Una affermazione della numerologia avanzata da alcuni praticanti conclude che, dopo osservazioni empiriche e investigazioni, attraverso lo studio dei numeri l'uomo potrà scoprire aspetti segreti di sé stesso e dell'universo.

giovedì 31 luglio 2014

Sant' Ignazio di Loyola


Oggi piove tanto per cambiare, e festeggiamo tutti coloro che si chiamano Ignazio, quindi auguri!
Questa sera vi aspetto per l'ultima diretta, in onda su Telemax sempre dalle 23:30 a 00:00.


Nacque nel castello di Lojola, da una nobile famiglia di Spagna, l'anno 1491. 

Dopo aver dimorato per qualche tempo alla corte dei re cattolici, passò nella milizia, ove si distinse per il suo valore. 

Prescelto alla difesa di Pamplona, da prode sostenne l'assedio con un pugno di uomini, ma nel furore della mischia ebbe una gamba spezzata. 

Mentre era costretto a letto, chiese qualcuno di quei romanzi cavallereschi che allora erano in voga, ma non avendone a portata di mano gli furono dati la vita di Gesù Cristo e un libro di vita di santi. Portato più dalla necessità che dalla devozione, Ignazio incominciò a leggerli. Quei digiuni, quelle veglie, quelle mortificazioni di quegli uomini grandi davanti a Dio e davanti agli uomini, lo colpirono fino nell'intimo dell'anima. Era la grazia divina éhe entrata nel suo cuore cominciava ad operare. Tremenda fu la battaglia della natura colla grazia, ma finalmente questa prevalse e la sua vita mutò. 

Non appena ebbe forze bastevoli per reggersi in piedi cominciò ad attuare i disegni che, illuminato dalla luce divina, aveva progettato nella malattia. 

Si recò al santuario di Monserrat: quivi, ai piedi di Maria, depose spada e corazza, e, donato il ricco vestito cavalleresco ad un povero, si ritirò nella grotta di Manresa. 

Il rigore e l'austerità della vita quivi trascorsa furono grandi. Duramente provato resistette; fedele a Dio nella mortificazione, nella preghiera e nel raccoglimento, Dio lo premiò, riversando su di lui un torrente di benedizioni, di dolcezze, di grazie e di gioie, di rivelazioni, di illustrazioni straordinarie e meravigliose. Qui compose l'aureo libro degli Esercizi Spirituali, che fu ed è una perenne scuola di perfezione cristiana. 

Ignazio, fermo nel proposito di voler unicamente servire Dio, visitò la Terra Santa. Di ritorno si stabilì a Barcellona ed intraprese lo studio del latino. Passò quindi a Parigi ove trovò Saverio, Rodriguez ed altri coi quali stabilì di fondare una milizia di Cristo che chiamò « Compagnia di Gesù »; nella cappella di Montmartre emetteva i voti religiosi coi compagni. A Roma, esposta ogni cosa al S. Padre, tutto veniva approvato. Così nasceva la Compagnia di Gesù che, nel corso dei secoli, contrassegnata dalla caratteristica della persecuzione e del martirio, fiorì ovunque apportando bene immenso a tutta l'umanità. 

Con la nuova Compagnia, Ignazio mandava missionari fra gl'infedeli, difendeva la verità cattolica contro l'eresia protestante e promuoveva il rinnovamento della pietà tra i fedeli. 

Fondò anche il Collegio Germanico, e tante altre pie istituzioni che ci attestano il suo grande zelo. Più volte lo si sentì esclamare che se gli fosse stato dato di scegliere avrebbe preferito vivere incerto della beatitudine e intanto lavorare per il Signore e la salvezza del prossimo, piuttosto che morire subito colla sicurezza della gloria eterna. Esausto di forze, consumato dalla carità e pieno di meriti, il 31 luglio del 1556 passava nella patria beata a ricevere il premio dei giusti. 

PRATICA. La lettura della vita di Gesù fu per Ignazio il principio della sua conversione: leggiamola anche noi. 

PREGHIERA. Dio, che a propagare maggiormente la gloria del tuo nome, per mezzo del beato Ignazio provvedesti la Chiesa militante di nuovo sussidio, concedi che col suo aiuto e a sua imitazione noi combattendo in terra meritiamo di essere coronati con lui in cielo.

Augurando a tutti voi buone vacanze, ci rivediamo a Settembre
passate una buona buona Estate...prima che si trasformi definitivamente in Inverno

giovedì 24 luglio 2014

Santa Cristina di Bolsena

Sembra che l'estate abbia deciso di farsi vedere, le temperature sono calde e si spera duri almeno fino a fine Agosto.


Cristina nacque sulle rive del lago di Bolsena dove suo padre Urbano era governatore. 

