi piedi. Venerava così in lui la mitezza, la letizia, il buonumore che aveva il dovere di reprimere in sé. Unica ricreazione del suo Spirito, la serena devozione alla Vergine.

fonte: Le Grandi Religioni

mercoledì 30 ottobre 2013

San Marciano di Siracusa Vescovo e martire





Ecco ci siamo tra un giorno anzi tra meno di 24'ore sarà Halloween avete fatto la lista delle leccornie da mettere nel cestino?
Come sempre ci occupiamo del santo del giorno non sapendo di chi scrivere ho indagato un po' in rete e il sempre utile Wikipedia mi ha fornito del materiale grazie.




Marziano è stato un vescovo e santo romano; viene considerato il primo vescovo di Siracusa. Secondo la tradizione San Marziano venne mandato da Pietro nel 39 per predicare il vangelo a Siracusa. Questi riuscì a radunare nelle grotte Pelopie di Acradina i primi cristiani. L'improvvisa diffusione della religione cristiana allarmò il senato e i giudei, i quali quest'ultimi preoccupati che molti ebrei si erano convertiti alla nuova religione fecero uccidere il vescovo nel 68 facendolo legare ad una colonna e lapidare. Altre notizie che contrastano con le precedenti riferiscono che Marziano morì martire a Siracusa durante l'impero di Gallieno e Valeriano, all'età di oltre duecento anni.

Alcune reliquie di san Marziano si trovano a Gaeta, dove viene festeggiato come compatrono insieme a sant'Erasmo il 2 giugno. San Marziano è inoltre patrono principale dell'arcidiocesi di Siracusa.
Il Martirologio romano fissa la memoria liturgica il 30 ottobre, mentre la Chiesa ortodossa lo celebra il 9 febbraio.

Font. Wikipedia

martedì 29 ottobre 2013

Sant' Onorato di Vercelli



Siamo ormai alla fine di Ottobre e ci apprestiamo ad accogliere uno dei mesi più magici che anticipano quello ancor più bello delle feste natalizie.




Alla morte del vescovo Limenio, avvenuta nel 396, la comunità vercellese fu agitata e sconvolta da gravi discordie, che impedirono la designazione del nuovo candidato, mantenendo a lungo la vacanza della sede.
Accresceva il turbamento e così anche il motore disgregatore tra i due monaci apostati milanesi ar- rivati a Vercelli a diffondere i loro errori circa la disciplina ascetica e la continenza, contestando la riforma voluta dal defunto vescovo in merito alla disciplina e al celibato dei sacerdoti, idee già presenti nella regola di vita del clero voluta dal grande sant’Eusebio. Soffiando sul fuoco delle divisioni interne, alimentarono con false dicerie il risentimento verso sant’'Ambrogio di Milano, presentandolo come responsabile delle agitazioni e della ritardata elezione del nuovo vescovo. Sant’'Ambrogio intervenne dapprima con la lunga, severa e ammonitrice epistola Ad ecclesiam vercellensem, che fu l’'ultimo suo scritto, sul declinare del 396, e poi di persona per porre decisamente termine alla contesa e alla vacanza. La scelta del candidato cadde sul virtuoso Onorato, membro del cenobio e da tutti stimato, e tale felice designazione pacificò gli animi, anche quelli di coloro che avevano indicato in Ambrogio il responsabile della lunga vacanza.
Onorato nutrì per il grande vescovo di Milano sentimenti di filiale gratitudine e devo- zione, e quando questo cadde infermo, all’inizio della primavera del 397, accorse a Mi- lano per assisterlo. Paolino, biografo di Ambrogio, afferma che Onorato giunto a Milano presso il suo grande protettore, gli amministrò il santo Viatico, dopo di che Ambrogio serenamente spirò.
Dell'’azione pastorale di sant’Onorato è testimonianza un carme, inciso sulla lastra sepolcrale della sua tomba, posta nella cattedrale cittadina accanto a quelle di Eusebio e Limenio.
Nel testo Onorato è descritto come degno discepolo del maestro Eusebio, del quale aveva condiviso le pene dell'’esilio e del carcere e come predicatore della ortodossa dottrina cattolica contro gli influssi ariani ancora presenti e gli errori di Gioviniano. Oltre alla dottrina sicura, Onorato diede esempio di vita santa e di zelo pastorale.
Il suo episcopato durò circa un ventennio e si concluse il 29 ottobre 415, giorno in cui ancora è ricordato nel calendario liturgico delle diocesi di Vercelli e di Milano.
Le sue reliquie riposano sotto la mensa di un altare laterale della cattedrale di Vercelli.
L'’iconografia del santo, nelle tipiche sembianze di un anziano santo vescovo, ha un tratto specifico nel presentarlo mentre comunica Ambrogio morente.

lunedì 28 ottobre 2013

Santi Simone e Giuda




Uff questa nebbia non passa più sarà che si sta avvicinando Halloween ma quando scende la sera qui vengono i brividi a tutti.

Il 28 di ottobre la Chiesa commemora la festa degli Apostoli Simone e Giuda, i cui nomi sono accoppiati nel canone della messa, sono ricordati con un'unica festa.
Può darsi che il motivo fosse un loro comune apostolato in Mesopotamia e poi in Persia, dove sarebbero stati inviati per predicare il Vangelo dove compirono il loro martirio dopo aver portato il messaggio di Cristo e aver convertito praticamente tutta la popolazione.
Comunque non si sa niente di storicamente certo, all'infuori di ciò che ci è narrato nel Vangelo sulla loro vocazione.

Simone, che i vangeli chiamano il Cananeo per non confonderlo con il più famoso Simon Pietro, era nativo di Cana in Galilea, soprannominato lo "Zelota forse perché aveva militato nel gruppo antiromano degli Zeloti, da Matteo e Marco è chiamato Cananeo.
Secondo incerte notizie riferite dallo storico Eusebio, pare sia stato il successore di Giacomo sulla cattedra di Gerusalemme, negli anni della tragica distruzione della città santa. Predicò il vangelo in Egitto. L'apostolo avrebbe subìto il martirio durante l'impero di Traiano, nel 107, alla veneranda età di centovent'anni.

Giuda, "non l'Iscariota" occupa l'ultimo posto nell'elenco degli apostoli. Giuda è detto Taddeo o Giuda di Giacomo. Col soprannome di Taddeo, e viene identificato con l'autore della lettera canonica che porta il suo nome. Nell'ultima cena rivolse a Gesù la domanda: "Signore come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?". Gesù gli rispose che l'autentica manifestazione di Dio è riservata a chi lo ama e osserva la sua parola. Una lettera del Nuovo Testamento porta il suo nome. Operò gran bene con la sua parola ispirata. Aprì chiese e formò una comunità di fedeli, in Babilonia. In Persia subì gloriosamente il martirio suggellando l'insegnamento con il suo sangue.

A S. Pietro in Vaticano le reliquie di Simone e Giuda Taddeo sono venerate dal 27 ottobre 1605 all'altare centrale del transetto sinistro o tribuna dei Ss. Apostoli Simone e Giuda, che dal 1963 è stato dedicato a S. Giuseppe Patrono della Chiesa Universale.
I resti erano precedentemente posti ad un altare a loro dedicato nell'antica basilica, che fu trasformato in cappella da Paolo III.
Il capo di S. Simone si trova nel Museo del Duomo di Pienza.

mercoledì 23 ottobre 2013

Il Santo del giorno bis. San Donato di Fiesole




Ieri avremo dovuto parlare di San Donato da Fiesole.

