Una affermazione della numerologia avanzata da alcuni praticanti conclude che, dopo osservazioni empiriche e investigazioni, attraverso lo studio dei numeri l'uomo potrà scoprire aspetti segreti di sé stesso e dell'universo.

venerdì 6 dicembre 2019

L'inverno sta arrivando

Il mondo sta letteralmente andando a fuoco, da una parte il surriscaldamento globale dall'altra le proteste infuocate dei cittadini francesi, infine ulteriori proteste in tutto il mondo dove i giovani chiedono di occuparsi più di cose serie ad esempio, del loro futuro e meno di quisquiglie, in India scendono in campo le donne per dire basta alle violenze impunite ad opera di esseri indegni di appartenere alla specie umana.
Da ogni parte del mondo ci giungono notizie di tutti i generi non succede mai che aprendo la pagina o un tg, il giornalista dica 'Buongiorno oggi non è successo nulla', siamo sull'orlo di una crisi globale senza precedenti.

Oggi si festeggia San Nicola di Bari facciamo gli auguri a tutti coloro che portano il nome di questo celebre Santo, dovremo tutti prendere esempio dal celebre Vescovo e riscoprire il nostro lato più umano lasciando quello elettronico ai dispositivi hi-tec.



Mentre a Parigi si contano i danni dei duri scontri avvenuti nella giornata di ieri, in Italia viene registrata la scarsa preparazione dei nostri studenti, sempre più svogliati e sempre meno inclini a fare qualcosa per cambiare la situazione, nemmeno la situazione ambientale sembra scuoterli, visto che sono figli di una generazione svogliata volta solo al qualunquismo becero, alla fama effimera dei social media, mentre dall'altra parte del mondo si combatte per un futuro roseo e in Francia si scende in piazza per far valere i propri diritti gli studenti italiani con la scusa della giornata verde, ne approfittano per fare tutto tranne che protestare contro un sistema che sempre di più li sta abbandonando, se Greta potesse vedere con i propri occhi quello che fa ogni singolo ragazzo che dice di scendere in piazza in suo nome si vergognerebbe, perchè qui la sua lotta è una  battaglia persa poichè alla fine della giornata i netturbini si vedranno costretti a togliere dalle strade il doppio della plastica contri cui tanto si combatte, senza contare il cibo sprecato, le carte appallottolate e abbandonate in ogni angolo della strada sempre più convinta che l'educazione al rispetto dell'ambiente debba nascere dalla famiglia e insegnato nelle scuole, due enti che ormai hanno perso ogni potere su una generazione sempre più allo sbando.

Infine prepariamoci per il primo calo brusco delle temperature, perchè l'inverno sta arrivando e si preannuncia breve ma intenso, non dimenticate di seguirci su tutti i social e il giovedì la diretta dove ottenere i vostri numeri fortunati.


mercoledì 4 dicembre 2019

Niente Albero

Oggi festeggiamo Santa Barbara, un augurio a tutti colori che portano questo nome, in questa settimana il gelo si prepara per arrivare anche qui da noi, le montagne già presentano la prima neve mentre al Nord si continua la conta dei danni dopo gli ultimi avventimenti.


foto ansa



Lunghe code e altri imprevisti hanno caratterizzato i giorni appena trascorsi al nord ma ciò è previsto anche qui da noi, in vista delle festività natalizie, a proposito qualcuno sa dirmi dove è finito l'albero?

Si perchè sui social si dice che ci sia la foto di quello che dovrebbe essre l'albero in piazza, ma sinceramente non ne vedo traccia c'è solo una fotografia editata anche male, a mezzo di photoshop
di quello che sembrerebbe un cubo.

foto ansa

Dove è finito l'albero e dove è finito il Natale a Pescara perlomeno hanno avuto un'idea originale e carina, realizzando quella che sembrerebbe sul serio il Titanic, certo per le feste natalizie non certo la migliore delle storie per bambini, mentre a noi come giustamente hanno tuonato i commenti sui social ci hanno direttamente dato l'iceberg.

Ora diciamocela tutta i movimenti ambientalisti esistono dagli anni 50' e sono nati con la prima foto scattata dalla Luna dopo il leggendario sbarco lunare, di tutto ciò ne siamo a conoscenza da centinaia di anni tutti sappiamo che dobbiamo fare qualcosa per quella che è la nostra casa, ma non si può ricorrere sempre a questi mezzucci per cercare di far riflettere le persone, perchè togliere l'albero simbolo del Natale ai bambini penso che sia un attimo troppo, tutti possiamo far qualcosa per il nostro mondo certamente, possiamo farlo tutti a partire dai potenti che dovrebbero seriamente pensare alla riconversione di impianti industriali obsoleti, e non a togliere l'albero di Natale ma ci siamo impazziti?

Nel nostro piccolo faremo il possibile per favore prendete un abete, le luci, le musiche  e le decorazioni tutte e fate ritornare il Natale prima nei cuori e poi anche in piazza gentilmente.

Rircordiamo  a tutti la diretta di giovedi salvo complicazioni per i numeri fortunati.


martedì 3 dicembre 2019

Oggi festeggiamo


San Francesco Saverio, auguri a tuti coloro che portano questo nome un sacerdote che visse nel 1505 e iniziamo questa prima settimana di dicembre all'insegna del gossip forse tra i più piccanti potrebbe esserci il divorzio della coppia reale, no non parlo del principe William e di Kate ma di un'altra famosa coppia precisamente ci sarebbe l'ipotesi per un divorzio a sei zeri per Camilla la moglie di Carlo futuro Re d'Inghilterra secondo gli ordini di sua maestà, infatti la sovrana abdicherà in favore del figlio tra non molto tempo dedicandosi alla pensione, ai nipoti e a vita meno pubblica o forse no.


Quello che in questo momento sta facendo tremare la famiglia reale più famosa sono proprio i capricci di Camilla che avvalendosi din un celebre avvocato divorzista dei vip, ha chiesto un divorzio la cui cifra non è trattabile la moglie del principe Carlo chiede ben 300.000.000 di sterline se questa cifr non verrà rispettata minaccia di svelare i segreti della famiglia reale, i quali aggiungerei non sono pochi, non si sanno i retroscena che ci sarebbero dietro  questo divorzio nonostante siano insieme ad un passo dal sedere entrambi sul trono d'Inghilterra anche se come sappiamo la regina Elisabetta non le concederà mai il titolo di regina, tornando in Italia non si fa che parlare di un'economia da salvare mentre il mondo intero sembra volare su ali proprie, con una borsa che come sempre oscilla tra alti e bassi in Italia le cose non sono mai state meno chiare di così, siamo in pratica gli ultimi in tutto come se perdessimo meno tempo a speculare e a fare qualcosa per il paese sono sicura che potremo tranquillamente vedercela al pari degli altri paesi europei e non.


Concludiamo con quel che mi sembra forse il messaggio più forte e chiaro di tutti, il mondo ha un disperato bisogno di libertà, di democrazia e del diritto a far sentire la propria voce, quando le cose non vanno senza la paura di subire rappresaglie, se anche noi facessimo la stessa cosa sono sicura che in questo paese le cose sarebbero diverse, ma questa è una vittoria che va ai cittadini di Hong Kong perchè ci hanno creduto fino alla fine senza mai smettere di lottare, rimettendoci anche la vita per garantire ai propri successori una'esistenza dignitosas senza il fantasma di una dittatura che ne 2019 non dovrebbe più esistere.

Vi invitiamo come sempre a rimanere sintonizzati sui nostri social e di seguirci dsu Telemax tutti i giovedì sera per ottenere in diretta i numeri fortunati.


lunedì 2 dicembre 2019

E siamo a Dicembre

Nessuna buona notizia dal mondo, ovunque ci giriamo che usiate la tv o il vostro telefono tutto appare in un solo unico colore il grigio, come in un elettroencefalogramma piatto, che non mostra nulla più che un paese che non va, il tutto fa da contorno ai continui riferimenti pubblicitari di offerte fantasma che prontamente annebbiano la mente dei consumatori, invitandoli a spendere denaro che in realtà non hanno.

In un paese che non si sa dove in realtà voglia andare si pensa al Natale perchè siamo a Dicembre e dovrebbe essere consuetudine di tutti cercare di lasciarci i pochi giorni che ci separano dal nuovo anno, per ricominciare con rinnovato ottimismo, peccato che non ci sia nulla per il quale gioire sul serio.


In tutto questo anno abbiamo assistito a forse qualcosa di irreparabile, un'economia instabile, dettata e scandita dai potenti, un pianeta che sta morendo, tutto questo accade nel silenzio di tutti, la situazione è drammatica ma tutti ci giriamo dall'altra parte finchè il destino non deciderà di far aprire una voragine sotto ai nostri piedi, nemmeno in quel caso si farebbe qualcosa.

Dal mondo se vi fate un giro di canali televisivi sembrerà di assistere ad un film, in cui noi non siamo protagonisti poichè ciò che sentite sta accadendo a centinaia di migliaia di kilometri di distanza.

foto istat


Nel frattempo però se da un parte l'Occidente ha deciso di andare letteralmente in letargo, dall'altra parte del mondo perlomeno una gioventù che non si arrende lotta per la propria democrazia.
Non possiamo che essere vicini ai cittadini di Hong Kong che siano di esempio per i tanti di noi che ha smesso di farlo.

Oggi si Festeggia Santa Bibiana auguri a chi porta questo nome.

Non dimenticate di seguirci il giovedì sera su Telemax per ricevere i numeri fortunati.

lunedì 25 novembre 2019

La democrazia ha vinto

Sono ore di fermento quelle che sta vivendo la città di Hong Kong dove nel fine settimana si sono tenute nuove elezioni, in un periodo storico in cui sempre più persone fanno assenteismo per il voto in Cina si è appena registrata la più alta affluenza storica oltre il 90%, dando a tutti noi una vera lezione di civiltà, di fronte allo spauracchio di vedersi defraudati dei loro diritti i cittadini hanno dato una grande dimostrazione e hanno urlato a gran voce andando a votare in massa.


Il risultato è stato una vittoria schiacciante a favore della democrazia che probabilmente elegerà un nuovo leader che riporterà un periodo di calma dopo i gravi scontri che ci sono stati, nel frattempo la morsa del maltempo non accenna a diminuire ingenti sono stati i danni da nord a sud, sono incalcolabili, strade e ponti distrutti in un Italia che invece di difendere i lavoratori con tutti i problemi che si hanno si pensa al nulla cosmico.



foto Ansa.it


Facciamo i nostri migliori auguri ai cittadini di Hong Kong per il futuro leader che sia per loro un periodo di prosperità, per quanto riguarda noi dovremo pensare a chi in questo momento rischia il tracollo in un paese in cui un governo non esiste.

Non dimenticate di seguirci su Telemax tutti i giovedì, oggi si festeggia Santa Caterina d'Alessandria.

Fcciamo i migliori auguri a tutti voi

venerdì 22 novembre 2019

Abbiamo dimenticato

In queste ore si stanno sciorinando le teorie più divertenti, dalla venuta di Greta dal futuro a quella più concreta della scoperta di tracce di animali su marte e di vapore acqueo su uno dei satelliti di Saturno, tutto molto interessante se non fosse che invece di guardare verso le stelle, dovremmo forse concentrarci sulla nostra unica casa, che al momento è il pianeta Terra, infatti nonostante il grande fermento del tutto legittimo per il campo della scienza nonchè di una colonizzazone futra da parte dell'umanità di pianeti e satelliti, i fatti gli unici che al momento riguardano i comuni mortali poichè questo siamo, sono quelli terrestri la tecnologia e sue potenzialità hanno davvero aiutato noi a crescere ma non come speravamo, con l'avanzare delle tecnologie più importanti e più di comune di utilizzo si ha avuto una regressione di quello che io definirei 'Fattore umano', con i nostri dispositivi andiamo lontano, possiamo girare letteralmente il mondo restando a casa, ma ci siamo allontanati dalla realtà e dal fatto che siamo esseri umani, guardatevi intorno e accendete la tv che cosa vedrete?