Quest'uomo era un mortale nemico dei cristiani, e si può dire che non passava giorno senza che ne avesse qualcuno al suo tribunale. 

Dalle risposte dei Martiri, Cristina apprese le prime verità della fede. Istruita poi più profondamente da alcune píe donne, divenne un'ardente cristiana. 

La buona giovane non parlò di ciò al padre, ma un giorno, presa da compassione alla vista di un gruppo di poveri che le chiedevano l'elemosina, spezzò tutti gli idoli d'oro e d'argento di suo padre e li distribuì ai poveretti. Urbano, che già notava da qualche tempo il mutamento della figliuola, alla notizia portatagli dai servi si confermò nel dubbio che essa fosse cristiana, e, pieno di collera, la fece chiamare a — È possibile — le disse — che la tua mano si sia azzardata a spezzare i nostri da immortali? — Saranno da da burla — rispose Cristina — se una povera fanciulla li può fare in pezzi. Lascia, o padre mio, queste favole irragionevoli. — 

Ho inteso — riprese Urbano — tu sei cristiana, come già dubitavo, ma ti farò pagar caro il sacrilegio. 

— Si, sono cristiana — rispose Cristina — e niente potrà strapparmi la fede, perché Gesù Cristo mi assiste. 

Il padre crudele la fece battere con verghe e chiudere in prigione. Mandò i parenti più prossimi perché la piegassero ai suoi voleri, ma nulla ottenne. La condannò al fuoco e alla ruota contemporaneamente, ma Cristina non ne riportò alcun danno. Ordinò che fosse gettata nel lago con un sasso appeso al collo, ma essa tornò salva a riva. Nella notte seguente il padre morì. 

Il nuovo governatore, pure idolatra, inventò nuovi tormenti per martirizzare Cristina, ma vedendosi sempre vinto, giudicò meglio liberarla. 

Succedutogli il preside Giuliano, la martire fu di nuovo arrestata e condannata al fuoco, ma, rimasta illesa per miracolo, fu fatta penetrare nella gabbia dei serpenti, poi le fu strappata la lingua, e finalmente condannata ad essere trafitta con le frecce. 

La martire pregò Iddio a volerle finalmente concedere la corona del martirio, e alle prime frecce scoccate dagli arcieri, l'anima di Cristina salì al cielo a ricevere il premio delle tante battaglie vinte. 

Venne seppellita a Bolsena nella chiesa a lei dedicata, e nel 1880 Giovanni Battista De Rossi ne scoperse il sepolcro che conteneva ancora una parte delle sue reliquie. Altre reliquie della giovane Martire sono a Palermo e a Roma in S. Maria Maggiore. 

PRATICA. Sappiamo rinunciare a qualche comodità per visitare Gesù nelle chiese, ove continuamente ci attende. 

PREGHIERA. Deh, Signore, ci ottenga misericordia la beata vergine e martire Cristina, la quale ti fu sempre accetta e per il merito della castità e per il coraggio col quale ti ha confessato.

font.santodelgiorno.it

vi aspetto questa sera su telemax alle ore 23:30
ricordate di avere fede

martedì 22 luglio 2014

Santa Maria Maddalena (di Magdala)

Maria, soprannominata Maddalena dal castello di Magdala ove nacque. Molto peccò nella sua giovinezza, ma illuminata dalla divina grazia pianse i suoi falli e mutò vita. 




il personaggio più conosciuto della bibbia ancora più dei discepoli, l'unica donna che cambiò vita per seguire la parola del Messia, non si sa molto sul conto di questa donna, i dati storici non ci aiutano.
Oggi splende il sole fa caldo, comunque per ogni evenienza portatevi una giacca a vento e tenete un ombrello a portata di mano. 




Un giorno, udito che Gesù era entrato in casa di Simone il fariseo, prese un vaso d'unguento prezioso, corse dal Salvatore, si gettò ai suoi piedi, glieli lavò con le sue lacrime, li asciugò coi capelli del suo capo, li baciò, e li unse di balsamo: « Oh, se costui fosse un profeta, pensò in cuor suo il fariseo, certo saprebbe che donna è costei che lo tocca! ». 

Gesù che gli leggeva nel cuore: « Simone, disse, ho una cosa da dirti. Un creditore aveva due debitori; uno gli doveva cinquecento denari e l'altro cinquanta. Or non avendo quelli di che pagare, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più? ». « Penso, rispose Simone, colui al quale ha condonato di più ». E Gesù: « Hai risposto bene. Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua, tu non mi hai data acqua per i piedi, ma essa non finisce di bagnarli con le sue lacrime ed asciugarli con i capelli del capo ». E volto a Maddalena le disse: « Donna, molto hai amato e per questo molto ti è perdonato ». Maria si leva assolta, e risorge a vita novella. Segue il Maestro nelle peregrinazioni attraverso i villaggi della Giudea e profonde tutte le sue ricchezze pel mantenimento del Collegio Apostolico.