Donato di Fiesole è stato un vescovo cattolico e scrittore irlandese, durante il suo lungo peregrinare arrivò a Roma. Nel viaggio di ritorno, si fermò in Toscana, a Fiesole, città che aveva subito un'incursione normanna, di cui però non abbiamo fonti certe,  col conseguente saccheggio e da questa situazione fu motivato a restare. Secondo la tradizione fu eletto vescovo nella cattedrale di Fiesole, tra l'acclamazione unanime dei fiesolani e ricoprì questa carica per quasi quarantasette anni, dall'828 all'875. Sotto il suo episcopato Fiesole si risollevò dai danni subiti durante l'invasione dei Normanni, contribuendo al risanamento della comunità cattolica. Dopo aver assistito all'incoronazione fatta da Papa Leone IV a Ludovico II, ottenne da quest'ultimo aiuti per la sua diocesi. Fu presente al Concilio Romano dell'861 indetto da papa Niccolò I per giudicare l'arcivescovo di Ravenna Giovanni VII accusato di abuso di potere dai suoi vescovi votanti.
Sotto di lui, la contea di Fiesole venne fusa con quella di Firenze ma, pur perdendo la giurisdizione politica e fiscale sul territorio della ex contea di Fiesole, Donato riuscì a mantenere di competenza vescovile la sovranità sulla città e, in più, ottenne la contea di Turicchi in Val di Sieve. Pertanto Donato fu l'ultimo dei conti di Fiesole e il primo dei conti di Turicchi.
Fondò la Chiesa di santa Brigida a Piacenza, fra l'826 e l'850, per i pellegrini irlandesi, donandola poi all'Abbazia di San Colombano di Bobbio. Preparò lui stesso il proprio epitaffio, nel quale si dichiarò sangue degli Scoti (Irlandesi) e scrisse la Vita di santa Brigida di Kildare e un poema dedicato all'Irlanda. Alla sua morte fu sepolto nella vecchia cattedrale, all'interno della cappella di san Romolo, e in questo luogo restò fino al 1817, allorché fu trasportato nel Duomo di Fiesole. È commemorato il 22 ottobre.
Si ricordano di lui un ritratto in terracotta invetriata di Luca della Robbia presso il seminario di Fiesole e un suo busto alla Badia Fiorentina. Inoltre gli era dedicato l'oratorio omonimo accanto alla chiesa del Convento di San Domenico che era sede di una compagnia a lui intitolata e che poi si spostò presso la Badia Fiesolana.

San Giovanni da Capestrano



Oggi il santo di cui ci occuperemo, è possiamo dire un nostro conterraneo poiché sua madre era una dama abruzzese.

Giovanni da Capestrano è stato un religioso italiano dell'Ordine dei Frati Minori Osservanti; fu proclamato santo da papa Alessandro VIII nel 1690.
Era figlio di un barone tedesco e di una giovane dama abruzzese. Fu un sacerdote del quale si ricorda l'intensa attività evangelizzatrice nella prima metà del XV secolo.

 Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza a Perugia, Divenne uno stimato giurista, e fu nominato governatore della città. Fu imprigionato quando la città fu occupata dai Malatesta.
In carcere ebbe luogo la sua conversione. Una volta libero, fece annullare il suo matrimonio e prese i voti nel convento francescano di Assisi.
Da sacerdote condusse la sua attività apostolica in tutta l'Europa settentrionale ed orientale, in particolare in Ungheria orientale cioè in Transilvania, dove era consigliere del governatore Giovanni Hunyadi nel Castello Hunyad.
Da fonti storiche ci è pervenuto che la sua predicazione era volta al rinnovamento dei costumi cristiani ed a combattere l'eresia e l'usura praticata dalla maggior parte degli ebrei. Estremamente zelante nei suoi tentativi di convertire eretici, ebrei e ortodossi greco orientali in Transilvania.
Il 17 febbraio 1427 nella chiesa di San Tommaso di Ortona (Chieti) fu solennemente proclamata la pace tra le città di Lanciano e Ortona patrocinata da San Giovanni da Capestrano.
Nel 1456 fu incaricato dal Papa, insieme ad alcuni altri frati, di predicare la Crociata contro l'Impero Ottomano che aveva invaso la penisola balcanica. Percorrendo l'Europa orientale, il Capestrano riuscì a raccogliere decine di migliaia di volontari, alla cui testa partecipò all'assedio di Belgrado nel luglio di quell'anno. Egli incitò i suoi uomini all'assalto decisivo con le parole di san Paolo: «Colui che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento». L'esercito turco fu messo in fuga e lo stesso sultano Maometto II venne ferito.
Il suo culto come beato fu confermato il 19 dicembre 1650; fu canonizzato il 16 ottobre 1690 da papa Alessandro VIII.
Ogni tanto fa piacere vedere come qualche santo appartenga alla terra d'Abruzzo e si sia fatto conoscere al resto d'Europa attraverso importanti fatti storici.

lunedì 21 ottobre 2013

Sant' Orsola e compagne


Oggi si celebra Sant'Orsola martire assieme alle sue compagne, le cui ossa furono rinvenute durante alcuni scavi nell'VIII sec., col ritrovamento, a Colonia, presso una chiesa dedicata ad alcune vergini fino allora ignote. Si trattava, evidentemente, di antiche martiri, ma non si sapeva nulla della loro origine, del loro numero e del loro nome, e da qui iniziò la loro leggenda.

   Sì cominciò così a parlare di una principessa d'Inghilterra, venuta a morir martire sulle rive del Reno, insieme con le compagne. Si trovò poi nella stessa chiesa l'antica iscrizione sepolcrale di una bambina di 8 anni, e il suo nome, Orsola, venne attribuito all'immaginaria principessa. Vennero poi i suggestivi nomi delle sue vergini compagne Marta, Saula, Brittola, Gregoria, Saturnina, Sabazia, Pinnosa, Senzia, Palladia e Saturia. Dieci in tutto, e con Orsola undici.
 In realtà si trattava di qualche migliaio di fanciulle undicimila per l'esattezza, almeno quel che riportano le poche nozioni storiche giunte fino a noi, in futuro si narrerà la leggenda delle compagne e della loro principessa.

  Il racconto è il seguente: Orsola, era una fanciulla di rara bellezza, figlia di un re cristiano, venne chiesta in matrimonio da un principe, potentissimo, ma pagano. La fanciulla si era segretamente consacrata a Dio, ma non rifiutò né accettò la posta. Chiese tre anni di tempo, non per riflettere, ma per conoscere la volontà del Signore; la conversione del fidanzato, e mille compagne per sé e per ognuna delle sue dieci ancelle.

  La schiera delle undicimila fanciulle, guidata da Sant'Orsola, viaggiò in vari paesi, esercitandosi nella virtù ma anche negli onesti svaghi. Passò dall'Inghilterra al continente, su una flotta di undici navi.. Con queste risalì il corso del Reno, sostò a Colonia e giunse a Basilea. Dapprima quasi tutte le fanciulle eran pagane, ma l'esempio e la parola di Orsola riuscirono presto a convertirle, e tutte si battezzarono. Formavano una specie d'armata cristiana, ma ben diversa da quella dei feroci Unni, quando scesero a Roma, in devoto e variopinto pellegrinaggio.