Caos, disordini siamo sfiorando la crisi civile mondiale e di che cosa si discute non di come tornare a vivere secondo alcuni principi del tutto dimenticati, ma di come scatenarci sui social facendo a gara a chi insulta per primo e a chi la spara più grossa.

Il movimento dei giovani che hanno deciso di portare avanti ciò che è stato iniziato ben 50 anni fa, con il primo movimento ambientalista dovrebbe portarci a riflettere ma chi realmente lo fa?

Siamo tutti troppo presi dai problemi personali facendoci distrarre da ciò che sta accadendo nel mondo, ognuno guarda il proprio orticello dimenticandosi che tutto il mondo è un'immenso campo di grano che sempre di più ogni giorno viene a mancare sulle tavole delle persone, siamo stanchi, affamati, dimentichiamo le buone maniere, la gentilezza è una cosa ormai fuori moda, pensiamo al denaro facile,, ad avere tutto firmato, tutto nuovo, tutto bello senza però pensare alle conseguenze. Questi dovrebbero esser giorni in cui ci si stringe e si lotta assieme purtroppo il male delle persone è pensare che c'è sempre un motivo per essere divisi  ed è questa la vera tragedia finchè il male del proprio paese sarà il suo stesso popolo non potrà mai esserci un recupero, una possibile evoluzione o rivoluzione che dir si voglia.



Le foreste bruciano, gli oceani e l'acqua sono avvelenati, le città vengono sommerse siamo proprio sicuri di essere nel ventunesimo secolo e che non sia un ritorno ai secoli bui, dovremmo forse ricordare che siamo esseri umani e non componenti di un telefono o di un computer, e dovremmo forse comportarci come tali.

Oggi si festeggia Santa Cecilia vergine e martire, un forte abbraccio a chi sta lottando in queste ore contro la sorte, contro il tempo, per la propria dignità e libertà.


Foto presa dal web.

Non dimenticate di seguirci sui social e ogni giovedi su telemax per i numeri fortunati.

giovedì 21 novembre 2019

Tra Cielo e Terra

Buongiorno a tutti speriamo che abbiate fatto una buona colazione e preso un buon caffè per iniziare la giornata, il primo pasto del giorno è forse il più importante poichè ci consente di rimanere in forze per tutto il di.

Chissà come si svegliano o come si sono svegliati nel resto del mondo, possiamo affermare che in questo momento il nostro pianeta è diviso tra cielo e terra, in sostanza se qui la pioggia sta letteralmente sommergendo e devastando ogni cosa, dall'altra parte del mondo precisamente in Australia il fuoco sta distruggendo un intero ecosistema come se il nostro mondo non stia già soffrendo per i cambiamenti climatici, alle porte di quasi una settimana nuova le temperature continueranno in Italia almeno secondo le ultime previsioni, a fare su e giù come una vera e propria altalena di temperature, nel weekend sono previste altre piogge mentre a inizio settimana prossima una nuova alta pressione invaderà l'Italia per un Dicembre all'insegna della primavera, noi non possiamo far altro che pregare per chi non può difendersi, per tutti coloro che hanno perso in questi giorni tutto, sperando che tutto si risolva nel migliore dei modi.



Oggi non si celebra nessun santo fuorchè La presentazione della beata Vergine al Tempio, di cui sono sicura che avrete tutti la sua storia nelle vostre Sacre scritture a casa, leggete se potete un passo della Bibbia come preghiera per aiutare chi ha bisogno di conforto.


Non dimenticate di seguirci ovviamente su telemax ogni giovedi sera per i numeri fortunati.




mercoledì 20 novembre 2019

Godiamoci il caldo di Novembre

Buongiorno a tutti spero che abbiate preso un buon caffè e abbiate rivolto un pensiero a tutti coloro che se la passano male, perchè in molti quest'anno passeranno il Natale in condizioni tutt'altro che umane, se ancora possiamo definirci tali, oggi festeggiamo Sant'Edmondo


È un santo più vivo nella memoria popolare d'Inghilterra che in tante pagine di documenti storici. E vivo soprattutto per il modo e le ragioni della sua morte. Ma di lui sappiamo poco, e quel poco è pure raccontato male. Per quanto concerne le sue origini, gli storici, infatti, respingono la tradizione secondo cui Edmondo sarebbe stato figlio del re Alkmund di Sassonia, nato a Norimberga e poi adottato dal re dell'East Anglia. 
Fonti Vaticane e Wikipedia


Oggi è ancora una giornata di sole qui in Abruzzo con qualche nuvola sparsa, godiamoci  ancora qualche giorno di straordinaria follia di questo clima pazzerello, seguiteci sui social se volete condividere un pensiero, definirsi cattolici a volte non basta bisogna dimostrare di essere umani prima di tutto.

Detto questo non dimenticate la diretta di Giovedi sera vi aspettiamo per i numeri fortunati.

Buona giornata a tutti.


martedì 19 novembre 2019

Manca poco a Natale


Oggi facciamo gli auguri a tutte coloro che portano il nome di Matilda perche oggi si festeggia Santa
Matilde di Hackeborn, una monaca vissuta nel 1200 nell'abbazia di Helfta, lei era una virtuosa delle arti le storie dell'epoca oltre a descriverla come un'ottima insegnante di arti  e mestieri la ritenevano una delle più belle voci mai sentite prima.

Mancano pochi giorni alla festa più attesa dell'anno il Santo Natale e benchè ci sia poco da festeggiare visti gli ultimi fatti di croncaca, le persone sono comunque in fermento per i primi acquisti e regali che vedranno protagonista il giorno 29 Novembre chiamato in America Black Friday ovvero il giorno dopo il giorno del ringraziamento Thanksgiving Day che da il via allo shopping natalizio.

Anche se non siamo americani dovremo cercare di capire e di ricercare il motivo di queste festività senza ogni volta impiegarle per mero business, poichè sappiamo cosa è il blck friday ma nessuno sa cosa significhi si sa solo che black friday per i commercianti e per i loro clienti vuol dire convenienza e guadagno, si gira per i centri commerciali come in preda alla smania di acquistare quanto potremo passare comunque il giorno non solo a guidare stando in macchina, ma anche passeggiare per le vie del centro non è una cattiva idea, per quest'anno sarebbe un grande risultato se decidessimo di spendere il giusto nei piccoli negozi locali, invece che continuare ad arricchire le tasche di chi non solo è gia ricco ma che nella nostra economia non immette un centesimo.

Seguiteci su telemax per ricevere in diretta i numeri fortunati tutti i giovedi sera.














venerdì 15 novembre 2019

Sant' Alberto Magno

Buongiorno a tutti!

In questo nuovo giorno che ci hai donato Signore, vogliamo ringraziarti. Nelle cose belle gioiremo, nelle difficoltà non temeremo nulla perchè sappiamo che tu Signore sarai al nostro fianco.

Oggi ricordiamo Sant'Alberto Magno.
Alberto Magno, canonizzato e decorato del titolo di Dottore dal Sommo Pontefice Pio XI, nacque verso la metà del secolo xii dai conti di Bolstldt a Lauingen in Svevia (Germania), dove passò la giovinezza. Recatosi all'Università di Padova per una formazione intellettuale più elevata, fu dal beato Giordano di Sassonia guadagnato all'Ordine Domenicano.

Terminati gli studi ed emessi i voti religiosi, fu designato come professore a Colonia, Ratisbona, Strasburgo e poco dopo all'Università di Parigi. Tra i suoi discepoli il più illustre fu S. Tommaso d'Aquino, la cui elevatezza di mente egli per primo conobbe ed esaltò.

Nel 1254 fu tolto dall'insegnamento ed eletto provinciale dei Domenicani in Germania. Due armi dopo si portò a Roma. e nel Concistoro di Anagni, alla presenza del Sommo Pontefice difese vittoriosamente, contro alcuni avversari, i diritti della Santa Sede e dei Religiosi Mendicanti. Il Papa ne fu così entusiasta che lo tenne a corte e gli assegnò una cattedra all'Università Pontificia. Rinunziò allora alla carica di provinciale, ma dovette nuovamente portarsi in patria, prima come arbitro a Colonia, poi come mediatore di pace politica e sociale in un'infinità di contese.

Al principio dell'anno 1260 lo sorprese la notizia che il Papa l'aveva eletto vescovo di Ratisbona. Lo stato della diocesi non era lusinghiero : decaduta spiritualmente e finanziariamente, aveva bisogno di uno zelante riformatore. Alberto ubbidì alla chiamata pontificia e divenne, colla sua vita santa ed apostolica, modello dei sacerdoti e dei vescovi. Visitava chiese, predicava, confessava, lavorava in tutti i modi al miglioramento spirituale della diocesi, a cui, allorché fu ristabilito l'ori dine, la disciplina e le finanze, decise di rinunziare. i Dietro sue insistenze quindi, Urbano IV lo esonorò dall'ufficio pastorale, ed egli ritornò lieto nel suo convento di Colonia, spendendo il resto della sua vita tra la preghiera. la direzione spirituale, la composizione di opere scientifiche ed ascetiche ed esplicando una vasta azione di pacificazione sociale. Meritò il titolo di dottore universale.

Mentre un giorno, già piú che ottantenne. teneva una lezione, perdette improvvisamente la memoria; piangendo scese dalla cattedra. Si preparò alla morte che lo colpì poco dopo, al 15 di novembre 1280, fra il compianto di tutta la cristianità.


Un saluto a tutti e vi ricordiamo di seguirci sui social.

giovedì 14 novembre 2019

San Lorenzo O'Toole

Buongiorno e buona giornata a tutti!!!

San Lorenzo O'Toole arcivescovo irlandese, nacque nella contea di Kildare, da Murtagh Ua Tuathail, capo del clan Murray.

Nel 1140 entrò nella scuola monastica di Glendalough, dove fu abate dal 1154 al 1162. Contribuí alla fondazione dell'abbazia di Baltinglass dei Cistercensi e di una casa per i Canonici Agostiniani a Ferns. Fu eletto arcivescovo di Dublino nel 1162 e in quella funzione mise mano alla riforma della giovane arcidiocesi. Fu mediatore tra gli invasori normanni che nel 1170 presero la città e la nobiltà locale. Quando Enrico II giunse nell'isola e convocò un sinodo a Cashel, Lorenzo accettò la bolla papale Laudabiliter con cui Papa Adriano II, di origine inglese, autorizzava Enrico II a occupare l'Irlanda. Con l'arcivescovo di Tuam e i vescovi di Limerick, Kildare, Waterford e Lismore, partecipò al Terzo Concilio Lateranense nel 1173. Nel 1179, Lorenzo tornò in Irlanda e convocò un sinodo a Clonfert per le regioni settentrionali dell'isola.

Agli inizi del 1180, Lorenzo si recò in Inghilterra per incontrare Enrico II, portando con sé il figlio del re del Connacht come ostaggio per suo padre. Probabilmente a causa dei privilegi papali che egli aveva ottenuto a Roma, Lorenzo incontrò un Enrico assai incollerito. Il Plantageneta costrinse l'alto prelato all'esilio. Dopo aver seguito il re fino in Normandia, finalmente ebbe il permesso di tornare in Irlanda. Sulla via del ritorno, tuttavia, si ammalò e morì il 14 novembre 1180 nella casa dei Canonici di San Vittore ad Eu, in Normandia, dove sono ancora presenti parte delle sue reliquie.