Sul Calvario sfida l'ira dei nemici di Gesù, assiste alla morte del suo Maestro, e non s'allontana se non dopo la sepoltura di Lui. Non vede l'ora che passi il sabato per correre ad imbalsamare con profumi ed aromi il corpo adorabile di Gesù, e fu la prima che ebbe la grazia di vederlo risorto. 

La domenica mattina difatti, sull'albeggiare, Maria corse a_l sepolcro del Salvatore, ma affacciatasi non vide più nulla. Piena di angoscia, mentre le lacrime cominciavano a scendere, facendole velo allo sguardo, Maddalena si affacciò e guardò nuovamente: due angeli vestiti di bianco le domandarono: « Donna, perché piangi? ». Essa rispose: «Perché hanno portato via il mio Signore e non so dove l'abbiano messo ». E detto ciò si voltò e vide Gesù in piedi, senza però conoscere che fosse Gesù. Gesù le disse: « Donna, perché piangi? chi cerchi? ». Ed ella, pensando che fosse l'ortolano, gli disse: « Signore, se l'hai portato via tu, dimmelo dove l'hai messo ed io lo prenderò ». Gesù le disse: Maria? ». Essa voltatasi, esclamò: « Rabboni », che vuoi dire Maestro. Le disse Gesù: « Non mi toccare, perché non sono ancora asceso al Padre mio; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Ascendo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro ». 

Salito Gesù al cielo, fu perseguitata con Lazzaro e Marta sua sorella. Gettata su una vecchia nave senza vela e senza remi, venne abbandonata in balia delle onde, ma miracolosamente approdò a Marsiglia. Scelse per dimora una squallida spelonca e quivi visse 30 anni in penitenze, preghiere e lacrime, finché il 22 luglio del 66 s'addormentò nel bacio del Signore e volò all'amplesso del suo amato Salvatore. 

PRATICA. Il Signore disse alla Maddalena: « Molto ti è perdonato, perché molto hai amato ». Queste parole divine ispirano pure a noi grande confidenza nella misericordia infinita di Gesù. 

PREGHIERA. Deh! Signore, ci venga in aiuto l'intercessione della beata Maria Maddalena per le cui preghiere tu risuscitasti dal sepolcro il fratello Lazzaro morto da quattro giorni.

font.santodelgiorno.it

lunedì 21 luglio 2014

San Lorenzo da Brindisi






sembra di stare ai tropici, con il classico temporale che caratterizza quei luoghi, dopo che ho guardato fuori dalla finestra mi sono resa conto di essere ancora a casa mia, in Italia, e mi sono anche ricordata che dovrebbe essere estate...ma pare che l'autunno arriverà presto quest'anno.





San Lorenzo da Brindisi fu religioso francescano. Uomo singolare per intelligenza, seppe compiere le più belle opere per la gloria di Dio ed il bene delle anime. Compì i suoi studi nel convento di Verona, dove si distinse per pietà e scienza; in breve tempo riuscì a rendersi familiari la lingua greca, ebraica, francese, spagnola e tedesca; e le imparò così bene da saper predicare in tutte queste lingue. 

Però fra l'universale stima il nostro Santo seppe tenersi nell'umiltà, aiutato in ciò dalle frequenti mortificazioni. Digiunava sempre, camminava a piedi nudi ed a capo scoperto: meditava continuamente, pregava e predicava ai poveri la Buona Novella. A Vienna ed a Praga aprì conventi del suo ordine. 

Vide in spirito l'assalto dei mussulmani a Vienna, per la cui difesa osservò il digiuno di un giorno e celebrò la S. Messa. Dopo, montato a cavallo e tenendo il Crocifisso in mano, levò alto il grido: Avanti! Dio lo vuole, Dio è con noi! E la vittoria fu dei Cristiani. Nel convento francescano della città di Innsbruk si conserva ancora oggi il Crocifisso che adoperò S. Lorenzo. 

Esemplarissimo in tutto, fu eletto ministro generale. Oltre alla buona riputazione che godeva presso i re, godeva pure il favore e la fiducia del Papa, che lo volle inviare quale legato in Spagna, presso il re Filippo III. Ma appena giunto, S. Lorenzo fu colto da una grave malattia, per cui morì nel Signore il 22 luglio 1619.

PRATICA. Siamo ubbidienti a tutte le leggi della Chiesa. 

PREGHIERA. Fà, te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che la veneranda solennità del tuo beato Lorenzo ci accresca la devozione e ci assicuri la salvezza.