  Ritornando in Germania, a Colonia, trovarono davvero gli Unni che assediavano la città sul fiume. La furia dei barbari si sfogò sulle cristiane fanciulle, martirizzate tutte in un sol giorno. Tutte meno una, Orsola, poiché Attila, il feroce capo degli Unni, si innamorò di lei, chiedendola in sposa, ma la fanciulla ufficialmente fidanzata al principe straniero e segretamente sposata a Gesù, rifiutò la proposta del re barbaro. Morì anch'ella, trafitta da innumerevoli frecce.

  Questa, in breve, è la leggenda di Sant'Orsola e delle sue undicimila compagne. Ella troverà poi il suo spazio nelle arti figurative, ispirerà poeti e pittori, la sua leggenda sarebbe sopravvissuta al massacro, attraverso il loro incredibile sacrificio, giungendo fino a noi.

   Leggenda, che ai giorni nostri trova una facile critica ridotta quasi a nulla. Ma nel quasi nulla, può ancora commuovere sottilmente anche noi, scettici e disincantati uomini moderni: poche reliquie di sconosciute martiri fanciulle, e l'iscrizione sepolcrale di una bambina di 8 anni, Orsola, morta innocente in una lontana colonia romana, lungo il Reno, all'orizzonte di una nuova civiltà appena nata.

venerdì 18 ottobre 2013

San Luca Evangelista

Oggi ci occupiamo di un santo molto importante uno dei quattro Evangelisti forse il meno conosciuto o nominato, per di più pagano, morto anche lui martire che ci ha fatto conoscere il cristianesimo in maniera del tutto nuova, narrando i fatti in base a testimonianze dopo la crocifissione.
Il terzo Evangelista non era ebreo, né di razza né di religione, anzi San Luca, fu greco di origine e pagano di religione.

Era di Antiochia, in Siria. Uomo colto, con inclinazioni artistiche e gusto letterario, era medico di professione. Quando si convertì, Gesù non viveva più sulla terra. Egli perciò non lo conobbe, non udì la sua voce, non vide il suo volto, come Matteo, il pubblicano, e Giovanni, il "discepolo prediletto", e forse anche Marco.

Il medico di Antiochia, divenuto affettuoso compagno dei discepoli e delle Pie donne, amico di Paolo, volle così narrare per la terza volta, dopo Matteo e Marco, la vita di Gesù. che egli non aveva conosciuto. Per far ciò, ricordò i racconti dei discepoli, le narrazioni delle donne, raccolse tracce e testimonianze, vagliò documenti e ricercò le tradizioni orali.
Verso l'anno 62, trascrisse il risultato dell'appassionato e ispirato lavoro, per la prima volta in lingua  greca, ne in ebraico ne in latino, ma ancor di più rimase nella storia per aver trascritto la sua opera in una lingua pagana.
 Luca al contrario degli altri evangelisti forse più menzionati, non narrò la vita di Gesù dal suo punto di vista, dato che non l'aveva conosciuto di persona poteva solo raccontare le testimonianza di quanti più lo amavano, e così fece, attraverso Luca conosciamo Gesù come anche la Madonna nel lato più umano se vogliamo la tenerezza della madre nei confronti del proprio figlio, i ricordi d'infanzia, la voce di chi l'ha conosciuto come uomo e come Messia.  Nelle pagine di Luca la Redenzione non era più un fatto nazionale o razziale, ma veniva esaltata nel suo valore universale, in una unione di popoli, non ideale, ma già in atto, come testimoniava lo stesso San Luca, greco di nascita e pagano convertito.

Ma Luca è soprattutto l'Evangelista dell'infanzia di Gesù e il biografo della Madonna. Il suo Evangelo, ordinato con rigorosa cronologia, degna di uno scienziato, composto con armonia ed eleganza, degne di un artista, ha inizio infatti con l'annunciazione e la concezione non di Gesù, ma, sei mesi prima, del precursore di Cristo, Giovanni detto il Battista.
 E in San Luca troviamo anche i più frequenti e più affettuosi accenni alla Madonna, la cui silenziosa presenza si avverte in ogni episodio evangelico. Si pensa perciò che San Luca abbia conosciuto la Madonna ancora viva, e da lei abbia ascoltato i particolari più intimi e più dolci dell'infanzia e della •vita di Gesù. E il ricordo della Madre, par che sia sempre davanti ai suoi occhi, mentre scrive la vita del Figlio, o racconta le parabole più belle, come quella del Figliuol Prodigo o gli episodi più suggestivi, come quello dei discepoli di Emmaus.

Dopo aver scritto gli Atti degli Apostoli, cioè la luminosa cronaca dei primi anni della Chiesa, dopo l'Ascensione e la Pentecoste; dopo aver accompagnato San Paolo nei viaggi; dopo essere stato a Roma, anche San Luca mori martire, ma non si sa dove né come, si suppone da qualche parte in Oriente.
La tradizione fa di San Luca non solo il protettore dei medici, accanto ai Santi Cosimo e Damiano, ma anche il Patrono dei pittori. Pittore della Madonna, di cui in molti luoghi si venerano antiche immagini che la leggenda dice dipinte dal pennello dell'Evangelista, non un vero e proprio pennello, ma con la penna delicata e sensibile, delineandoli con quella affettuosa tenerezza che fa apparire due figure bibliche coma Gesù e la Madonna più vicine a noi come esseri umani, facendoci sentire un po' più divini.

giovedì 17 ottobre 2013

Sant' Ignazio di Antiochia

Buongiorno a tutti in questi giorni d'autunno, dove non si sa ancora quale tipo di abbigliamento adottare dato il caldo che fa, sono stata un po' impegnata e questo mi ha tenuta lontana dal blog e da tutti voi che mi seguite ecco che oggi riprendo a postare qualcosina, l'autunno è un mese importante per tutti perché non è ancora natale ma già nell'aria c'è profumo di qualcosa di buono e di nuovo......non sto parlando delle castagne, ma della magia dell'autunno che fa colorare la natura di tutti quei colori che fa dell'autunno una stagione particolarmente carica di buoni propositi.
Oggi il santo del giorno è Sant' Ignazio di Antiochia.