Vi ricordiamo di seguirci sui nostri social
Un saluto a tutti!!!

mercoledì 13 novembre 2019

Un pensiero per Venezia

Oggi è un triste giorno quello in cui tutto ciò che fu predetto si è avverato, Venezia sta in pratica affondando ieri il codice è stato declassato da rosso ad arancione, ma la stima dei danni è pressocchè incalcolabile data l'elevata importanza e valore del patrimonio storico artistico di cui Venezia vanta, la storica citta d'arte protagonista di innumerevoli selfie, scenario di film holliwodiani e patria dei bellissimi marmi nonchè della splendida basilica di Marco Evangelista ora si presenta nella sua veste più tragica, più volte sono stati portate alla luce le difficoltà della popolazione e i loro timori in merito alla situazione dell'acqua alta che è un tipico veneziano, ma non quello che è accaduto tra le giornate di martedì e mercoledì, in cui Venezia si è risvegliata qui in Abruzzo sappiamo bene cosa vuol dire la parola disastro, non è un aggettivo da usare a caso e con leggerezza, per riempirci la bocca sappiamo cosa vuol dire perdere ogni cosa nell'indifferenza più totale, speriamo con tutto il cuore che questo non sia il caso di Venezia e che la città non venga abbandonata perchè sarebbe una sconfitta per noi tutti, oggi si festegga Sant'Omobono Tuecenghi ma preghiamo insieme San Marco Evamgelista che protegga i cittadini di Venezia e li aiuti in queste ore di sofferenza.

Stringiamoci attorno e rivogliamo un pensiero ai veneziani e alla citta di Venezia.


Non dimenticate di seguirci su Telemax il giovedì sera e su facebook durante la diretta verranno svelati i numeri fortunati.

lunedì 11 novembre 2019

San Martino di Tours

Buongiorno a tutti!
Stamattina il sole si nasconde ma ciò nonostante la temperatura è ancora gradevole. 

San Martino di Tours è il Santo che viene celebrato nella giornata di oggi dalla Chiesa Cattolica. Un episodio legato a questo Santo è quello indicato come " L'estate di San Martino". Si tratta di giorni meno freddi durante l'autunno. Si narra che Martino di Tours, nel vedere un mendicante seminudo patire il freddo, gli donò metà del suo mantello. Poco dopo incontrò un altro mendicante e gli regalò l'altra metà del mantello. Subito dopo il cielo si schiarì e la temperatura si fece più mite. Da qui il detto: L'Estate di San Martino dura 3 giorni e un pochino.

Uno dei più illustri ornamenti della Chiesa nel secolo V fu certamente S. Martino, vescovo di Tours e fondatore del monachismo in Francia.

Nato nel 316 in Sibaria, città della Pannonia, l'odierna Ungheria, da genitori nobili ma pagani, ancor bambino si trasferì a Pavia, ove conobbe la religione cristiana. A 10 anni all'insaputa dei genitori si fece catecumeno, e prese a frequentare le assemblee cristiane. Appena dodicenne deliberò di ritirarsi nel deserto; essendo però figlio d'un tribuno, dovette presto seguire il padre nella cavalleria e per tre anni militare sotto gli imperatori Costanzo e Giuliano.

Umile e caritatevole, aveva per attendente uno schiavo, al quale però egli puliva i calzari e che trattava come fratello. Un giorno nel rigore dell'inverno era in marcia per Amiens, incontrò un povero seminudo: sprovvisto di denaro, tagliò colla spada metà del suo mantello e lo copri. La notte seguente, Gesù, in sembianza di povero, gli apparve e mostrandogli il mantello disse: « Martino ancor catecumeno m'ha coperto con questo mantello ». Allora bramoso di militare solo più sotto la bandiera di Cristo, chiese e ottenne dall'imperatore stesso l'esenzione dalle armi.

Si portò a Poitiers presso il vescovo S. Ilario da cui fu istruito, battezzato e in seguito ordinato sacerdote. Visitò ancora una volta i genitori per convertirli; poi, fatto ritorno presso il maestro, in breve divenne la gloria delle Gallie e della Chiesa.

Desideroso di vita austera e raccolta, si ritirò dapprima in una solitudine montana, poi eresse la celebre e tuttora esistente abbazia di Marmontier (la più antica della Francia) ove fu per parecchi anni pddre di oltre 80 monaci. Però i suoi numerosissimi miracoli, le sue eccelse virtù e profezie lo resero così famoso, che, appena vacante la sede di Tours, per unanime consenso del popolo fu eletto vescovo di quella città. La vita di San Martino fu compendiata in questo epigramma: "Soldato per forza, vescovo per dovere, monaco per scelta".

Il nuovo Pastore non cambiò appunto tenore di vita, ma raccoltosi a meditare i gravi doveri che assumeva, si diede con sollecitudine ad eseguirli. Sedò contese, stabilì la pace tra i popoli, fu il padre dei poveri e più che tutto zelantissimo nel dissipare ogni resto di idolatria dalla sua diocesi e dalle Gallie.

Formidabile lottatore, instancabile missionario, grandissimo vescovo. sempre vicino ai bisognosi, ai poveri. ai perseguitati. Disprezzato dai nobili, irriso dai fatui, malvisto anche da una parte del clero, che trovava scomodo un vescovo troppo esigente, resse la diocesi di Tours per 27 anni. in mezzo a contrasti e persecuzioni.

Tormentato con querele e false accuse da un suo prete di nome Brizio. diceva: "Se Cristo ha sopportato Giuda, perché non dovrei sopportare Brzio?" Stremato di forze, malato, pregava: "Signore, se sono ancora necessario al tuo popolo, non mi rifiuto di soffrire. Altrimenti, venga la morte".
 Nell'anno 397 udì che a Candate (Candes-Saint-Martin) era sorto un grave scisma: benchè ottantenne, si portò colà, convocò clero e popolo e ricompose gli animi nella pace. Ma stando per tornare alla sua sede, fu assalito da febbri mortali. Volle essere adagiato sulla nuda terra e cosparso di cenere, per morire, come sempre aveva vissuto, da penitente.

Il volto del santo rimase nella morte splendente come se fosse avvolto da una luce di gloria e da molti fu udito un coro di angeli cantare intorno alla sua salma. Alle sue esequie si riunirono gli abitanti di Poitou e di Tours e così cominciarono ad altercare. Dicevano gli uni: " È un monaco della nostra città e noi ne vogliamo il corpo". E gli altri di rimando: "Dio ve l'ha tolto per darlo a noi". La notte seguente, mentre gli abitanti di Poitou dormivano, gli abitanti di Tours si impadronirono del corpo di Martino, lo gettarono da una finestra su di un battello e lo portarono seguendo il corso della Loira fino a Tours con gran gioia e venerazione.

Fu così sepolto a Tours, ove gli fu dedicata la cattedrale e dove egli compi innumerevoli miracoli. Gli Ugonotti violarono quelle sacre spoglie, e dopo averle bruciate, ne dispersero le ceneri.


Nelle zone rurali San Martino è legato anche al periodo del vino nuovo,quindi da sempre l'11 novembre è un giorno benedetto e di festa. Il detto dice: a San Martino ogni mosto diventa vino.

Auguriamo a tutti una serena giornata e vi ricordiamo di seguirci sui social.

venerdì 8 novembre 2019

San Goffredo di Amiens

Buongiorno a tutti!!!
Anche stamattina c'è il sole con una temperatura gradevole.


Oggi 8 novembre la chiesa festeggia San Goffredo. Fu Abate Benedettino e Vescovo di Amiens.
Nasce nel 1066 a Moulincourt e muore l'8 novembre 1115 nell'Abbazia di Saint Crepin De Soisson dove viene sepolto.
Fu sepolto in quella chiesa, ma dovettero passare quattro secoli, prima che le reliquie di San Goffredo, Vescovo di contrastata e difficile vita, ricevessero anch'esse il culto riservato ai Santi.

Il nome Goffredo deriva sa Gottifredo usato nel Medioevo e significa "Protetto da Dio".


Auguriamo a tutti una Buona Giornata!!!

giovedì 7 novembre 2019

Sant' Ernesto di Zwiefalten

Buongiorno a tutti!!!
Anche oggi è una bella giornata di sole. Godiamocelo ancora per qualche giorno.



Quello di oggi, è l'unico Ernesto che abbia iscritto il proprio nome tra i Santi della Chiesa. I fedeli di questo nome sono stati, e sono ancora, moltissimi, ed un solo Sant'Ernesto, non troppo famoso né ben conosciuto, sembra poco per giustificare tanta popolarità. Ci devono essere ragioni diverse, che qualcuno più bravo di noi saprà certamente dare.

In Germania, nella prima metà del XII secolo, fioriva, vicino a Costanza, un grande monastero benedettino, l'Abbazia di Zwiefalten. Entro le sue mura vivevano quasi 300 tra monaci e « fratelli barbuti », cioè conversi. Era come una piccola città, autonoma e indipendente, dedita al lavoro e alla preghiera.

Il governo di questa vasta comunità non era però facile. Non erano i pacifici e devoti monaci, a destare preoccupazioni, ma i potenti della terra, in mezzo ai quali l'Abbazia viveva. Soprattutto i vicini feudatari, suscitavano continuamente difficoltà per il « padre » della comunità monastica, cioè per l'Abate.

Un primo Abate, Bertoldo, dovette dimettersi. A lui successe Sant'Ernesto, uno dei monaci più in vista dell'Abbazia per doti spirituali e intellettuali. Fu abate per cinque anni. Cinque anni di preoccupazioni amministrative, di controversie giuridiche, di schermaglie diplomatiche. Dovettero sembrare una eternità, al monaco votatosi alla preghiera, al silenzio e allo studio!

Perciò, nel 1146, anche Sant'Ernesto si dimise. Meglio allora una vera guerra, una guerra guerreggiata, faccia a faccia con un nemico ben definito. Infatti, un anno dopo, troviamo Sant'Ernesto sotto le insegne dei Crociati, pronto a partire per l'Oriente.

Eran trascorsi cinquant'anni dalla prima Crociata, ispirata dal monaco Pietro l'Eremita e guidata da Goffredo di Buglione. Liberata Gerusalemme, erano stati creati in Oriente dei Regni cristiani. Ora i Turchi, ancora minacciosi tutto intorno alla Terrasanta, avevano aggredito questi giovani stati.

Le potenze europee allestirono così una seconda Crociata, ispirata soprattutto da San Bernardo da Chiaravalle, bandita da Papa Eugenio III, e composta da due corpi di spedizione, uno comandato dal Re di Germania, Corrado III, l'altro dal Re di Francia, Luigi VII. I sovrani dei due paesi tradizionalmente nemici, si trovarono così uniti nella giusta guerra, sotto le insegne della Croce.

Al confronto della prima, questa seconda Crociata doveva essere più disciplinata e meglio organizzata; condotta con criteri militari e strategici. « I soldati di Gesù Cristo, — scriveva il Papa — si astengano dal portare vesti preziose, da soverchia cura nella persona, e dal condursi cani da caccia, falconi o che altro possa ammollirli.... Non si occupino che di cavalli da battaglia, di armi, e di combattere gl'infedeli ».

San Bernardo poi era ancora più intransigente: « Gli eserciti della Croce, — scriveva — han bisogno di soldati che combattano, non di monaci buoni soltanto a salmodiare e a piangere ». Nonostante ciò, quando la Crociata si mosse dalla Germania lungo il corso del Danubio, fu seguita da uno stuolo di sacerdoti e di monaci. Tra questi c'era anche Sant'Ernesto; monaco, non guerriero; con il saio, non con la corazza; per pregare ed assistere i soldati, non per combattere.

La Crociata non ebbe successo. Quando i due eserciti cristiani giunsero in Turchia, gli antagonismi e le gelosie tra i due sovrani si ridestarono. I due corpi di spedizione dovettero agire separatamente, e quello comandato da Corrado III, sorpreso dai Turchi a Dorilea, subì, nel 1147, una terribile disfatta. Nella battaglia e nella ritirata che seguì, pare che andassero perduti — morti o prigionieri — quasi i nove decimi dell'esercito crociato.