In attesa che spiova e che sopratutto decida il tempo se fare ancora o meno freddo vi aspetto questa sera in televisione su Telemax alle ore 23:30

giovedì 17 luglio 2014

Sant' Alessio



Auguri a tutti coloro che si chiamano Alessio o Alessia, augurando a tutti una buona estate....tempo e sole permettendo, vi ricordo i nostri consueti appuntamenti su Telemax
sempre nei giorni lunedi e giovedi dalle 23:30 alle 00:00.



« Santo Alesso ‑ vi è detto ‑ fue figliuolo d'uno nobilissimo uomo di Roma, il quale aveva nome Eufemiano, il quale era il maggiore che fusse nella corte dello Imperatore; ed era questo Eufemiano di tanta ricchezza e di tanta magnificenza, che continuamente aveva a suo servizio tremila donzelli, e' quali istavano vestiti di vestimenta di seta e cintole d'oro. Ed era costui tanto misericordioso inverso de' poveri, che ogni dì nella sua abitazione aveva tre mense di poveri pellegrini, d'orfani e di vedove ».

Alessio era nato quando Eufemiano e sua moglie, Egle, erano già vecchi; era cresciuto virtuosamente e, giunto in età adatta, aveva tolto per moglie una nobile e ricca fanciulla. La vigilia delle nozze, però, si legge ancora, « si tolse dalle sue stanze e partissi, e andonne occultamente al mare ».

Giunse per mare a Edessa, in Asia Minore, dove si fece povero volontario. « Ciò che aveva portato seco, diede ai poveri ‑ si legge ‑ e vestendosi di panni di vestimenta vile, si stava cogli altri poveri sotto il portico della chiesa della Vergine Maria a ricevere la limosina; e della limosina che riceveva, quella che era a lui di necessità, prendeva per sé, e l'altro dava alli poveri bisognosi ».

Il padre lo fece ricercare invano, dai suoi tremila servitori, alcuni dei quali giunsero anche a Edessa, lo videro, ma non lo riconobbero. Pianto ormai per morto, Alessio restò a Edessa per diciotto anni; poi riprese il mare e tornò a Roma. Per andare fino in fondo sulla via deIl'umiliazione, si presentò alla casa paterna, fingendosi un povero pellegrino. Fu accolto con la consueta generosità, e ospitato in un sottoscala del palazzo. Vi restò, ignoto a tutti, altri diciassette anni.

Sentendosi prossimo alla morte, versò su un foglio la propria confessione e aspettò, steso sotto la scala, il momento del trapasso. Quel giorno nella città, si udì una voce dal cielo dire: « Cercate l'uomo di Dio, che preghi per la città di Roma! ». « Cercate nel monte Aventino, in casa di Eufemiano ».

Eufemiamo cercò, e con lui cercò l'Imperatore, detto Arcadio Onorio, e con loro cercò il Papa, Innocenzo. Non trovarono nessuno, finché si ricordarono del pellegrino nel sottoscala. Era morto, « e la sua faccia ‑ si legge ‑ risplendeva a modo d'uno angiolo. Dal foglio di carta che egli stringeva sul petto, venne conosciuta la verità, e cioè che il pellegrino sconosciuto a tutti era proprio Sant'Alessio, scomparso alla vigilia delle nozze e vissuto di elemosine nella casa del proprio padre ».

font.santodelgiorno.it

venerdì 11 luglio 2014

San Benedetto da Norcia

Purtroppo sembra che il ciclone che porta freddo e pioggia al momento sia proprio sulle nostre coste, e ci vorrà del tempo prima di rivedere le temperature risalire, rimettiamoci i nostri smanicati e concediamoci un caffè.

S. Benedetto, padre del monachismo d'Occidente, restauratore dello spirito cristiano dei suoi tempi, nacque a Norcia, nell'Umbria, dalla nobile famiglia Anicia nel 480. Inviato a Roma per addottorarsi nelle discipline liberali, tosto si ritirò dal mondo. Prese dimora nello speco di Subiaco ove rimase per tre anni nascosto e ignoto a tutti, conducendo vita penitente e angelica. Essendosi sparsa la fama della sua santità, alcuni monaci si posero sotto la sua guida sapiente ed illuminata. Ma la sua condotta era un continuo rimprovero e uno stridente contrasto con la loro vita rilassata. Non volendo essi sottomettersi ai suoi richiami, tentarono di avvelenarlo: però, fatto egli, come era suo costume, il segno della croce, ii bicchiere che gli veniva presentato si spezzò. 