Ignazio di Antiochia, detto L'Illuminatore, è stato un vescovo dell'Asia Minore dell'inizio del II secolo. Fu il secondo successore di Pietro come vescovo di Antiochia di Siria.
 Secondo fonti storiche a noi giunte, il giovane Ignazio crebbe in un ambiente dove ancora era forte l'influenza dei culti pagani; si convertì in età adulta. Nel 69, secondo la tradizione, fu nominato successore di Pietro alla sede episcopale d'Antiochia. Condannato ad bestias durante il regno dell'imperatore Traiano (98-117), fu imprigionato e condotto da Antiochia a Roma sotto la scorta di una pattuglia di soldati per esservi divorato dalle bestie feroci.
Nel corso del viaggio da Antiochia a Roma scrisse sette lettere alle chiese che incontrava sul suo cammino o vicino ad esso. Esse ci sono rimaste e sono una testimonianza unica della vita della chiesa dell'inizio del II secolo. Le prime quattro lettere furono scritte da Smirne alle comunità dell'Asia Minore, di Efeso, di Magnesia e di Tralli, ringraziandole per le numerose dimostrazioni d'affetto testimoniate nei suoi travagli.
Partito da Smirne, Ignazio giunse nella Troade, dove scrisse altre tre lettere: la prima ai Romani, supplicandoli di non impedire il suo martirio, inteso come desiderio di ripercorrere la vita e la passione di Gesù. Poi scrisse alla chiesa di Filadelfia e a quella di Smirne, chiedendo che i fedeli si congratulassero con la comunità d'Antiochia, che aveva sopportato con coraggio le persecuzioni ora ivi concluse. Scrisse anche a Policarpo, vescovo di Smirne, aggiungendovi interessanti direttive per l'esercizio della funzione episcopale, consigliandoli di «tenere duro come l'incudine sotto il martello» .
Le sue lettere esprimono calde parole d'amore a Cristo e alla Chiesa. Appaiono per la prima volta le espressioni "Chiesa cattolica" e "Cristianesimo", che sono ritenuti neologismi creati da lui. Le Lettere di Ignazio sono una finestra aperta per conoscere le condizioni e la vita della chiesa del suo tempo. In particolare appare per la prima volta nelle sue lettere la concezione tripartita del ministero cristiano: vescovo, presbiteri, diaconi. Altro tema significativo è la confessione della vera umanità di Cristo contro i docetisti, i quali sostenevano che l'incarnazione del Figlio di Dio fosse stata solo apparente.
Raggiunta Roma dopo il faticoso viaggio, Ignazio subì il martirio nell'Urbe. Fu esposto alle fiere durante i festeggiamenti in onore dell'imperatore Traiano, vincitore in Dacia.

Le sue ossa furono raccolte da alcuni fedeli e ricondotte ad Antiochia, dove furono sepolte nel cimitero della chiesa fuori della Porta di Dafne, dove però la pace fu turbata dall'invasione saracena, dopo gli eventi tumultuosi che caratterizzarono quel periodo storico, le reliquie furono ricondotte a Roma e lì sepolte nel 637 presso la basilica di San Clemente al Laterano dove tuttora riposano. La Chiesa cattolica celebra la sua festa il 17 ottobre, quella ortodossa il 20 dicembre.
facile immaginare del suo appellativo illuminatore, da pagano a martire cristiano passando per indicibili sofferenze alle quali lui non si è sottratto, ma vi è andato incontro a testa alta lodando il nome del Signore, in questo modo si sentiva in pace con se stesso per aver ridato luce alla sua anima, in quei secoli bui, dove molti fedeli ritrovarono la fede attraverso il suo dolore e le sue lettere colme di amore e di affetto per tutti noi, affinché possiamo attraverso la fede ritrovare il cammino smarrito e la fiducia in noi stessi.
A volte la vita ci mette di fronte a situazioni difficili forse troppo, ma non bisogna mai abbassare la testa ci si deve rialzare e sfidare a viso aperto i problemi, solo così si affronta la vita, rialzandosi dopo ogni frustata.

mercoledì 9 ottobre 2013

Santo del giorno San Giovanni Leonardi

Fglio di agricoltori benestanti il giovane Giovanni nacque nella Repubblica di Lucca in un villaggio chiamato Diecimo, in gioventù fu dedito agli studi di medicina durante questo periodo si avvicinò alla spiritualità dei Savonarola, per alcuni anni sotto la direzione dei Padri Dominicani esercitò la professione di speziale nel suo paese natale, finché nel 1568 decide di prendere i voti e di dedicarsi così allo studio della teologia, venne investito della carica di sacerdote nel 15782 e assieme ad altri due sacerdoti diedero vita ad una congregazione, qui intrapresero l'insegnamento del catechismo fondando così la Chiesa di Santa Maria della Rosa di Lucca, dove i sacerdoti della Congrega dei Preti Riformati si dedicavano allo sviluppo e all'insegnamento delle giovani menti che giunsero numerosi, e dopo poco tempo la Congrega venne elevata ad ordine religioso per merito di Gregorio XV, assumendo l'attuale nome di Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio,
una vittoria un successo che l'impetuoso Giovanni non poté godersi a lungo, poiché la sua mancanza di rispetto verso la Repubblica di Lucca e le successive accuse di disturbo di ordine pubblico, lo fecero espellere dalla Repubblica, e così trovò rifugio nella città eterna Roma.
 Nel 1596 papa Clemente VIII nominò il Leonardi "visitatore apostolico" e commissario con l'incarico di riformare, le congregazioni benedettine di Montevergine, di Vallombrosa, e di Monte Senario; fu anche incaricato dal pontefice di dirimere una controversia tra il vescovo di Nola ed il viceré di Napoli relativa al Santuario della Madonna dell'Arco.
Durante la sua permanenza a Roma Giovanni ebbe modo di conoscere un suo conterraneo Filippo Neri al quale espresse la volontà di recarsi come missionario nelle Americhe cosa che gli fu sconsigliata, nel frattempo si presenta una nuova occasione per proseguire ciò che a Lucca si era interrotto: l'insegnamento e la successiva diffusione del cristianesimo nel mondo. 

Al tempo in Vaticano c'era il prelato Juan Bautista Vives y Marja con il quale nacque un periodo di collaborazione dedita al riportare la fede nel paesi del Sudamerica, cosa che venne espressa in una lettera inviata a Papa Paolo V, insieme al prelato inoltre diede vita ad un movimento che dopo la sua morte avvenuta nel 1608 avrà il nome del Collegio Missionario di Propaganda.

Fu dichiarato venerabile da Clemente XI nel 1701 e venne beatificato il 10 novembre 1861 da Pio IX: Leone XIII volle nel 1893 che il suo nome fosse iscritto nel Martirologio Romano (cosa non ancora mai accaduta per i beati, ad eccezione dei pontefici); papa Pio XI lo canonizzò il 17 aprile 1938. L'8 agosto 2006 la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in forza delle facoltà concessele da Papa Benedetto XVI, lo ha proclamato Santo Patrono di tutti i farmacisti.
Memoria liturgica il 9 ottobre.
Auguri a tutti i Giovanni

martedì 8 ottobre 2013

Santo del giorno San Felice

Auguri a tutti coloro che sono ''Felici'' di fatto e di nome si perché oggi si celebra in tutta Italia San Felice.
La ricorrenza cade ogni anno l'8 Ottobre, a celebrare il nome di un grande uomo che ha dato il suo fondamentale contributo per la diffusione del cristianesimo nel nord-Italia, non si sa molto sulla sua vita prima della vocazione, si suppone sia nato a Milano e che abbia vissuto li gran parte della sua giovinezza per poi prendere i voti, al contrario si sa molto della sua vita ecclesiastica specie se il suo nome appare in quel periodo, accanto a quello di un'altra prestigiosa figura cattolica Sant'Ambrogio se si parla di uno non si può parlare anche dell'altro si perché i due furono profondamente legati al movimento che li videro diffondere il Cristianesimo nel nord-Italia.
Sant'Ambrogio fu a capo della diocesi milanese tra il 374 e il 397 e proprio in quell'anno i due si incontrarono nacque così una duratura collaborazione fatta di aiuto e stima reciproca che portò alla propagazione del culto religioso, portando poco a poco la scomparsa di alcuni culti pagani ancora esistenti, così San Felice divenne uno stretto collaboratore anche e soprattutto dopo l'incoronazione di Teodosio il Grande, che nel 380 proclamò ufficiale la religione cristiana.
Inutile dire che di li a poco vi siano stati scontri e persecuzioni anche a nome dell'allora regnante che vennero pian piano a scomparire con la nomina a Vescovo di Como di San Felice nel 386, inviato successivamente da Sant'Ambrogio nella città per completare la sua evangelizzazione e dar così via ad una stabile e fiorente comunità cristiana.   