Tra questi vi fu Sant'Ernesto, morto o prigioniero. Morto per la storia, perché a questo punto finisce quel poco che si sa di certo sul suo conto. Prigioniero, invece, per una ingenua leggenda scritta alla fine del secolo. Prigioniero dei Persiani, condotto alla Mecca, costretto ad adorare gli idoli, che invece il Santo infrange, dopodiché viene martirizzato.

Non si chieda perché i Turchi sian chiamati Persiani, e come mai i Maomettani, fedeli di Allah, sian diventati idolatri. La fantasia è contagiosa, e chissà che a determinare la popolarità di Sant'Ernesto e del suo nome non sia stata proprio questa fantasiosa leggenda, e non la sua storia, vera, ma troppo scarna, quasi spersa nello sfondo vasto e complesso della storia del suo tempo.


Vi ricordiamo che stasera ci sarà la diretta su Telemax alle 23.30. Ma potrete seguirci anche su Facebook sempre in diretta. Non dimenticate di chiamare per ricevere i numeri fortunati!!!

Auguriamo a tutti una buona giornata.

mercoledì 6 novembre 2019

San Leonardo di Limoges

Buongiorno a tutti!!!
Anche oggi splende il sole, anche se l'aria è piu fresca. Bisogna stare attenti ai primi freddi.



Nacque nelle Gallie sul finire del secolo V da illustre famiglia, parente del celebre Clodoveo re dei Franchi, che lo tenne a battesimo e lo volle alla sua corte perchè ricevesse una educazione degna del suo rango. Ed il fanciullo crebbe bello, intelligente, gentile e valoroso, degno in tutto dei suoi antenati.

Clodoveo sperava di farne un illustre generale del suo esercito, ma i disegni di Dio su questo fiore dei Franchi erano diversi. Difatti appena raggiunse la pubertà, il giovanetto, segnato dal dito di Dio, si ritirò dalla corte per frequentare la scuola del celebre S. Remigio. Alla scuola ed agli esempi del Santo, il giovane si innamorò talmente di Dio e della vita apostolica, che volle dedicarsi interamente a Dio, e consacrarsi alla propagazione del Vangelo tra i popoli barbari. E predicò coll'esempio e colla parola: visitò poveri, soccorse infermi, liberò carcerati.

Tanta virtù gli attirò ben presto l'ammirazione di tutti, tanto che lo stesso figlio di Clodoveo lo propose per la dignità episcopale. Leonardo, saputo questo, dopo aver rifiutato, credendosene indegno, si ritirò nel territorio di Orléans dandosi qui alla evangelizzazione di quei pagani. Poco dopo entrò nel monastero di Micy e dopo il noviziato vi fece la professione religiosa. Di qui fu inviato quale apostolo nell'Aquitania: con lui entrò in quella regione la sapienza e la carità di Cristo. Gli idoli furono abbattuti, la vera religione stabilita. Memorabile è il prodigio che egli operò in favore della sposa del re Teodeberto: stava per morire durante il parto, quando per le preghiere del nostro Santo immantinente lei e la sua creatura furono liberati dalla morte. Per questo S. Leonardo è stato sempre invocato come protettore delle gestanti.

Intanto il re Teodoberto, riconoscente, volle dare al nostro Santo ingenti ricchezze, ma Leonardo rifiutò e dopo aver esortato il re ad usare quanto avrebbe dato a lui in favore dei poveri, accettò soltanto una selva nella foresta di Pauvain, nel Limosino, per fabbricarvi un monastero. Quella zona, dal nobile dono del re, si chiamerà nobiliacum, da cui Noblat o Noblac, il nome del villaggio fondato da San Leonardo. Da qui in poi fu soprannominato da Limonges (Limosino). Radunati molti suoi seguaci ed ammiratori, li educò alla vera vita religiosa e per mantenerli nel fervore istituì per primo l'adorazione perpetua a Gesù in Sacramento.

Dopo aver compiuto altri miracoli ed aver edificato i suoi religiosi ed il popolo colle sue straordinarie virtù, rendeva la sua bell'anima a Dio il 6 novembre del 559


Ricordiamo di seguire la diretta Facebook di domani 7 novembre su Telemax.
 Auguriamo a tutti una buona giornata.

domenica 3 novembre 2019

Santa Silvia


 Oggi ricordiamo tutti coloro che si chiamano Silvia e Silvio



Silvia nacque a Roma intorno al 520 in una famiglia di modeste condizioni, terza di tre figlie tra cui Emiliana e Tarsilla, anch'esse sante. Nel 538 sposò il senatore Gordiano appartenente ad una nobile famiglia romana. La coppia andò ad abitare nella villa degli Anici sul colle Celio al Clivo di Scauro, dove oggi si trova la chiesa di San Gregorio al Celio. Ebbe due figli, il primogenito fu Gregorio, poi eletto al soglio pontificio nel 590.

Rimasta vedova intorno al 573, si ritirò in una casa sull'Aventino chiamata Cella Nova, seguendo la regola benedettina e dedicando il resto della sua vita alla preghiera, alla meditazione e all'aiuto dei malati e dei più bisognosi. Il figlio Gregorio continuò invece ad abitare nella villa paterna, che trasformò in monastero e dove eresse una chiesa dedicata a sant'Andrea (l'attuale oratorio di Sant'Andrea al Celio). In questo periodo sua madre si preoccupava di fargli recapitare ogni giorno un pasto caldo, temendo che l'austerità della vita eremitica compromettesse ulteriormente la salute già cagionevole di Gregorio.

Silvia morì nel 592; papa Gregorio la fece seppellire nel monastero di Sant'Andrea, nel sepolcro dove già si trovavano le sorelle Tarsilla ed Emiliana, e vi fece dipingere la sua immagine con la croce nella destra e un libro nella sinistra recante la scritta: «Vivit anima mea et laudabit te, et iudicia tua adiuvabunt me» ("Vive la mia anima e ti loderà, e i tuoi giudizi mi aiuteranno").

Qui, nel 1603, il cardinale Cesare Baronio fece erigere l'oratorio di Santa Silvia al Celio e in quello stesso anno ottenne da papa Clemente VIII che il nome di santa Silvia venisse inserito nel Martirologio Romano al 3 novembre.

Su sollecitazione invece di papa Giovanni XXIII, il 23 febbraio del 1959, nel quartiere Portuense, venne istituita una parrocchia dedicata alla madre di San Gregorio Magno, la cui chiesa fu aperta al culto nel 1968

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, commemorazione di santa Silvia, madre del papa san Gregorio Magno, che, secondo quanto lo stesso Pontefice riferì nei suoi scritti, raggiunse il vertice della vita di preghiera e di penitenza e fu per il prossimo un eccelso esempio.



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sabato 2 novembre 2019

Commemorazione di tutti i fedeli defunti


 Se anche alle anime del purgatorio è stata concessa una festa, ognuno di voi si senta libero di festeggiare questi giorni come meglio crede.


La ricorrenza di questo giorno fu stabilita per suffragare le anime dei giusti che si trovano ancora nel Purgatorio.

Antichissimo è l'uso della Chiesa di pregare per i defunti, perché vengano liberati dalle loro pene.

Tertulliano lo dice di origine apostolica e scrive: « Noi facciamo ogni anno l'anniversario dei morti, secondo le tradizioni dei nostri antenati ». Gregorio Nazianzeno, in occasione della morte del fratello San Cesario, promette di inviargli ogni anno i suoi suffragi. S. Agostino dice: « Chi può dubitare che le preghiere, i sacrifici e le elemosine che si fanno per i defunti non siano loro di sollievo? ».

Quantunque la S. Chiesa abbia sempre inculcato di commemorare i fedeli defunti, di pregare per loro e di offrire Messe in loro suffragio, tuttavia per lungo tempo non si aiutarono che le anime in particolare, senza che ci fosse un giorno dedicato alla memoria di tutti i defunti.

Nel decimo secolo, S. Odilone abate di Cluny ordinò a tutti i conventi da lui dipendenti di cantare la sera del I novembre l'Ufficio dei Defunti, e che il giorno seguente i sacerdoti celebrassero la S. Messa per tutte quelle anime che si trovassero ancora nel Purgatorio.

Quest'usanza a poco a poco divenne universale e la Chiesa la confermò e la inserì nella sua liturgia il 2 novembre, giorno scelto da S. Odilone. È questo un dovere di carità dovuto a tutte le anime, ma specialmente a quelle che non hanno chi si ricordi di loro.

Dopo che la Chiesa istituì questo giorno, la pietà verso le anime purganti andò sempre più intensificandosi nel corso dei secoli e si elevarono chiese ed altari, si lasciarono legati di Messe, si istituirono opere sante, per suffragare le anime dei trapassati.

Durante la grande guerra, quando tutto il mondo piangeva i suoi morti, il Sommo Pontefice Benedetto XV estese a tutta la cristianità un privilegio che già esisteva nella Spagna, ossia permise che il giorno 2 novembre ogni sacerdote celebrasse tre Messe in suffragio dei defunti: la prima deve essere applicata secondo le intenzioni dell'offerente, la seconda per tutti i fedeli defunti e la terza secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.

Nulla è più conforme allo spirito di carità cristiana quanto la carità verso le anime purganti. Sono anime di genitori, fratelli, di superiori, di benefattori, di amici e conoscenti, che chiedono misericordia e sollievo nei più atroci dolori. Miseremini mei, miseremini mei, saltem vos amici mei: « abbiate pietà, abbiate pietà di me, almeno voi, o miei amici ». Queste povere anime non possono nulla per se stesse; noi invece possiamo sollevarle ed anche liberarle con poca fatica.

Pensiamo che forse un giorno ci troveremo anche noi tra quelle fiamme, ed avremo piacere che gli altri si ricordino di noi. Facciamo dunque agli altri quello che vorremmo si faccia a noi.

Quelle anime inoltre ricambieranno dal cielo mille e mille volte il nostro atto di carità e non permetteranno che piombiamo nelle pene eterne dell'Inferno.




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venerdì 1 novembre 2019

Tutti i Santi


 Salve a tutti prima di andare avanti ricordiamo che ognuno è libero e deve sentirsi libero di festeggiare questo periodo come meglio crede, la tolleranza è la chiave di tutto.

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La festa di oggi ha per oggetto la glorificazione di tutti i Santi che sono in cielo: Angeli, Martiri, Confessori, Vergini. La sua origine viene dalla commemorazione di tutti i martiri che fin dal secolo quarto si faceva in alcune chiese particolari.

Bonifacio IV nel secolo sui chiese ed ottenne dall'imperatore Foca il Pantheon che Marco Agrippa aveva dedicato a Giove Vendicatore e lo consacrò dedicandolo a Maria SS. Regina di tutti i Martiri. Il tempio venne chiamato S. Maria ad Martires e nella Chiesa di Roma fu stabilita la festa della dedicazione per il giorno 13 maggio.

Terminata l'epoca della persecuzione, si senti il bisogno di presentare all'imitazione dei fedeli anche le anime che si erano santificate nelle condizioni di tempo e di luogo comuni a tutti. Con questo nuovo indirizzo, la festa di tutti i Martiri venne trasportata dal 13 maggio al I novembre, e dedicata a tutti i Santi del paradiso.