Allora ii nostro Santo si ritirò nuovamente nella solitudine, e accorrendo a lui gran numero di discepoli, dovette costruire dodici monasteri. Si trasferì poi a Montecassino, ove, abbattuta la statua di Apollo, fondò quel celebre monastero, meraviglia di bellezza e di arte, da cui partirono i primi apostoli benedettini. Qui creò la sua nota regola nella quale si organizzava nei minimi particolari la vita dei monaci all'interno di una "corale", questa filosofia dava nuova ed autorevole sistemazione alla complessa, ma spesso vaga e imprecisa, precettistica monastica precedente. I concetti principali erano due stabilitas loci (l'obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero) e la conversatio(la buona condotta morale, la pietà reciproca e l'obbedienza all'abate), il "padre amoroso" (il nome deriva proprio dal siriaco abba, "padre") mai chiamato superiore, e cardine di una famiglia ben ordinata che scandisce il tempo nelle varie occupazioni della giornata durante la quale la preghiera e il lavoro si alternano nel segno del motto ora et labora ("prega e lavora").

S. Benedetto fu dotato da Dio del dono della profezia: predisse. tra l'altro le gesta e il tempo della morte a Totila, re del Goti. Pochi mesi prima predisse la propria morte: sei giorni innanzi si fece aprire il sepolcro; il sesto giorno, portatosi in chiesa a ricevervi l'eucarestia, spirò tra le braccia dei suoi monaci. La sua anima fu vista salire al cielo su un fulgore di luci mentre un uomo diceva: «Questa è la via per cui Benedetto ascende al cielo ». Aveva oltre sessanta anni. 

« S. Benedetto, scrive D. Guéranger, è il padre dell'Europa perché egli per mezzo dei suoi figli numerosi come le stelle del cielo e l'arena del mare, ha rialzato gli avanzi della società romana, schiacciata sotto l'invasione dei barbari; ha presieduto allo stabilimento del diritto pubblico e privato delle nazioni, ha portato il Vangelo e la civiltà nell'Inghilterra, nella Germania, tra i popoli del Nord e perfino tra gli Slavi; ha distrutto la schiavitù, insegnata l'agricoltura e salvato infine il deposito delle lettere e delle arti dal naufragio che sembrava inghiottirle senza speranza di salvezza ». 

Tanto fu grande il suo spirito di mortificazione ed estrema e delicata la sua purezza, che non esitò a ravvolgersi tra le spine per vincere una violenta tentazione. 

Grandissima fu la sua prudenza di legislatore e di direttore di anime: egli è uno dei quattro grandi patriarchi d'Occidente e le sue regole sono tutt'ora adottate e seguite da molte famiglie religiose. 

L'ordine religioso fondato da S. Benedetto si estese in tutto il mondo, e diede un numero grandissimo di santi, papi, vescovi e personaggi illustri. Tra i santi benedettini più celebri si annoverano S. Mauro Abate e S. Placido Martire, S. Willibrodo, S. Vifrido, S. Ruberto, S. Bonifazio, S. Gregorio Magno, S. Agostino di Canterbury, per non dire di tanti altri. 

PRATICA. Da questo Santo impariamo la prontezza e l'estrema decisione nello scacciare le tentazioni. 

PREGHIERA. Deh! Signore, ci renda accetti l'intercessione del San Benedetto, affinché quello che non possiamo con i nostri meriti, lo conseguiamo per il suo patrocinio


font:Santodelgiorno.it

martedì 8 luglio 2014

Santi Aquila e Priscilla








Il meteo dice che avremo una settimana di pioggia intensa, nel frattempo godiamoci queste belle giornate!




Questi due sposi (Aquila era giudeo originario del Ponto trapiantato a Roma, mentre Prisca detta anche Priscilla era romana) convertiti al cristianesimo, erano molto legati a San Paolo apostolo e furono suoi collaboratori nella diffusione del Vangelo. Erano stati scacciati da Roma da un editto dell'imperatore Claudio che espelleva i giudei, ed erano venuti a stabilirsi a Corinto. Qui Paolo li incontrò al suo arrivo nella città, nel 50: "si stabilì nella loro casa e lavorava"; di mestiere facevano i tessitori di tende. Quando Paolo andò a Efeso, verso l'anno 54, tutti e due lo accompagnarono. Nella loro casa si riunivano i cristiano, come precisa l'Apostolo stesso: "Vi salutano molto nel Signore Aquila e Prisca, con le comunità che si raduna nella loro casa". E sempre loro, a Efeso, completarono l'istruzione cristiana di Apollo . Verso il 57 tornarono a Roma, come attesta ancora Paolo: "Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù". Egli aggiunge, alludendo ad avvenimenti per altro sconosciuti "per salvarmi la vita, essi hanno rischiato la loro testa, ed ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le chiese dei gentili". Verso la fine della sua vita Paolo prega Timoteo di salutare "Prisca e Aquila", i quali si erano recati evidentemente di nuova a Efeso, dove risiedeva Timoteo. Le reliquie di Aquila sono a Roma, dove la tradizione sostiene sia morto; lo hanno rivendicato come patrono i fabbricanti di tele per tende, naturalmente, ma anche gli architetti.


font.santodelgiorno.it

lunedì 7 luglio 2014

Beato Benedetto XI (Niccolò Boccasini)

Passato un buon fine settimana? Qui si ricomincia la settimana come di consueto aspettando le tanto agognate vacanze.
Auguro buone vacanza a chi già è in ferie e un buon lunedì a chi ricomincia a lavorare in attesa di partire.