mercoledì 2 ottobre 2013

Santo del giorno giorno 2 Ottobre

SANTISSIMI ANGELI CUSTODI
L'angelo custode è un angelo che, secondo la tradizione cristiana, accompagna ogni uomo nella vita, aiutandolo nelle difficoltà e guidandolo verso Dio. L'angelo è invocato con la tradizionale preghiera dell'Angelo di Dio.
L'angelo custode è una figura ricorrente nella vita di molti Santi; in diversi Paesi vi è una forte e particolare devozione.
La Chiesa cristiana primitiva ereditò il concetto di "angelo" dal mondo ebraico, in cui l'esistenza di un anello intermedio fra Dio e l'uomo era garante della trascendenza divina e la presenza di una "corte" di angeli attorno a Dio era una necessaria conseguenza della sua maestà regale. Nello stesso ambiente precristiano era anche comune assegnare agli angeli il controllo dei fenomeni naturali (ad esempio nel Libro di Enoch il gelo, la neve e altri fenomeni) e in particolare identificare gli angeli con le stelle fisse e gli arcangeli con i sette astri mobili (cinque pianeti più il sole e la luna).
Il culto degli angeli aveva spesso eccessi, contro i quali la Chiesa lottò sin dall'inizio. L'opera di riflessione dei Padri della Chiesa trovò un primo tentativo di sistematizzazione dell'angelologia nel De coelesti hierarchia dello Pseudo-Dionigi l'Areopagita.
Fra i compiti degli angeli ben documentati nell'Antico Testamento vi era quello di guidare e proteggere l'uomo (ad esempio nel Libro di Tobia). Altro ruolo degli angeli descritto dall'Antico Testamento è quello di essere messaggeri di Dio per l'uomo. L'idea di uno spirito inviato dalla divinità a sorvegliare gli esseri umani o a comunicare loro la volontà divina, era già presente anche nella filosofia greca antica e nello stesso Platone nel suo Fedone.
L'idea, però, che ogni singolo uomo fosse affidato a uno specifico angelo, benché esplicitamente accennata era molto meno diffusa.
La credenza nell'affidamento di ogni uomo al suo angelo custode è in accordo con due principi generali:
  • Dio ama ogni uomo in modo individualizzato, in quanto persona irripetibile e inconfondibile;
  • La santità degli angeli e dei Santi comporta la loro partecipazione a questo amore divino. La santità è frontalmente opposta alla convinzione di Caino che un uomo non debba essere "il guardiano di suo fratello" (Genesi 4, 9).
La convinzione dell'affidamento non esclusivo di ogni uomo a un angelo è in accordo con questi principi anche se non deriva strettamente da essi. I suoi fondamenti, infatti, sono nell'interpretazione di alcuni passi scritturali, fra cui Matteo 18, 1-5.10, Luca 16, 22, Sal 34,8, Sal 91,10-13, Giobbe 33,23-24, Zc 1,12, Tb 12,12 e Esodo 23,20-23. La dottrina dell'Angelo Custode estende a ogni comunità e a ogni singola persona la promessa biblica: "io mando un angelo davanti a te per custodirti..." (Es 23,20), che si è realizzata per il popolo eletto.
La fede negli angeli custodi è ribadita nel Catechismo della Chiesa Cattolica all'art. 380.
Nel pensiero cattolico, quindi, ogni uomo è aiutato a vivere il pieno compimento del piano divino, nel proprio giusto cammino esistenziale, oltre che dalla grazia, dall'intelletto e dalla libera volontà nell'agire, anche dal proprio angelo custode.
Tra i Santi che hanno avuto una spiccata e notoria relazione con il proprio angelo custode ricordiamo san Pietro, san Tommaso d'Aquino, san Francesco di Sales, san Francesco d'Assisi, santa Gemma Galgani, santa Francesca Romana e San Pio da Pietrelcina.
Fino al V secolo nessun giorno particolare era dedicato agli Angeli Custodi, il cui ufficio cadeva il 29 settembre, in concomitanza con la festa di San Michele arcangelo. L'uso di una festa particolare nacque a Valencia nel 1411, quando si istituì una festa per l'angelo protettore della città. Anche in Francia ci fu un'iniziativa analoga. Durante il secolo successivo l'idea si diffuse dalla Spagna nel Portogallo e poi in Austria e nelle regioni italiane più influenzate dagli Asburgo.
Già nel Cinquecento nacquero le prime Compagnie dell'Angelo Custode, che si diffusero ampiamente agli inizi del Seicento sotto l'influenza della pubblicazione di diversi trattati teologici (cfr. bibliografia sottostante) e l'impulso di diversi ordini religiosi fra cui, ad esempio, i Padri Somaschi. La spinta decisiva venne da papa Paolo V, che in una bolla del 1614 assegnò specifiche indulgenze ai membri delle compagnie dell'Angelo Custode aggregate all'Arciconfraternita di Roma e che compissero particolari atti meritori.
In parallelo alla diffusione della pietà popolare ebbe luogo il riconoscimento liturgico della festa. Nel "Messale romano" di papa Pio V (1570) furono indicate quattro feste consacrate espressamente agli angeli, quelle dedicate agli Angeli Custodi (il 2 ottobre), all'arcangelo Gabriele, all'arcangelo Michele e all'arcangelo Raffaele. Soppressa da Pio V, la festa in onore degli Angeli Custodi fu ristabilita nel 1608 da Paolo V ed estesa alla Chiesa universale. Nel 1670 Clemente X la rese obbligatoria per tutta la Chiesa latina, sempre alla data del 2 ottobre.