Per quanto sia grande il numero dei Santi di cui la Chiesa celebra la festa nel corso dell'anno, è certo molto più grande il numero di coloro dei quali non conosce il nome, le virtù, i meriti. Quante anime sante di tutte le età, di tutte le condizioni sociali, presso tutti i popoli! Santi nella gerarchia ecclesiastica, nei deserti, nei monasteri, tra i professionisti, tra gli operai, tra le donne di casa, tra i poveri, tra gli ammalati! Quanti servi fedeli di Dio nascosti nell'oscurità di una vita umile e sconosciuta! Quante anime grandi pur tra le occupazioni più basse e più comuni! Santi che Dio ha pienamente ricompensati! Era quindi giusto che la Chiesa li celebrasse ed onorasse, e ciò fece con l'istituzione della presente solennità.

In tal modo, tra quella immensa folla di cui parla l'evangelista S. Giovanni, « che nessuno può contare, di tutte le genti,_ tribù e popoli e lingue che stanno davanti al trono e davanti all'Agnello, rivestiti di bianche vesti, con le palme nelle mani » noi veneriamo quei virtuosi che nell'oscurità della loro condizione e tra privazioni di ogni sorta condussero una vita innocente e santa; quelli che non si sono lasciati abbagliare dalle cose del mondo, ma le hanno stimate nella loro realtà; rendiamo omaggio a quelle persone che pur tra gli splendori e gli onori mondani si sono conservate umili e pure; veneriamo quelli che si son fatti santi seguendo con purità di cuore le massime del Vangelo; onoriamo i nostri fratelli, che nella stessa casa, con le stesse regole di vita, con le medesime passioni, con le stesse tentazioni ed ostacoli, hanno raggiunto il cielo ed ora godono perfetta felicità. Certo, questa folla immensa che noi oggi festeggiamo, questa turba innumerevole di eroi che hanno raggiunto la mèta, pur passando attraverso le difficoltà della vita presente, devono essere per noi di grande consolazione e di incitamento ad imitarli. 







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giovedì 31 ottobre 2019

Santa Lucilla di Roma

 Oggi festaggiamo un altro santo



Lucilla nacque all'alba dell'Era Cristiana, quando chi portava la luce della nuova fede veniva perseguitato da coloro che l'avrebbero voluta spegnere, convertendo il nome di Lucia in quello di Crepusca.

Su Santa Lucilla però non brilla che la luce del suo bellissimo nome. Di lei, Martire, non si sa nulla di preciso, o meglio si sa soltanto quello che la leggenda ha intessuto con fili luminosi, ma puramente fantastici.

Quasi certamente fu lo stesso nome di Lucilla a suggerire la leggenda. Perciò si narra d'un tribuno romano, di nome Nemesio, che avrebbe avuto una figlioletta nata cieca.

Egli avrebbe chiesto per la propria figlia, al Papa Santo Stefano, non la luce fisica degli occhi, ma quella soprannaturale dell'anima, cioè il Battesimo.

A battezzare colei che prenderà il nome di Lucilla è San Valentino patrono degli innamorati. Oltre a battezzare la ragazza miracolosamente Valentino riuscì anche a donarle nuovamente la vista.

Padre e figlia si sarebbero fatti così cristiani. Anzi, il Papa avrebbe consacrato diacono il padre di Lucilla. Ma la luce della piccola cristiana avrebbe brillato poco in terra, e si sarebbe accesa invece in Cielo, dopo il martirio, subito, dal padre e dalla figlia, sotto l'Imperatore Valeriano.

Il Papa Santo Stefano avrebbe fatto sotterrare i due corpi decapitati del padre e della figlia in un luogo segreto, di dove il Papa Sisto II li avrebbe fatti esumare, il 31 ottobre, per dar loro una più degna sepoltura, lungo la via Appia.

La festa di oggi ricorderebbe dunque non il martirio di Nemesio e di Lucilla, ma la traslazione delle loro reliquie.

Dalla via Appia, i corpi dei due Martiri furono poi nuovamente esumati da Gregorio IV e sepolti, con grande onore, nella diaconia di Santa Maria Nuova, insieme con altri Martiri romani.

Anche queste ripetute traslazioni sembrano avere un significato simbolico. La piccola Lucia, cioè Lucilla, nata cieca e illuminata dalla fede, sarebbe stata più volte riportata alla luce del mondo, perché la scintilla della sua santità segnasse l'itinerario trionfale del Cristianesimo: « nato all'alba », tenuto da prima nascosto, poi avviatosi lungo le vie consolari, e finalmente affermatosi sulla terra, con le sue Chiese, diventate tante fiaccole di carità, accese sul mondo pagano, ormai condannato al crepuscolo.




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mercoledì 30 ottobre 2019

San Germano di Capua

Per i numeri fortunati e sapere cosa vi riserva il futuro non dimenticate di seguirci su Tlelemax e su facebook.

 

«Mentre il venerabile padre [san Benedetto] fissava con intensità il suo sguardo su questo fulgore di luce, vide l'anima di Germano, vescovo di Capua, portata dagli angeli in cielo dentro una sfera di fuoco» (san Gregorio Magno, Dialoghi).

Il VI secolo è molto importante per lo sviluppo dell'organizzazione della Chiesa in Italia. Si fa strada la distinzione tra la diocesi, presente nelle città, e la pieve, nelle zone rurali. Emergono inoltre alcune figure di vescovi che sono ricordati da san Gregorio Magno come uomini di Dio in gradc di svolgere la cura d'anime continuando a tendere alla perfezione cristiana e alla contemplazione.

Nato nel V secolo da famiglia agiata, Germano si privò dei suoi beni per darli ai poveri. Condusse poi vita ascetica fino al 516, quando venne eletto vesccvo di Capua. Amato nella sua diocesi, svolse una missione diplomatica particolarmente deli-cata.

Su mandato di papa Ormisda si recò a Costantinopoli per cercare di mettere termine allo scisma iniziato dal patriarca Acacio. Nel tentativo di giungere all'unità con quanti si rifiutavano di accettare il concilio di Calcedonia, il patriarca aveva composto una formula di unione respinta da papa Felice Il e dalle chiese d'Occidente. La trattativa cui partecipò Germano andò a buon fine.

L'imperatore Giustino e il patriarca Giovanni sottoscrissero il documento proposto da papa Ormisda e venne superata una divisione che durava ormai da due aenerazioni. Ritornato nella sua diocesi, il vescovo condusse vita ascetica fino alla morte, avvenuta nel 541. Per gratitudine i fedeli Io seppellirono nella chiesa di Santo Stefano e lo venerarono come santo.



Le dirette saranno su Telemax salvo eccezioni, per i numeri fortunati potrete chiamare in diretta, potrete seguirci anche su facebook, potrete chiamare in diretta, e durante la settimana al 3395904011

martedì 29 ottobre 2019

Sant' Onorato di Vercelli

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Alla morte del vescovo Limenio, avvenuta nel 396, la comunità vercellese fu agitata e sconvolta da gravi discordie, che impedirono la designazione del nuovo candidato, protraendo a lungo la vacanza della sede.

Accresceva il turbamento l'azione disgregatrice di due monaci apostati milanesi arrivati a Vercelli a diffondere i loro errori circa la disciplina ascetica e la continenza, contestando la riforma voluta dal defunto vescovo in merito alla disciplina ascetica e al celibato dei sacerdoti, idee già presenti nella regola di vita del clero voluta dal grande Sant'Eusebio. Soffiando sul fuoco delle divisioni intestine, alimentarono con false dicerie il risentimento verso Sant'Ambrogio di Milano, presentandolo come responsabile delle agitazioni e della ritardata elezione del nuovo vescovo.

Sant'Ambrogio intervenne dapprima con la lunga, severa e ammonitrice epistola Ad ecclesiam vercellensem, che fu l'ultimo suo scritto, sul declinare del 396, e poi di persona per porre decisamente termine alla contesa e alla vacanza. La scelta del candidato cadde sul virtuoso Onorato, membro del cenobio e da tutti stimato; e tale felice designazione pacificò gli animi, anche quelli di coloro che avevano indicato in Ambrogio il responsabile della lunga vacanza.

Onorato nutrì per il grande vescovo di Milano sentimenti di filiale gratitudine e devozione, e quando questo cadde infermo, all'inizio della primavera del 397, accorse a Milano per assisterlo. Paolino, biografo di Ambrogio, afferma che Onorato giunto a Milano presso il suo grande protettore, gli amministrò il santo Viatico, dopo di che Ambrogio serenamente spirò.

Dell'azione pastorale di Sant'Onorato è testimonianza un carme, inciso sulla lastra sepolcrale della sua tomba, posta nella cattedrale cittadina accanto a quelle di Eusebio e Limenio.

Nel testo Onorato è descritto come degno discepolo del maestro Eusebio, del quale aveva condiviso le pene dell'esilio e del carcere e come predicatore della ortodossa dottrina cattolica contro gli influssi ariani ancora presenti e gli errori di Gioviniano. Oltre alla dottrina sicura, Onorato diede esempio di vita santa e di zelo pastorale.

Il suo episcopato durò circa un ventennio e si concluse il 29 ottobre 415, giorno in cui ancora è ricordato nel calendario liturgico delle diocesi di Vercelli e di Milano.

Le sue reliquie riposano sotto la mensa di un altare laterale della cattedrale di Vercelli. L'iconografia del santo, nelle tipiche sembianze di un anziano santo vescovo, ha un tratto specifico nel presentarlo mentre comunica Ambrogio morente.

PRATICA. Oh Signore concedici la grazie di essere ubbidienti ai tuoi comandamenti come il nostro Santo Onorato



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lunedì 28 ottobre 2019

Santi Simone e Giuda



 Auguriamo buon weekend a tutti


S. Simone fu soprannominato Cananeo o Zelote per distinguerlo da S. Pietro e da S. Simone, che succedette a S. Giacomo il Minore nella sede vescovile di Gerusalemme. Dopo la sua chiamata fu zelantissimo per la gloria del Maestro. Egli mostrò una santa indignazioné contro quelli che disonoravano colla loro condotta la fede che professavano. Il Vangelo parla poco di questo santo Apostolo; tutto quello che riferisce di lui è che il Divin Maestro lo ammise nel numero dei suoi Apostoli.

Egli ricevette insieme agli altri lo Spirito Santo nel gran giorno della Pentecoste e fu sempre fedelissimo alla sua vocazione. Predicò la divina parola ai popoli dell'Egitto e della Mauritania. Recatosi nella Persia fu assalito da sacerdoti idolatri e da quelli crocifisso dopo aver sofferto i più atroci tormenti per il santo nome di Gesù Cristo. Si ritiene che gran parte delle sue reliquie si trovino nella chiesa di S. Pietro a Roma e nella cattedrale di Tolosa.

S. Giuda, soprannominato Taddeo per non confonderlo col traditore del Signore, era figlio di Cleofa e di Maria, cugina della Beatissima Vergine; parente quindi del Divin Redentore, al quale fu caro non tanto per i vincoli del sangue, quanto piuttosto per il disprezzo del mondo e per l'ardore del suo zelo. Dopo la discesa dello Spirito Santo, predicò nelle Indie, nella Samaria, nella Siria; ma soprattutto nella Mesopotamia. Nell'anno 62, il santo Apostolo fece ritorno a Gerusalemme.

Passato nella Persia, operò gran bene colla sua parola ispirata. Tra le conversioni quivi operate va ricordata quella di tutta la famiglia reale e di molti dignitari della corte, che ricevettero il battesimo dalle sue mani. Aprì chiese e fondò una comunità di fedeli, in Babilonia. In Persia subì il martirio suggellando col sangue i suoi insegnamenti.

Ci lasciò una bellissima lettera indirizzata a tutte Ie chiese dell'Oriente, in particolare ai Giudei convertiti che furono l'oggetto principale delle sue apostoliche fatiche. In essa si rivela il suo grande zelo per tener lontano dalla Chiesa ogni errore, poichè in quei tempi si erano già manifestate tre sorti di eresie: il Simonianismo, il Nicolaitismo e lo Gnosticismo. Egli si serve, descrivendo gli eretici, di forti epiteti e di similitudini molto espressive. Li chiama meteore erranti, che dopo un effimero bagliore vanno a perdersi nella notte eterna. La loro caduta deriva dall'essere mormoratori, dall'abbandonarsi all'orgoglio, all'invidia, all'amore dei piaceri sensuali, e dalla negligenza nel mortificare le proprie passioni.