Niccolò di Bocassio nacque probabilmente nel 1240 a Treviso da una famiglia assai modesta; ma lo zio, prete presso la chiesa di S. Andrea della città natale, può aver influenzato le sue scelte successive. Pare sia entrato nel 1257 nell'Ordine domenicano, dove acquisì la normale cultura dei membri dell'Ordine, completando poi gli studi teologici e divenendo lector, cioè insegnante di teologia, nelle scuole conventuali di Venezia e Genova, senza per questo interrompere i suoi legami con la sua città (come è provato dalla sua menzione in testamenti trevigiani di quegli anni). Della sua attività di insegnante è sopravvissuto solo un Commento al Vangelo di Matteo, pubblicato nel 1603. 

Nel 1286 veniva eletto provinciale di Lombardia, la più potente e prestigiosa delle province domenicane e, dieci anni più tardi, nel 1296, ministro generale dei Predicatori. Erano gli anni difficili seguiti all'abdicazione di Celestino V e all'elezione di Bonifacio VIII. Quando, nel 1297, scoppiò il conflitto aperto tra papa Caetani e i cardinali Colonna, che contestavano la sua elezione, il generale domenicano si schierò nettamente a favore di Bonifacio, assicurandogli la fedeltà del suo Ordine. Venne scelto dal papa, insieme al generale dei francescani, per negoziare la pace tra i re di Francia e di Inghilterra, in guerra ormai da anni. La missione ebbe buon esito e nel 1298 fu conclusa una tregua.

La sua personale fedeltà e l'abilità diplomatica gli valsero la nomina a cardinaldiacono di S. Sabina (1298) e, nel 1300, la promozione a cardinalvescovo di Ostia e Velletri, con la conseguente funzione di decano del Sacro Collegio. Nel 1301 Bonifacio lo scelse quale legato in Ungheria, dove il Caetani favoriva l'elezione a re di Cariberto d'Angiò; ma questa volta non ebbe successo e gli ungheresi ratificarono la scelta, già compiuta al momento del suo arrivo, in favore di Venceslao di Boemia. 

Rientrato in Italia, Niccolò era ad Anagni nel settembre del 1303, al momento dell'attentato contro Bonifacio, ma non pare essersi esposto in alcun modo. Morto poco dopo Bonifacio, il generale domenicano venne eletto papa il 22 ottobre 1303 con il nome di Benedetto XI, in omaggio a Benedetto Caetani/Bonifacio VIII.

La sua elezione, più che premiare meriti speciali, si poneva come scelta di compromesso, essendo egli cardinale bonifaciano ma molto legato agli Angioini di Napoli, cugini del re di Francia. 

Privo di appoggi in Curia, Benedetto XI cercò un qualche sostegno nelle grandi famiglie aristocratiche della sua terra di origine, il Veneto, nominando alcuni grandi esponenti della nobiltà alle più alte cariche dello Stato pontificio: il suo «nepotismo», cioè il favorire politicamente e finanziariamente un determinato gruppo di persone, inizialmente i nipoti del papa regnante, rappresenta una variante regionale, ed originale, di un fenomeno inizialmente legato alla più stretta parentela. 

La sua debolezza si rivelò nella sua politica nei confronti della Francia; fedele a Bonifacio, non accettò di reintegrare i cardinali Colonna nelle loro cariche, ma li assolse dalla scomunica, così come assolse, per venire incontro ai desideri di Filippo il Bello, tutti i colpevoli francesi dell'attentato di Anagni, ad esclusione di Nogaret. Sul piano diplomatico continuò ad appoggiare gli Angioini in Ungheria; con un clamoroso insuccesso si concluse il tentativo del suo legato, il domenicano cardinale Niccolò Albertini da Prato, di far richiamare a Firenze Bianchi e Ghibellini banditi dai Neri. 

In un solo caso si distinse dalla politica del suo predecessore, quando, nel luglio 1304, abolì le restrizioni all'attività pastorale degli ordini mendicanti, voluta da Bonifacio. Morì a Perugia, dove si era rifugiato perché Roma era agitata da tumulti fomentati dai Colonna, il 7 luglio 1304 e fu sepolto nella chiesa di S. Domenico. L'austerità personale di Benedetto e il suo desiderio di pace, nonché, forse, l'iniziativa del suo Ordine, fecero diffondere la fama di miracoli avvenuti sulla sua tomba, cosa che portò alla sua tardiva beatificazione nel 1738. 