martedì 1 ottobre 2013

Santo del giorno 1° Ottobre

SANTA TERESA DI LISIEUX
Thérèse Martin, ultimogenita di Louis Martin e Marie-Azélie Guérin (Zélie), nacque il 2 gennaio 1873 in rue Saint-Blaise 42, ad Alençon.
In gioventù entrambi i suoi genitori avevano desiderato abbracciare la vita consacrata, desiderio che nessuno dei due poté realizzare. La dimensione religiosa fu molto presente nella loro vita matrimoniale. I coniugi Martin sono venerati come beati dalla Chiesa cattolica. A metà marzo 1873, Thérèse fu data a balia presso una contadina, Rosa Taillè, dove visse per circa un anno. Thérèse Martin rimase orfana di madre all'età di quattro anni.
Alla morte di Zélie, lo zio Isidore Guerin, fratello della madre, fu nominato co-tutore delle cinque sorelle Martin. Il 15 novembre 1877, Louis Martin si trasferì a Buissonnets, nella periferia di Lisieux, per stare più vicino al cognato, che a Lisieux gestiva una farmacia. La cugina minore, Marie, fu compagna di giochi di Thérèse e ne diventò una delle sue allieve quando alla santa fu affidato l'incarico di maestra delle novizie.
Un legame quasi filiale legava Thérèse alle sue sorelle maggiori, Pauline e Marie. Nel 1882, quando Pauline entrò nel monastero carmelitane, la crisi innescata dalla morte della madre si acuì e Thérèse giunse a somatizzare il suo stato psichico. Avrebbe desiderato seguire la sorella in monastero, ma ciò le fu negato per la sua giovane età. Questa prima crisi si risolse nel giro di pochi mesi, ma si ripresentò con l'ingresso in convento dell'altra sorella, Marie, nel 1886.
Nella notte del successivo Natale, Thérèse Martin risolse la sua nevrosi e maturò in lei il desiderio di diventare monaca carmelitana, seguendo le orme delle sorelle.
Thérèse Martin seguì, per circa due mesi, sul quotidiano La Croix lo svolgersi del processo di Enrico Pranzini, che aveva assassinato tre donne. Thèrèse, in una sorta di sfida personale contro il male e quasi per provare la solidità della sua fede prese come compito quello di convertire il "grande criminale" coinvolgendo in quest'azione di preghiera anche sua sorella Celine. Gli sforzi di Thérèse furono in un certo senso ricompensati quando apprese dal giornale che, sul patibolo, Pranzini si pentì delle sue azioni e baciò il crocifisso dopo un primo rifiuto.
All'età di 14 anni Teresa decise quindi, seguendo l'esempio di Teresa d'Avila, di farsi monaca. Sebbene le monache del Carmelo avessero dato il loro parere favorevole, e il padre e con qualche difficoltà anche lo zio avessero dato la loro autorizzazione, per la sua giovane età trovò l'opposizione del parroco di Saint-Jacques, il reverendo Delatroètte, che le consigliò di rivolgersi al Vescovo. Nel novembre 1887 il vescovo di Bayeux, Flavien-Abel-Antoinin Hugonin, le negò il permesso e lei intraprese con il padre Louis e la sorella prediletta Celine un viaggio a Roma per rivolgere questa sua richiesta direttamente a papa Leone XIII.
Nel 1887, per i 50 anni di sacerdozio di papa Leone XIII, le diocesi di Coutances e di Bayeux organizzarono un pellegrinaggio a Roma, dal 7 novembre al 2 dicembre. Al viaggio partecipò un gruppo di 197 pellegrini, tra cui i Martin. Lungo il percorso, tra le altre città, Teresa fece sosta a Firenze presso il Convento di Santa Maria Maddalena dei Pazzi in Borgo Pinti.
A Roma, durante l'udienza con Leone XIII, nonostante il divieto di parlare in presenza del Papa imposto dal vescovo di Bayeux, Teresa si inginocchiò davanti al Pontefice, chiedendogli di intervenire in suo favore per l'ammissione in monastero. Il Papa tuttavia non diede l'ordine auspicato, ma le rispose che, se la sua entrata in monastero era scritta nella volontà di Dio, questo desiderio si sarebbe certamente adempiuto.
Sulla via del ritorno il vescovo cambiò opinione su Thérèse e diede il proprio permesso. A poco più di quindici anni, il 9 aprile 1888, Thèrèse assunse il nome di "Teresa del Bambin Gesù", aggiungendovi in seguito "del Volto Santo". Il suo nome completo da religiosa fu dunque "Teresa del Bambin Gesù del Volto Santo".
Nell'aprile del 1896 la monaca contrasse la tubercolosi, malattia che nel giro di 18 mesi la portò alla morte. In questo periodo Teresa subì una crisi profonda della fede: meditò di abbandonare il monastero e si sentiva spinta all'ateismo ed al materialismo. Questi mesi sono stati dalla religiosa definiti come "notte della fede".
A partire dall'8 luglio 1897 Teresa lasciò definitivamente la sua cella per l'infermeria del monastero.
La religiosa morì il 30 settembre, verso le 19 e 20. Il giorno dopo il suo corpo venne esposto nel coro, dietro le grate. Davanti al feretro sfilarono fino alla domenica sera parenti, amici e fedeli facendo toccare al corpo esanime di Teresa rosari e medaglie, secondo l'usanza di quei tempi. La mattina del 4 ottobre un carro funebre trainato da due cavalli condusse la salma nel nuovo cimitero delle Carmelitane e ne occupò il primo posto.
 


 

 

lunedì 30 settembre 2013

Santo del giorno 30 Settembre

SAN GIROLAMO
Nato a Stridone in Illiria (odierna Portole in Croazia), studiò a Roma. Nel 379, ordinato prete dal vescovo Paolino di Antiochia, si recò a Costantinopoli, dove poté perfezionare lo studio del greco sotto la guida di Gregorio Nazianzeno (uno dei "Padri Cappadoci"). Risalgono a questo periodo le letture dei testi di Origene e di Eusebio.
Dopo tre anni di vita monastica tornò a Roma, nel 382, dove fu segretario di papa Damaso I, divenendone il più probabile successore. Il rigore morale di Girolamo, però, il quale era decisamente favorevole all'introduzione del celibato ecclesiastico e all'eradicazione del fenomeno delle cosiddette agapete, non era ben visto da buona parte del clero, fortemente schierato su posizioni giovinianiste.
Alla morte di papa Damaso I, la curia romana contrastò con grande determinazione ed efficacia l'elezione di Girolamo, anche attribuendogli una forte responsabilità nella morte della sua discepola Blesilla. Questa era una nobile ventenne romana, appartenente alla gens Cornelia e rimasta vedova ancor fanciulla, che aveva seguito la madre Paola e la sorella Eustochio nell'abbracciare convintamente le rigide regole di vita cristiana teorizzate da Girolamo, fatte di preghiera, meditazione, astinenza e penitenza, ben presto morendo a causa dei troppi digiuni. Data la singolarità dell'evento e la grande popolarità della famiglia di Blesilla, il caso sollevò un grande clamore. Gli avversari di Girolamo poterono facilmente dimostrare che le mortificazioni corporali teorizzate dal futuro santo erano semplicemente degli atti di fanatismo, i cui perniciosi effetti avevano portato alla prematura morte di Blesilla. Caduta la sua candidatura, sul finire del 384, fu eletto papa il diacono Siricio.
Girolamo, seguito dai suoi fedeli, tornò in Oriente, dove continuò la sua battaglia in favore del celibato clericale. Fondò a Betlemme un monastero maschile, dove andò a vivere, ed uno femminile. Dal 385 alla morte visse nel monastero da lui fondato. Morì nel 420, proprio nell'anno in cui il celibato, dopo essere stato lungamente disatteso, venne imposto al clero da una legge dell'imperatore Onorio.
Il Martirologio romano ricorda san Girolamo il 30 settembre.
Per la sua attività di traduttore della Bibbia viene considerato santo protettore dei traduttori e per i suoi studi legati all'antichità è considerato il patrono degli archeologi.
Numerose chiese storiche sono state dedicate a san Girolamo. Vari ordini religiosi e congregazioni si sono ispirati esplicitamente al santo.

sabato 28 settembre 2013

Santo del giorno 28 Settembre

SAN VENCESLAO I
Nato in un territorio dove il cristianesimo era poco diffuso, fu tuttavia educato in modo cristiano dalla nonna paterna, Ludmilla.
Divenne duca di Boemia e si preoccupò di cristianizzare il suo paese con l'aiuto dei missionari della Chiesa tedesca.
Venceslao dovette anche scontrarsi con quella parte di nobiltà, che insieme alla madre Dragomira e al fratello Boleslao, era rimasta pagana. Il fratello Boleslao tentò più volte di ucciderlo e ci riuscì tramite alcuni sicari nel 935 a Stará Boleslav (nell'attuale Repubblica Ceca).
Mentre moriva, Venceslao avrebbe esclamato: «Nelle tue mani, Signore, raccomando l'anima mia»
La tradizione narra che il suo sangue fosse rimasto sparso sul pavimento in legno e nessuno fosse riuscito a lavarlo.
Il corpo fu successivamente sepolto a Praga, nella cattedrale di San Vito. I cristiani del luogo cominciarono subito la venerazione del suo corpo e la sua fama di santità si diffuse in poco tempo in tutto il popolo.
Oggi San Venceslao è il santo protettore dello Stato boemo.
La Chiesa ha inserito il suo nome nel martirologio romano; attualmente è il patrono della Repubblica Ceca e della Boemia.
È venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Era figlio di Vratislao I, duca di Boemia e della di lui consorte Drahomíra.