L'Apostolo esorta i fedeli a trattar con molta compassione quelli che hanno errato; a distinguere i falli che derivano da malizia da quelli che nascono da debolezza; ad allontanare gli uomini dalle eresie e dai vizi. Egli vuole che ci stia sempre innanzi agli occhi l'obbligo che abbiamo di erigere l'edificio spirituale della carità, crescendo nell'amor di Dio, ed implorando la sua misericordia per i meriti infiniti di N. S. Gesù Cristo.

PRATICA. A imitazione dei due Apostoli, professiamo e difendiamo la fede cattolica senza rispetto umano.

PREGHIERA. O Dio, che per mezzo dei tuoi beati Apostoli Simone e Giuda ci hai concesso di giungere alla conoscenza del tuo nome, concedici di celebrare con frutto la loro gloria eterna e di trarne profitto.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa dei santi Simone e Giuda, Apostoli: il primo era soprannominato Cananeo o “Zelota”, e l’altro, chiamato anche Taddeo, figlio di Giacomo, nell’ultima Cena interrogò il Signore sulla sua manifestazione ed egli gli rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».


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domenica 27 ottobre 2019

Sant' Evaristo

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Questo santo Pontefice, che per nove anni sedette sulla cattedra di S. Pietro, illustrò la Chiesa con savie disposizioni, non meno che colla sua santa vita, coronata dalla palma del martirio.

Nacque, Evaristo, in Grecia da padre ebreo. Nella sua giovinezza frequentò le principali scuole della sua dotta patria, ed alla cultura filosofica e letteraria unì lo studio della dottrina cristiana. Iscrittosi fra i catecumeni, ricevette il santo battesimo e divenne egli pure zelantissimo apostolo della fede, dapprima fra i suoi connazionali e poscia in Roma, chiamatovi dal Papa Anacleto che ne aveva ammirato le doti non comuni di scienza e di zelo. Alla morte di Papa Anacleto, per l'unanime consenso dei fedeli, fu eletto a succedergli nel difficile e delicato ministero.

Gravi furono le difficoltà del suo pontificato, rese più gravi ancora dalle furiose persecuzioni suscitate dagli imperatori di Roma. La Chiesa era perciò costretta in quel tempo a svolgere le sue attività nell'oscurità delle Catacombe. Ivi si compivano le sacre funzioni, venivano conferiti gli ordini sacri, e vi si prendevano disposizioni per le più urgenti necessità.

Non si può dubitare dello zelo indefesso di Papa Evaristo, nè della sua pastorale vigilanza, ricordando quanto il grande martire Ignazio di Antiochia ci fa sapere sulla condotta dei fedeli di Roma al tempo di questo degnissimo successore di S. Pietro. Essi infatti venivano proposti ad esempio alle altre chiese della cristianità, per la purezza di dottrina, per l'ardente carità con cui s'amavano, e per l'eroico attaccamento alla fede cristiana.

Moltissime e rilevanti sono le opere compiute nella Chiesa da questo glorioso Pontefice: vanno però ricordate alcune, perchè degne di maggior rilievo.

Anzitutto, la divisione da lui fatta della diocesi di Roma in Titoli o Parrocchie, a ciascuna delle quali propose un prete cardinale.

Poi quella di avere propugnato la santificazione del matrimonio, ordinando che venisse celebrato pubblicamente e che le nozze fossero benedette dal sacerdote: disposizione che fu poi largamente illustrata da Leone XIII e da Pio XI, che ci ha donato un nuovo preziosissimo documento coll'enciclica « Casti Connubii » del 29 dicembre 1930.

S. Evaristo, durante il suo saggio governo della Chiesa, conferì tre volte i sacri ordini, consacrando quindici vescovi, diciassette sacerdoti e due diaconi.

Santamente chiuse i suoi giorni, coronati dal glorioso martirio; che subì per ordine di Traiano, l'anno 121. Le sue sacre spoglie furono deposte sul Colle Vaticano presso la tomba di S. Pietro. 




Le dirette del giovedì saranno pubblicate su facebook, e potrete seguirci anche da li.

sabato 26 ottobre 2019

San Folco Scotti

 Oggi si celebra a pochi giorni da Halloween il seguente santo
non dimenticate delle diretta del giovedì per i numeri fortunati, 

Tre giorni fa, siamo entrati con la fantasia nella chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro, a Pavia, per vedere la tomba di San Boezio, sepolto nella cripta proprio sotto l'arca del grande convertito Sant'Agostino.

L'11 di questo mese, abbiamo parlato di Sant'Alessandro Sauli, barnabita, Vescovo prima in Corsica e poi a Pavia, dove morì più di mill'anni dopo Severino Boezio, e dove è sepolto. Oggi, per la terza volta in pochi giorni, il calendario, nel suo itinerario di millenni, ci conduce di nuovo a Pavia, a questa antica signora della pianura padana, dove la potenza si è sposata nel corso dei secoli alla bellezza, e la sapienza ha dato frutti di santità.

A Pavia è sepolto San Folco, o Fulco, Vescovo come Alessandro Sauli, ma di lui più giovane di trecentocinquant'anni. Ed è sepolto non in una delle chiese del primo periodo romanico, gloria e caratteristica della capitale dei Longobardi, ma nel Duomo rinascimentale, ideato dal Bramante, architetto della Chiesa delle Grazie, a Milano, e dall'Amadeo, architetto della Certosa di Pavia.

Al confronto con gli altri tre Santi che abbiamo ricordato, Agostino, Boezio ed Alessandro Sauli, la vita e la figura di San Folco o Fulco non è molto conosciuta, e può sembrare poco interessante. Era di Piacenza, ed un particolare significativo sul suo conto è dato dal suo cognome, quello di Scotti.

Gli Scotti, che proprio da Piacenza si diffusero in tutta Italia, erano una famiglia di scori, cioè di scozzesi. Scozzesi si dicevano allora non gli abitanti della Scozia, ma quelli dell'Irlanda. Dalla verde isola cristiana, evangelizzata, come si ricorderà, nel V secolo da San Patrizio, erano poi scesi in Europa, in secoli di difficoltà politiche e di miserie morali, decine di Santi e di religiosi, come per una trasfusione di sangue fresco e vivo. E dietro ai Santi, specialmente quando le isole del Nord furono invase dai Danesi, vennero mercanti, soldati, intere famiglie, come quella piacentina degli Scotti, dalla quale, verso il 1165, nacque San Folco.

A vent'anni entrò presso i canonici regolari di Sant'Eufemia, e poiché era un giovane d'ingegno vivace, fu mandato a completare i suoi studi di teologia a Parigi, capitale intellettuale dell'Europa cristiana. Tornato a Piacenza, a 30 anni è priore di Sant'Eufemia, poi canonico, poi arciprete della cattedrale. Infine viene eletto Vescovo di Piacenza. Sei anni dopo, resta vacante la sede di Pavia. E San Folco Scotti vien consacrato Vescovo anche di questa città.

Piacenza e Pavia non erano divise soltanto dal fiume, ma anche da una ,terribile ostilità. Sono note, e ancora pittorescamente vive nella tradizione italiana, le rivalità tra città vicine. Basterebbe ricordare, sempre nella pianura padana, quella proverbiale tra Modena e Bologna. Ma la rivalità tra Piacenza e Pavia, prima di essere pittoresca e tradizionale, fu a lungo atroce e cruenta.

San Folco, piacentino e Vescovo di Pavia, fu il grande pacificatore delle due città. Pace prima di tutto interna, tra i cittadini divisi dalle fazioni politiche. Pace poi tra le due città, non più cristiane soltanto di nome.

Nel corso della sua opera pacificatrice, San Folco morì, nel 1229. Altro non si sa sul suo episcopato. Ma quello che si sa, e soprattutto la sua opera di padre affettuoso, basta a giustificare la fama e il culto che il discendente degli Irlandesi ha guadagnato in terra lombarda, ricca di sapienza e di santità. 





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venerdì 25 ottobre 2019

Santi Crisante e Daria




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Crisante e Daria erano due nobili sposi romani ricchi di doti naturali e di ricchezze. Conosciuta la religione cristiana, il marito ebbe cura di istruire anche la sua sposa Daria e questa, abbracciata la fede cattolica, fu tutto zelo col marito per conquistare alla verità le matrone romane che aveva modo di avvicinare.

Il loro zelo e la loro opera furono efficacissimi tra la moltitudine dei pagani, e le conversioni furono innumerevoli sia tra gli uomini per opera di Crisante, che fra le donne per opera della sua santa sposa Daria.

Ma la loro opera non poteva restare nascosta in tempo di persecuzione, per cui essendone venuto a conoscenza il prefetto Cirino, furono fatti arrestare e dati in mano al tribuno Lisia perchè facesse loro rinnegare la fede ed in caso contrario li giustiziasse.

Arrestati dai soldati del prefetto, furono entrambi sottoposti ai tormenti. Ma la loro invitta costanza trionfò di ogni ostacolo. Incatenati mani e piedi e gettati in una tetra prigione, ebbero per miracolo spezzate le catene. Allora furono esposti ai cocenti raggi del sole immobilizzati in una pelle di bue: ma anche questo supplizio non li fiaccò, per cui trasportati di nuovo in carcere furono nuovamente stretti da catene. Però anche questa volta il Signore spezzò i loro ceppi, ed una luce vivissima illuminò il loro tetro carcere. Daria poi, tratta dalla prigione, fu condotta in un luogo di malavita : ma un leone mandato da Dio le si pose al fianco e la liberò da ogni offesa dei cattivi.

Vedendo che nulla poteva rimuoverli dalla loro fede e dalla loro invitta costanza, il giudice li fece condurre in una arenaria di via Salaria, e quivi scavata una fossa vi furono immersi fino al capo e poi lapidati dalla turba dei fanatici pagani. In tal modo essi dettero a Gesù la loro suprema testimonianza di fedeltà e amore.

I loro corpi, raccolti religiosamente dai fedeli, vennero custoditi come preziose reliquie e sepolti nelle catacombe in mezzo ai loro fratelli di fede. 



Buon weekend

giovedì 24 ottobre 2019

Sant' Antonio Maria Claret

 Un racconto che ci arriva dalla Spagna



Era il 24 dicembre 1807. Nel piccolo paese di Sallent (Barcellona) veniva alla luce Antonio M. Claret.

Ottimi genitori i suoi: onesti, laboriosi, fiduciosi nella Provvidenza Divina. Se la radice era sana, il frutto fu squisito. Antonio si distinse presto per la devozione alla Vergine e all'Eucarestia. Spesso con la sorella si recava nel vicino Santuario e recitava devotamente il S. Rosario. Maria gradiva quest'omaggio. Si dice infatti che fu salvato dalla Vergine mentre i flutti del mare stavano per inghiottirlo.

Le buone doti d'animo coltivate per mezzo di una accurata educazione familiare maturarono in lui la vocazione al sacerdozio. Con una volontà tenace e costante seppe superare gli ostacoli. Tra un'occupazione e l'altra trovava il tempo per applicarsi agli studi del latino. Ebbe la consolazione di trovarsi molto presto libero dal mestiere di operaio tessile e così poter prepararsi al sacerdozio.

Il 13 giugno 1835 saliva l'altare per celebrare la Prima Messa. Mosse i suoi primi passi di levita nella natia Parrocchia di Sallent, ove, dopo brevissimo tempo, venne proposto come Vicario ed Economo Spirituale. Qui concepì il desiderio di fondare una nuova Congregazione i cui membri si spargessero per il mondo a portare la buona novella. Ma le ristrettezze finanziarie, in seguito alla guerra civile, non permisero al Claret l'attuazione del suo disegno.