Benedetto XI è generalmente raffigurato nell'abito bianco e nero dei domenicani, spesso recante gli attributi pontificali (il triregno e le chiavi).

font.santodelgiorno.it

Vi ricordo il consueto appuntamento con la diretta di questa sera alle ore 23:30
un saluto a tutti e buon inizio settimana!

venerdì 4 luglio 2014

Sant' Elisabetta di Portogallo





Pronti per il weekend?
Avete pronte le valige per il mare e messi i bimbi in valigia? Se il tempo lo consentirà ci sarà caldo e belle giornate e speriamo che non sia un miraggio.
Vi auguro un felice fine settimana


Nacque l'anno 1271 da Pietro III re di Aragona e da Costanza madre di Manfredi re di Sicilia. Le fu imposto il nome di Elisabetta in memoria di S. Elisabetta regina d'Ungheria, sua prozia. 

All'età di otto anni cominciò a recitare l'Ufficio divino e così fece per tutta la vita. Come principessa ella aveva tutta la possibilità di seguire la moda, ma non volle farlo, privandosi anche dei giochi e piaceri leciti. Contratto matrimonio con Dionigi re del Portogallo, non tralasciò gli esercizi di pietà e le buone opere in cui si era fino allora esercitata. 

Al mattino si alzava presto, recitava parte dell'Ufficio, assisteva alla S. Messa e poi trascorreva le ore della giornata nell'adempiere i doveri del suo stato, nella lettura della Sacra Scrittura e nel lavoro manuale. Non stava mai oziosa. Da questo sistema non si lasciò smuovere da coloro che le suggerivano una vita più conforme alla sua dignità. Osservava i digiuni imposti dalla Chiesa e se ne imponeva altri; visitava e sollevava i poveri e gli infermi. Verso il marito, di costumi depravati, la pia regina usò ogni preghiera ed esortazione per indurlo alla conversione, e sempre con tutta pazienza e dolcezza, nonostante che le sue premure fossero ricambiate con altri torti ed affronti. Essendo stata accusata di aver eccitato suo figlio alla ribellione contro il re, fu dall'empio sovrano privata dei suoi beni e "relegata nella piccola città di Alaquer. Molti suoi sudditi le offersero armi e truppe per ricuperare il trono dal quale sì ingiustamente era stata scacciata; ma ella nulla accettò ed esortò tutti a mantenersi fedeli al sovrano. Questi ebbe finalmente la grazia di entrare in se stesso; riconobbe l'innocenza di Elisabetta, la richiamò alla corte e perdonò a suo figlio. La santa regina approfittò della conversione del marito per confermarlo nella via della salvezza eterna. 

Egli morì nel 1325. Salito al trono Alfonso, figlio di Elisabetta, ella pensò di farsi religiosa nel convento di S. Chiara in Coimbra; ma non essendole stato consentito, visse ritirata in un appartamento contiguo al monastero. Per due volte si recò umilmente e poveramente in pellegrinaggio a Compostella. Di ritorno dal secondo pellegrinaggio, avendo udito che il re suo figlio era in discordia con Alfonso VII di Castiglia, si affrettò ad arrivare ad Estremoz per pacificare i due contendenti, ma colta da violenta febbre morì santamente in età di 65 anni. Fu sepolta nel monastero di S. Chiara da lei fondato. 

Urbano VIII la canonizzò, fissando la sua festa l'8 luglio. 

PRATICA. Impariamo a praticare la preghiera assidua, l'umiltà e la pazienza. 

PREGHIERA. — O Dio clementissimo, che tra le altre spiccate virtù decorasti la beata regina Elisabetta della prerogativa di sedare il furore della guerra, concedi a noi, per sua intercessione, che dalla pace di questa vita mortale possiamo passare ai gaudi eterni.

font.santodelgiorno.it


giovedì 3 luglio 2014

San Tommaso




Oggi si celebra uno dei discepoli più famosi della Bibbia, dopo Giuda, Pietro e Giovanni, celebri per azioni diverse dall'Iscariota, giungiamo al 3 Luglio giorno di San Tommaso, colui che crede solo vedendo e toccando con mano le sofferenze di nostro signore Gesù, uno dei suoi discepoli più devoti, tanto da volerlo seguire ovunque, pur di stare accanto al suo profeta, sono molte le celebrazioni paesane,e marittime in onore del Santo.


Tommaso, chiamato Didimo che significa gemello, era giudeo: ebbe la fortuna di seguire Gesù che lo chiamò all'apostolato fin dai primi tempi della sua vita pubblica. Supplì al difetto d'istruzione col candore, la semplicità della sua anima e coll'amore al suo Maestro. 