venerdì 27 settembre 2013

Santo del giorno 27 Settembre

SAN VINCENZO DE' PAOLI
Nato da un'umile famiglia contadina a Pouy, un borgo contadino presso Dax. Suo padre Jean de Paul è un piccolo agricoltore, sua madre Bertrande de Moras, invece, apparteneva a una famiglia di piccola nobiltà locale.
Vincenzo è indotto molto presto a fornire assistenza ai genitori che faticano a mantenere la famiglia numerosa, e trascorre i primi anni come pastore sorvegliando pecore, mucche e maiali. Tuttavia, deve lasciare la sua casa per Dax, dove suo padre lo iscrive alla Ecole des Cordeliers, un collegio gestito dai francescani. Il padre sperava di prepararlo a ottenere dei "buoni profitti" che avrebbero potuto integrare il reddito familiare.
Vincenzo vi rimase tre anni frequentando con successo i corsi di grammatica e latino. Fu per i suoi compagni un esempio di abnegazione, tanto che dopo un breve periodo di tempo, il signor Comet, un amico di famiglia, gli chiese di diventare tutore dei figli. Da lì a poco, manifestò la vocazione apostolica e il desiderio di diventare sacerdote.
A 16 anni ricevette la tonsura. Ciò significava entrare nel clero ed indossare la tonaca. Grazie ad un ricco avvocato della zona riuscì a studiare teologia a Tolosa e fu ordinato sacerdote il 23 settembre 1600 dapprima come secolare poi nella Compagnia del Santissimo Sacramento.
Nel 1605, mentre viaggiava su una nave da Marsiglia a Narbona, fu catturato dai pirati turchi e venduto come schiavo a Tunisi: fu liberato due anni dopo dal padrone che, nel frattempo, si era convertito al Cristianesimo. La veridicità di questa vicenda è stata peraltro messa in dubbio da qualche studioso.
Entrò poi nella corte francese come cappellano ed elemosiniere di Margherita di Valois; fu successivamente curato a Clichy, dove mise da parte le preoccupazioni materiali e di carriera e si dedicò intensamente all'insegnamento del catechismo e soprattutto all'aiuto degli infermi e dei poveri; fondamentale per la sua maturazione spirituale fu l'incontro con il grande Francesco di Sales.
Officia diversi mesi nella parrocchia di Châtillon-sur-Chalaronne in Dombes a Ars-sur-Formans dove lo farà due secoli dopo, Giovanni Maria Vianney, cd. “Curato d'Ars”. Diventa quindi il sacerdote di Saint-Sauveur Saint-Médard, dove ha ricostruito la chiesa della comunità dal 1622 al 1630. Nel 1623 ha fondato la Compagnia delle Dame della Carità, che hanno poi preso il nome di "Figlie della Carità di San Vincenzo de 'Paoli." Questo ordine ha avuto sede a Clichy dall'inizio del fino al 1970.
Nel 1613 fu assunto come precettore al servizio dei marchesi di Gondi; il marchese era governatore generale delle galere. Grazie al sostegno economico dei suoi mecenati, Vincenzo de' Paoli riuscì a moltiplicare le iniziative caritatevoli a favore dei diseredati e dei bambini abbandonati. Su richiesta della marchesa, che intendeva migliorare le condizioni spirituali dei contadini dei suoi possedimenti, nel 1625 formò un gruppo di chierici specializzati nell'apostolato rurale: il primo nucleo della Congregazione della Missione, i quali membri vennero poi detti Lazzaristi qui, dove si ordinarono molti membri, crea un seminario della Missione. Il primo Lazzarista sarà inviato nel Madagascar a partire dal 1648.
Il 29 novembre 1633, ha fondato la Città dei Poveri, dove ha avuto origine la congregazione delle Figlie della Carità sotto la responsabilità di Luisa di Marillac insieme a Marguerite Naseau. Le Figlie, note anche come "Suore di San Vincenzo de 'Paoli," si dedicarono al servizio dei malati e al servizio materiale e spirituale dei poveri. Questa istituzione è attualmente responsabile per l'Ospedale degli Innocenti in Parigi.
Le sue opere di carità e assistenza divennero tanto celebri che Luigi XIII di Francia lo scelse come suo consigliere: si allontanò dalla corte per divergenze con il cardinale Mazzarino e continuò a dedicarsi all'assistenza ai poveri anche durante la lotta della Fronda.
Vincenzo detiene anche il primato a Parigi per assistere le vittime della guerre di religione. Anche come membro della Compagnia del Santissimo Sacramento, invita alla moderazione contro il movimento protestante ma si oppone al giansenismo.
Nel 1635, fornì sostegno alle persone di Ducato di Lorena e Ducato di Bar, nonostante le devastazioni degli eserciti nemici.
Luigi XIII volle essere assistito da lui nei suoi ultimi momenti di vita fino al 14 maggio 1643.
È stato nominato per il "Consiglio di Coscienza" (Consiglio per gli Affari Ecclesiastici) da parte della reggente Anna d'Austria, per la quale era anche il confessore.   Fondò anche un ospizio per gli anziani, che divenne il Salpêtrière nel 1657.   Morto il 27 settembre 1660, fu sepolto nella chiesa di San Lazzaro, che faceva parte della casa di Saint Lazare poi di Saint-Denis, 28 settembre 1660, in una cripta scavata nel bel mezzo del coro della cappella.
La sua opera ispirò Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza.
Papa Benedetto XIII lo ha proclamato beato il 13 agosto 1729 e canonizzato da Clemente XII il 16 giugno 1737. Attualmente il suo corpo è esposto in Cappella dei Lazzaristi, 95, rue de Sèvres a Parigi.
Fino al 1969, la memoria liturgica di san Vincenzo de' Paoli era celebrata il 19 luglio, ma papa Paolo VI ne ha spostato la festa al 27 settembre.