Solo più tardi potrà dare inizio alla nuova Congregazione dei Missionari, Figli dell'Immacolato Cuore di Maria. In quest'opera egli profuse il suo grande cuore. Fu padre, maestro e sapiente guida a quanti venivano a mettersi sotto il vessillo del Cuore Immacolato di Maria.

Fu pure grande apostolo della penna e della stampa. Di lui dobbiamo citare, oltre i numerosi volumetti di devozione e di dottrina cristiana utili per tutti, i vari opuscoletti intorno alla Madonna, per i quali la Vergine gli espresse personalmente la sua gratitudine. Nel 1848 fondò in Barcellona una tipografia che stampò tra l'altro 50 edizioni in catalano e 69 in spagnolo (tutte di 10 o di 15 mila copie) della « Via retta e sicura per andare al cielo », prezioso libro di pietà scritto dal Santo. Sono circa 120 i libri ed opuscoli, che diede alla luce, dei quali sono stati stampati oltre 7.715.800 volumi, senza tener conto delle altre 160 edizioni fatte a Cuba, a Madrid e altrove.

Nominato Arcivescovo di Cuba, continuò a esercitare l'apostolato della stampa e si applicò con zelo intrepido ad arginare il dilagare continuo dell'immoralità. Operò con grande fermezza, con tanta carità, ma soprattutto con un profondo amore alla Vergine, per la cui protezione sfuggì a numerosi attentati organizzati dalla massoneria.

Nel 1855 sempre a Cuba fondò con la Venerabile Maria Antonia Paris le Religiose di Maria Immacolata Missionarie Clarettiane e nel 1857 lasciò Cuba per rientrare a Madrid come confessore della Regina di Spagna, continuando ad esercitare l'apostolato della predicazione in favore di ogni categoria di persone. I massoni non cessarono di perseguitarlo e calunniarlo nei modi più infamanti. Neppure sul letto di morte lo lasciarono in pace. 



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lunedì 21 ottobre 2019

Sant' Orsola e compagne





La festa di Halloween è una ricorrenza di origine celtica celebrata la sera del 31 Ottobre, che nel XX secolo ha assunto negli Stati Uniti le forme spiccatamente macabre e commerciali con cui è divenuta nota. L'usanza, molto influenzata dalle nuove tradizioni statunitensi, si è poi diffusa in molti Paesi del mondo e le sue manifestazioni sono molto varie: si passa dalle sfilate in costume ai giochi dei bambini, che girano di casa in casa recitando la formula ricattatoria del trick-or-treat (dolcetto o scherzetto, in italiano).
Caratteristica della festa è la simbologia legata alla morte e all'occulto, di cui è tipico il simbolo della zucca con intagliata una faccia sorridente e illuminata da una candela o una lampadina piazzata all'interno.

Prepariamoci a celebrare questa festa, ricordandoci che non è una festa sacrilega informiamoci poco a poco e festeggiamo divertendoci, con i nostri cari oppure fate una gita al lago, l'Italia è bellissima e suggestiva anche in autunno, e poi tra poco sarà Natale quale migliore occasione per prendere qualche regalo in anticipo.

Ogni giorno fino alla fatidica data ci sarà un'informazione in più presa da internet, e non mancheremo mai di citare gli autori.

Adesso parliamo del santo del giorno

 Lo stuolo glorioso delle vergini capitanate da S. Orsola si crede che fosse di undicimila; ma ancorchè non ci sia pervenuto il numero preciso, tuttavia è certissimo il fatto del martirio che esse subirono pel nome di Gesù Cristo, martirio che la Chiesa annualmente commemora e festeggia.

Queste eroiche figlie della Chiesa, raccolte in Bretagna per ordine dell'imperatore Massimo, erano destinate spose ai duci e ai soldati britanni incaricati di fondare una colonia dove l'impero era maggiormente esposto alle continue scorrerie e feroci devastazioni delle milizie barbariche.

Affidate perciò ad Orsola, nobile principessa, salirono sulle navi che dovevano trasportarle al luogo designato.

Ma Dio, negli altissimi ed arcani suoi disegni, aveva ben più nobili progetti sulle giovanette Durante la traversata, infatti, ecco levarsi d'improvviso una si furiosa tempesta, che minacciò di farle naufragare. Le navi, sbattute da ogni parte da minacciosi flutti, vennero infine sospinte, per divina disposizione, sulle coste della Germania, allora occupate dagli Unni, feroci pagani, odiatori del Cristianesimo. Quei barbari, quasi belve sitibonde di piacere e di sangue, si gettarono sulle giovani, ma vinti dall'avvenenza delle fanciulle, tentarono con lusinghe e poi con minacele di violare la loro verginità.

Vano però riuscì ogni tentativo. Quelle eroiche vergini resistettero con fortezza agli assalti dei nemici, e animate dal coraggioso esempio e dalle esortazioni di Orsola preferirono il martirio piuttosto che macchiare la loro onestà e perdere la fede.

Presi allora da satanico furore, i soldati si gettarono sulle inermi vittime, e dopo averle torturate coi più crudeli tormenti, le passarono a fil di spada. Ciò avvenne sulla fine del secolo 'v, nei pressi della città di Colonia, che ancor oggi gelosamente custodisce le gloriose reliquie di quelle eroine della fede e della castità.

Sul suolo bagnato dal sangue virgineo di Orsola e delle sue degne compagne venne poscia edificata una sontuosa basilica, che fu in ogni tempo mèta di devoti pellegrinaggi.

Fu S. Orsola che ispirò alla bresciana S. Angela Merici di istituire e donare alla Chiesa una nuova Congregazione religiosa (detta delle Orsoline, appunto perchè la fondatrice propose S. Orsola come modello e patrona delle sue figlie), per il difficile e sublime compito dell'educazione della gioventù femminile. Come infatti S. Orsola seppe guidare alla vittoria quella schiera eletta di sante vergini, così protegge ora l'odierna gioventù femminile, attorniata da mille pericoli, facendola strumento di bene nella famiglia e nella società.

PRATICA. Aiutiamo le opere per l'educazione della gioventù.

PREGHIERA. Concedici, te ne preghiamo, o Signore Dio nostro, di venerare con incessante devozione i trionfi delle tue sante vergini e martiri Orsola e compagne; e giacchè non possiamo onorarle degnamente, offriamo almeno frequentemente i nostri umili omaggi.




Fonti Wikipedia e vaticane




mercoledì 16 ottobre 2019

Oggi Celebriamo l'onomastico di S.Margherita


 Dopo l'improvvisa pioggia di stanotte oggi c'è per fortuna di nuovo il sole


Questa grande Santa fu la confidente del S. Cuore. Nacque il 22 luglio dell'anno 1647 da onorata famiglia, in un piccolo villaggio della diocesi di Autun. Accesa di amore per la Vergine e per l'augusto Sacramento dell'Eucarestia, giovanetta ancora, consacrò a Dio la sua verginità.

All'età di 15 anni, attraversò un periodo di rilassamento: l'amore umano e l'amore divino sembrava che se la contendessero; ma alla fine quest'ultimo trionfò. Iddio l'aveva eletta per rivelarle i tesori ineffabili del suo Cuore. A 23 anni entrò nel monastero della Visitazione in ParayleMonial. È qui dove incominciano le più sublimi ascensioni nella via della santità e dove ammiriamo le visioni e le conversazioni di Margherita col suo Celeste Sposo.

Da parte sua si teneva in grande umiltà e nutriva una devozione particolarissima verso la passione di Nostro Signore. Sentiva compassione per le grandi offese che continuamente laceravano il Cuore Sacratissimo di Gesù e voleva ripararle. Un giorno, mentre pregava ai piedi del Crocifisso, Gesù le mostrò il suo Cuore, acceso di fiamme e circondato di spine, e le disse: « Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e dai quali non riceve che ingratitudini ».

Margherita si adoperò in tutti i modi per propagare la devozione al Sacro Cuore. Non mancarono le pene e le lotte. S. Claudio de la Colombière, suo confessore, la aiutò e così il suo apostolato passò le mura del monastero e si diffuse nel mondo.

Molte sono le promesse che il Sacro Cuore per mezzo di S. Margherita fece ai fedeli che praticano questa devozione. Fra tutte spicca « La Grande Promessa »: « Tutti coloro che si comunicheranno nei primi venerdì di nove mesi consecutivi avranno la grazia della perseveranza finale; non morranno in mia disgrazia, nè senza ricevere i Ss. Sacramenti. Io stesso sarò loro sicuro asilo in quell'ora ».

Il 17 ottobre del 1690, Margherita, quasi consunta dall'amor di Dio, spirò serenamente nel dolcissimo amplesso di quel Cuore che tanto aveva amato. Moltissimi furono i miracoli operati per la sua intercessione e Benedetto XV l'iscrisse tra i Santi. Il Sommo Pontefice Pio XI ne estese l'Ufficio a tutta la Chiesa.

PRATICA. Facciamo i primi nove venerdì per assicurarci la salvezza eterna.

PREGHIERA. Signore Gesù Cristo, che le investigabili ricchezze del Cuor tuo mirabilmente rivelasti alla beata vergine Margherita Maria, da' a noi per i meriti e l'imitazione di lei, che amando te in tutte e sopra tutte le cose, meritiamo di vivere perennemente nel tuo Cuore.

MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Margherita Maria Alacoque, vergine, che, entrata tra le monache dell’Ordine della Visitazione della beata Maria, corse in modo mirabile lungo la via della perfezione; dotata di mistici doni e particolarmente devota al Sacratissimo Cuore di Gesù, fece molto per promuoverne il culto nella Chiesa. A Paray-le-Monial nei pressi di Autun in Francia, il 17 ottobre, si addormentò nel Signore.




fonti wikipedia e vaticane

lunedì 7 ottobre 2019

Oggi Festeggiamo !

Sull'onda dell'entusiamo della giornata 'Green' festa non è mai stata tanto sentita, anche se non è tanto il giorno di questo santo, ma S.Francesco stesso vorrebbe che si festeggi il giorno degli animali e non in suo nome.

 
S. Francesco nacque ad Assisi l'anno 1182 da Pietro Bernardone e da madonna Pica, ricchi commercianti. La sua nascita fu circondata da avvenimenti misteriosi: un mendicante, presentatosi a madonna Giovanna Pica, pochi giorni prima della nascita di Francesco, le disse: « Fra queste mura spunterà presto un sole... »; il giorno stesso della nascita, essendo la madre oltremodo accasciata per i dolori del parto, un altro pellegrino le disse: « Tutto andrà bene, purchè la madre sia condotta nella stalla », e così avvenne. Un altro giorno fu udito pér le vie di Assisi un romito che gridava: « Pace e bene, pace e bene! » il futuro motto di Francesco. La dolce madonna Pica taceva e pregava, pensando: cosa mai sarà di questo fanciullo così prediletto da Dio?

  Intanto Francesco cresceva vivace, allegro, amante delle spensierate brigate, delle laute cene, dei suoni e dei canti. Siccome gli affari andavano bene, il padre lo avviò alla mercatura. Di ingegno vivace, riusciva a meraviglia; combattè anche contro Perugia e sostenne lunga prigionia.