mercoledì 25 settembre 2013

Santo del giorno 25 Settembre

SANTE AURELIA E NEOMISIA
Secondo la leggenda riportata nell'Ufficio proprio della Chiesa anagnina il 25 settembre, le sorelle Aurelia e Neomisia, nate nell'Asia Minore e dedite fin dalla fanciullezza alla pietà, cresciute negli anni, per soddisfare la loro devozione, visitarono i luoghi sacri della Palestina e si recarono in pellegrinaggio ai più celebri santuari dell'Occidente. Partite da Roma e, mentre percorrevano la via Latina, sorprese dagli Agareni, che, dopo aver devastato Calabria e Lucania, avevano posto assedio a Capua, furono battute con verghe e ridotte in fin di vita. Ma un furioso temporale disperse i persecutori, e le due sorelle, libere, poterono proseguire il loro viaggio. Giunte nei pressi di Anagni, si stabilirono in una borgata, detta Macerata, ai piedi del colle e qui morirono in pace un 25 settembre. I loro corpi, venerati dagli abitanti del luogo, sepolti prima in un oratorio della borgata, furono poi trasportati nel cenobio di S. Reparata, presso le mura della città. In seguito il vescovo Rumaldo, mentre si trovava ad Anagni papa Leone IX, li collocò nella cattedrale, e quando questa fu ricostruita dal vescovo Pietro, essi furono onorevolmente riposti nella cripta di S. Magno, presso le spoglie di s. Secondina sotto l'altare ad esse dedicato.
L'unico testo a noi noto degli Atti delle due sante è contenuto nel cod. Chigiano C. VIII. 235, scritto all'inizio del sec. XIV. Il Baronio, che inserì il nome delle due vergini nel Martirologio Romano, dice di aver avuto conoscenza dei loro Atti, ma di aver trovato il testo alquanto corrotto. I Bollandisti, che trascrissero quegli Atti dai mss. di Costantino Caetani (ora nella Biblioteca Alessandrina di Roma), li giudicarono talmente infidi da non meritare di essere pubblicati, e tennero in qualche conto soltanto alcune notizie relative alle traslazioni delle reliquie.
Se i caratteri interni della leggenda rivelano nell'anonimo agiografo lo studio di una composizione letteraria non preoccupata dell'accertamento, forse già allora non più possibile, di fatti della vita delle due sorelle, dobbiamo, però, riconoscere che egli ha cercato di fissare cronologicamente la seconda traslazione delle reliquie e la loro definitiva deposizione con il riferimento a personaggi a noi noti: il vescovo Rumaldo e il vescovo Pietro da Salerno.
Le due vergini sono ripetutamente rappresentate negli affreschi del sec. XIII, nella cripta della cattedrale: ai lati della Madonna nella conca absidale dietro l'altare ad esse dedicato; nuovamente nella parete sinistra accanto all'altare. Nella nicchia fatta dipingere da Giacomo de Guerra nel 1324 le due sante sorelle fiancheggiano il vescovo Pietro.
Parte considerevole delle reliquie di Aurelia e Neomisia si conserva in due urne, fatte eseguire nel 1903 dal vescovo Antonio Sardi, che si espongono sull'altare maggiore della cattedrale il 25 settembre, giorno in cui le sante sono festeggiate.

martedì 24 settembre 2013

Santo del giorno 24 Settembre

SAN PACIFICO DA SAN SEVERINO
Era figlio di Antonio Maria Divini e Mariangela Bruni e nacque a San Severino nelle Marche. I suoi genitori lo lasciarono orfano poco dopo aver ricevuto la cresima a 3 anni.
Visse di stenti finché, nel dicembre 1670, ricevette l'abito francescano a Forano e assunse il nome di fra' Pacifico.
Ordinato sacerdote il 4 giugno 1678, fu lettore di filosofia (1680-1683) per i giovani aspiranti al sacerdozio del suo Ordine.
Successivamente si dedico per 6 anni alla predicazione nelle vicine contrade, finché cominciò a essere tormentato da malattie che affrontò con perfetta letizia per 29 anni, dedicandosi alla vita contemplativa. Ricevette visioni e divenne famoso nella sua regione per i miracoli che avrebbe operato (tra i quali la previsione del terremoto del 1703).
Nonostante la cecità e la sordità fu fatto frate guardiano (1692-1693) della sua comunità di Santa Maria delle Grazie a San Severino, dove poi mori.
Papa Pio VI lo proclamò beato il 4 agosto 1786 e Papa Gregorio XVI santo il 26 maggio 1839.

sabato 21 settembre 2013

Santo del giorno 21 Settembre

SAN MATTEO
San Matteo apostolo ed evangelista, nato Levi, di professione esattore delle tasse, fu chiamato da Gesù ad essere uno dei dodici apostoli.
La tradizione cristiana lo riconosce unanimemente quale autore del Vangelo secondo Matteo, in cui lo stesso viene chiamato anche Levi o il pubblicano; alcuni autori della moderna esegesi biblica tuttavia contestano questa identificazione e le opinioni sull'identità dell'autore del Vangelo secondo Matteo sono discordanti. A Matteo sono anche tradizionalmente riferiti dei testi apocrifi: il Vangelo dello pseudo-Matteo, che parla dell'infanzia di Cristo, gli Atti di Matteo e il Martirio di Matteo che ne descrivono la predicazione.
Viene raffigurato anziano e barbuto, ha come emblema un angelo che lo ispira o gli guida la mano mentre scrive il Vangelo. Spesso ha accanto una spada, simbolo del suo martirio. Matteo non va confuso con l'apostolo quasi omonimo Mattia.
San Matteo era anche chiamato Levi, in quanto pubblicano, era membro di una delle categorie più odiate dal popolo ebraico. In effetti a quell'epoca gli esattori delle tasse pagavano in anticipo all'erario romano le tasse del popolo e poi si rifacevano come usurai tartassando la gente. I sacerdoti, per rispettare il primo comandamento, vietavano al popolo ebraico di maneggiare le monete romane che portavano l'immagine dell'imperatore. I pubblicani erano quindi accusati di essere peccatori perché veneravano l'imperatore. Gesù passò vicino a Levi e gli disse semplicemente Seguimi. E Matteo, alzatosi, lo seguì. Immediatamente Matteo tenne un banchetto a cui invitò, oltre a Gesù, un gran numero di pubblicani e altri pubblici peccatori. Il riferimento a un riscossore di imposte a Cafarnao, di nome Levi, compare anche in Luca 5,27.
Gesù lo scelse come membro del gruppo dei dodici apostoli e come tale appare nelle tre liste che hanno tramandato i tre vangeli sinottici: Matteo 10,3; Marco 3,18; Luca 6,15. Il suo nome appare anche in Atti 1,13, dove si menzionano gli apostoli che costituiscono la timorosa comunità sopravvissuta alla morte di Gesù.
Il nome Matteo, con il quale Levi è pure chiamato, vuol dire Dono di Dio. Alcuni suppongono che abbia cambiato il nome come una forma tipica dell'epoca, per indicare il cambiamento di vita (cf. Simone, poi Pietro, o Saulo, poi Paolo).
Secondo alcune tradizioni, Matteo sarebbe morto in Etiopia, secondo altre nella città oggi georgiana di Gonio dove sarebbe sepolto nell'antica fortezza romana. Il suo simbolo era un angelo o uomo alato che indicava l'umanità di Gesù.
Le sue reliquie sarebbero giunte a Velia, in Lucania, intorno al V secolo, dove rimasero sepolte per circa quattro secoli. Il corpo del Santo fu rinvenuto dal monaco Atanasio nei pressi di una fonte termale dell'antica città di Parmenide. Le spoglie furono portate dallo stesso Atanasio presso l'attuale chiesetta di San Matteo a Casal Velino. Il modesto edificio dalla semplice facciata a capanna presenta, alla destra dell'altare, l'arcosolio, dove secondo tradizione furono depositate le sacre reliquie del Santo. Un'iscrizione latina piuttosto tarda (XVIII sec.), incastonata sul lato corto dell'arcosolio, ricorda l'episodio della traslazione.
Ritrovate in epoca longobarda, furono portate il 6 maggio 954 a Salerno, dove sono attualmente conservate nella cripta della cattedrale.

La Numerologia è un incredibile strumento in grado di decifrare l’uomo, i suoi meccanismi profondi, i suoi cicli personali.