  La grazia di Dio intanto lavorava. Un giorno gli amici, vedendolo assorto, gli domandarono: « Pensi a prendere moglie? ». « Sì, rispose Francesco, e sposerò la donna più bella e più amabile del mondo ». Si riferiva a « madonna povertà »! Una mattina, è colpito, in una chiesetta di campagna, da un brano del Vangelo, che dice: "Non tenere né oro né argento né altra moneta; non borse, non sacchi, non due vesti, non scarpe, non bastone". Si spogliò di tutto, diede quanto aveva in elemosina, e a suo padre che l'aveva citato davanti al Vescovo, diceva rendendogli anche i vestiti: « Finora ho chiamato Pietro di Bernardone mio padre, d'ora in poi a maggior ragione dirò: Padre mio che sei nei cieli ». Esce all'aperto e, immediatamente. mette in pratica il consiglio evangelico. Si scalza, s'infila una tunica contadinesca, getta la cintura di cuoio e al suo posto s'annoda sui fianchi una corda. (La cintura di cuoio era nel medioevo la parte più importante dell'abito, tanto importante che Dante. quando vorrà lodare la rude semplicità dei vecchi fiorentini, li dirà "cinti di cuoio e d'osso")

  Da quel giorno l'eroismo di Francesco non ebbe più limiti: i poveri, i lebbrosi, gli ammalati di ogni specie furono la sua parte életta. Fu trattato da pazzo, percosso, vilipeso, maledetto, ed egli ricambiava tutto con preghiere, carità, amore. Ai suoi seguaci che volle chiamare « Frati Minori » insegnava il lavoro, l'elemosina, la preghiera e la povertà più assoluta.

  Dove passò portò la benedizione di Dio: la pace fra le fazioni e l'amore fra i nemici: convertì peccatori, salvò miserabili, protesse oppressi. 


 I tre voti francescani, obbedienza, povertà e castità, non erano pesi che il figlio di Pietro Bernardone prendeva sulle sue grame spalle e che imponeva ai compagni d'avventura. Al contrario, quei voti rendevano lui e i suoi seguaci più presti e leggeri. L'obbedienza scioglieva da ogni dubbio; la povertà liberava da ogni cupidigia; la castità sollevava da ogni impegno carnale. I vizi contrari a quei voti, cioè la superbia, l'avarizia e la lussuria, erano tre mostruose fibbie, che imbrigliavano l'uomo mondano.

  Benedetto dal papa, estese ovunque ed a tutti la sua opera; istituì le Clarisse; fondò e diffuse il Terz'Ordine. Andò fra i Turchi: mandò apostoli dappertutto a portare «pace e bene ». Alla Verna, Dio impresse sul suo servo fedele il segno del suo amore: le sacre stimmate.

  Compose laudi in onore del suo Dio perchè esclamava: « L'amore non è amato, l'amore non è amato! ». Morì, benedicendo i suoi figliuoli e la sua cara città di Assisi, il 4 ottobre 1226.

  Fu chiamato il più santo degli Italiani, e il più Italiano dei santi; assieme a S. Caterina da Siena è il grande protettore della nostra amata patria.

PRATICA. Ad onore di S. Francesco facciamo oggi una mortificazione ed una elemosina.

PREGHIERA. O Dio, che per i meriti di S. Francesco accrescesti la tua Chiesa di una nuova famiglia, concedici di disprezzare a suo esempio le cose terrene, e di poter partecipare alla gioia dei doni celesti.

MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Assisi, in Umbria, il natale di San Francésco, Levita e Confessore. Fondatore di tre Ordini, cioè dei Frati Minori, delle Povere Donne, e dei Fratelli e delle Sorelle della Penitenza. La sua vita, piena di santità e di miracoli, fu scritta da san Bonaventura.

San Francesco e il Natale

  La natura fantastica del "giullare di Dio" e insieme la sua intuizione didattica si manifestarono specialmente nella più poetica rappresentazione ideata in un bosco, cioè nel Presepio di Greccio.

  Per Francesco il Natale era la festa delle feste, appunto perché Dio stesso, con la sua adorabile incarnazione, scendeva in terra, e si faceva fratello degli uomini. Frate, non monaco. L'eterno entrava nel tempo; l'immobile diventava viandante. Dal Natale in poi, tutte le strade sarebbero state come quella d'Emmaus.

  Il santo dell'umiltà si commuoveva all'idea dell'infinita umiliazione di Dio che si fa uomo. Il santo della povertà piangeva al pensiero dell'estrema indigenza di Gesù, nato in una stalla. E finalmente, il santo della perfetta letizia si rallegrava al ricordo dell'Alleluia celeste.

  Il Natale era dunque la festa più francescana dell'anno liturgico. Vi si celebrava l'umiltà, la povertà e l'innocenza. I tre voti francescani brillavano, con meraviglioso fulgore, nel cielo natalizio.



  "Se io potessi parlare all'imperatore," diceva Francesco "vorrei pregarlo di emanare un comando generale, perché tutti coloro che lo possono, spargano per le vie frumento e granaglie nel giorno di Natale, sicché in quel giorno di tanta solennità gli uccelli abbiano cibo in abbondanza". Anche questo sarebbe stato un modo di rendere evidente la gioia natalizia, comunicandola, attraverso il cibo, anche agli abitanti dell'aria.

  Un anno, il Natale cadeva di venerdì e fra' Monco, il cuciniere, fu in dubbio se fare, in quel giorno, di grasso o di magro. "Faresti peccato, o fratello" gli gridò Francesco "chiamando venerdì il giorno in cui è nato Gesù. Vorrei che in un giorno come questo mangiassero carne anche le pareti e, non potendo, ne fossero almeno unte di fuori!"

  Soltanto la fantasia d'un uomo sobrio e continente come lui poteva immaginare qualcosa di simile.

  Nell'inverno del 1223 ebbe finalmente l'idea della prima sacra rappresentazione. Mandò a chiamare il signore di Greccio, Giovanni Velita, e gli disse: "È mio pensiero rievocare al vivo la memoria di quel Bambino celeste che è nato laggiù in Betlem, e suscitare davanti al suo sguardo e al mio cuore gl'incomodi delle sue infantili necessità: vederlo proprio giacere su poca paglia, reclinato in un presepio, riscaldato dal fiato di un bue e di un asinello".

  Così, la notte di Natale del 1223, nel bosco di Greccio, avvenne la prima rappresentazione natalizia inventata da San Francesco: il Presepio.

  Un sacerdote celebrò la Messa di mezzanotte sopra una mangiatoia. San Francesco, non essendo sacerdote, ma soltanto diacono, cantò il Vangelo della Nascita, e lo spiegò al popolo, accorso nel bosco di Greccio con fiaccole accese.

  Chiamava Gesù " il bambino di Betlem ", e nel pronunziare queste parole — narra il suo primo biografo — sembrava una pecora che belasse "talmente la sua bocca era ripiena, non tanto di voce, quanto di dolce affetto". "E nominando il Bambino di Betlem, oppure dicendo Gesù, lambivasi con la lingua le labbra, quasi a gustare e deglutire la dolcezza di quel nome."

 San Francesco e gli animali

San Francesco chiamava gli animali «i nostri fratelli più piccoli». Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perché con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch'essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. Perché non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant'Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati.

Un giorno S.Francesco andò alla elemosina assieme a frate Massèo e i due si imbatterono in un uomo che portava al mercato due agnelli da vendere, legati, belanti e penzolanti dalla spalle.

All'udire quei belati, il servo di Dio, vivamente commosso, si accostò, accarezzandoli, come suol fare una madre con i figlioletti che piangono, con tanta compassione e disse al padrone: "Perché tormenti i miei fratelli agnelli, tenendoli così legati e penzolanti?". Rispose: "Li porto al mercato e li vendo: ho bisogno di denaro".

E Francesco: "Che ne avverrà?". E quello: "I compratori li uccideranno e li mangeranno».

Nell'udire questo il santo esclamò: «Non sia mai! Prendi come compenso il mio mantello e dammi gli agnelli». Quell'uomo fu ben felice di un simile baratto, perché il mantello, che Francesco aveva ricevuto a prestito da un uomo proprio quel giorno per ripararsi dal freddo, valeva molto di più delle bestiole.

Infatti ogni creatura dice: Dio mi ha creato per te, o uomo! Noi che siamo vissuti con lui, lo vedevamo rallegrarsi interiormente ed esteriormente di quasi tutte le creature, così che, toccandole o mirandole, il suo spirito sembrava essere in cielo, non in terra. E per le grandi gioie che aveva ricevuto e riceveva dalle creature, egli compose, poco prima della sua morte, alcune Lodi del Signore per le sue creature, per incitare alla lode di Dio i cuori di coloro che le udissero, e così il Signore fosse lodato dagli uomini nelle sue creature»


 Dai "Fioretti" di San Francesco
  Come Santo Francesco convertì tre ladroni micidiali, e fecionsi frati; e della nobilissima visione che vide l'uno di loro,il quale fu santissimo frate.

  Santo Francesco andò una volta per lo distretto del Borgo a Santo Sipolcro, e passando per uno castello che si chiama Monte Casale, venne a lui uno giovane nobile e molto dilicato, e dissegli: "Padre, io vorrei molto volentieri essere de' vostri frati". Rispuose Santo Francesco: "Figliuolo, tu se' giovane, dilicato e nobile: forse che tu non potresti sostenere la povertà e l'asprezza nostra". Ed egli: "Padre, non sete voi uomini come io? dunque, come la sostenete voi, così potrò io colla grazia di Cristo". Piacque molto a Santo Francesco quella risposta; di che benedicendolo, immantanente Io ricevette all'ordine e puosegli nome frate Agnolo. E portassi questo giovane sì graziosamente che ivi a poco tempo santo Francesco il fece guardiano nel luogo detto di Monte Casale



 Altissimu; onnipotente bon Signore,
  tue so' le laude, la gloria e l'onore et orme benediczione.
  Ad te solo, Altissimo, se confano et nullu omu ène dignu te mentovare.

Laudato si, mi Signore, curo tucte le tue creature,
  spezialmente messor lo frate sole,
  lo quale jorna, et allumini per lui;
  et ellu è bellu e radiante rum grande splendore;
  de te, Altissimo, porta significazione.

Laudato si, mi Signore, per sora luna e le stelle;
  in celo l'hai formate clarite et preziose et belle.

Laudato si, mi Signore, per frate vento
  et per aere et nubilo et sereno et orme tempo,
  per le quale a le tue creature dai sustentamento.

Laudato si, mi Signore, per sor'acqua,
  la quale è multo utile, et umele, et preziosa et casta.

Laudato si, mi Signore, per frate focu,
  per lo quale ennallumini la nocte,
  et elio è bellu, et jucundo. et robustoso et forte.

Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre terra,
  la quale ne sustenta e governa,
  e produce diversi fructi, con coloriti fiori et erba.

Laudato si, mi Signore, per quilli che perdonano per lo tuo amore
  e sostengo infirmitate et tribulazione.
  Beati quilli che sosterranno in pace,
  ca de te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si, mi Signore, per sona nostra morte corporale,
  da la quale nullu orno vivente pò scappare.
  Guai a quilli che morrano ne le peccata mortali.
  Beati quilli che se trovarà ne le tue sanctissime voluntati;
  ca la morte secunda no '1 farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore, e rengraziate.
  e serviteli cum grande umilitate.

Fonti Vaticane e Wikipedia


Il cantico delle creature è fin da sempre studiato fin dai primi giori di scuola, per svillupare e capire l'importanza del genere animale, da parte dei bambini ma ciò non vuol dire che non riguardi anche e soprattutto noi adulti, dovremmo tutti prendere coscenza di quanto il mondo ci stia chiedendo aiuto, non abbiamo un altro pianeta Terra, questa è l'unica casa che potremmo mai avere e per il momento non si vede all'orizzonte il millenium falcon, perciò niente viaggi alla velocità della luce, ma solo voli di fantasia, come quella che dovrebbero avere i nostri figli nei confronti degli altri esseri vinenti, umani e non se l'educazione e l'importanza dell'ambiente non parte da noi nulla porà mai cambiare, dalla prossima volta vedremo anche cosa ne pensano anche in altre religioni come per esempio il buddhismo.

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