Udito che Lazzaro si trovava infermo, « Gesù disse ai suoi discepoli: Torniamo in Giudea. Maestro, gli fecero osservare, or ora i Giudei cercavano di lapidarti, e tu ritorni fra loro? E Gesù rispose: Non è forse di dodici ore la giornata? Se uno cammina di giorno non inciampa, perchè vede la luce di questo mondo; ma se uno cammina di notte inciampa, perchè non ha lume ». 

Alcuni discepoli cercarono ancora il modo di dissuaderlo. Tommaso, vistolo irremovibile disse: « Andiamo anche noi a morire con lui ». 

Un'altra prova d'amore di questo Apostolo l'abbiamo quando Gesù nell'ultima cena, volendo confortare i discepoli, uscì in queste parole: « Non si turbi il vostro cuore. Credete in Dio ed anche in me. Nella casa del padre mio ci son molte mansioni. Vado a prepararvi un posto; e quando l'avrò preparato verrò di nuovo a prendervi, affinchè dove sono io siate anche voi ». 

Tommaso, che bramava ardentemente seguirlo, disse: « Signore, non sappiamo dove vai e come posiamo conoscere la strada? ». 

Gesù gli rispose : « Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per me ». 

Risorto Gesù dai morti, apparve agli Apostoli ma Tommaso era assente. Gli dissero gli altri discepoli: « Abbiamo veduto il Signore. Ma egli a loro: Se no vedo nelle sue mani i fori dei chiodi, e non metto il no dito nel posto dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo costato, non credo ». 

Ma Gesù ricomparve nuovamente in mezzo a loro, e volgendosi all'incredulo discepolo disse: « Guidami e toccami, e non essere incredulo, ma fedele>. Tommaso allora cadde ginocchioni né potè rispondere altro se non : « Signor mio e Dio mio ». 

E Gesù: « Perché hai. Veduto, o Tommaso hai ceduto; beati coloro che non han veduto e crederanno>. Salito Gesù al Cielo e mandato lo Spirito Sano, gli Apostoli si sparsero per il mondo a predicare la buna novella. A Tommaso toccò in sorte di portare il Vagelo tra i Persi e i Medi; evangelizzò pure i Parti, Ircani, i Battriani, gli Etiopici e gli Indiani. 

A Calamina, avendo operato molte conversioni, incontrò le ire di quel re idolatra il quale lo perseguitò crudelmente ed in molti modi: alfine comandò che fosse trafitto con la lancia. E Tommaso mori ripetendo : « Signor mio e Dio mio ». 

Le sue reliquie per ordine di Giovanni III, re di Portogallo, furono riposte in una chiesa eretta a Melapore in onore del grande Apostolo. 

PRATICA Facciamo un profondo atto di fede nella divinità di Gesù Cristo 

PREGHIERA Deh! Signore, accordaci di celebrare con gioia la solennità del tuo beato apostolo Tommaso, affinchè siamo sempre assistiti dal tuo patrocinio e possiamo veder accrescere la nostra fede

font.santodelgiorno.it

vi ricordo l'appuntamento di questa sera alla ore 23:30 su Telemax 
buona giornata a tutti

martedì 1 luglio 2014

Santa Ester

Sembra che l'estate voglia fare un po' di capricci, aspettando il momento buono per andare al mare, auguriamoci di non dover rimettere mano all'ombrello o al cappotto, vi auguro una felice settimana.


Ester è la protagonista del libro biblico che porta il suo nome. L'episodio che le riguarda è ambientato nell'impero persiano: il nome di Ester si fa derivare nel persiano: il nome di Ester si fa derivare dal persiano stara(= atro, stella, Venere, oppure Istar, la dea) mentre il nome ebraico è Hadassah(mirto). La donna è della tribù di Beniamino, deportata a Susa al tempo del re Joackim. 

Rimasta orfana da bambina, Ester viene accolta e allevata come una figlia dallo zio Mardocheo. Cresciuta in eta e bellezza a presentata al re Assuero che, ripudiata la moglie Vasti, a alla ricerca di una sua sostituta fra le figlie più belle del regno. 

Ester piace tanto, che il re «l'amò più di tutte le altre donne... e la fece regina al posto di Vasti».

Mardocheo, per quanto suddito fedele (ha scoperto un complotto contro Assuero), si rifiuta di «piegare il ginocchio» e di «prostrarsi» davanti al potentissimo Aman, che riveste la più alta carica del regno. Ritenuto questo atteggiamento un insulto, Aman decide di eliminare Mardocheo e tutto il suo popolo; emana un decreto di genocidio, la data a fissata con il lancio del «pur», cioè della sorte che cade sul tredici del mese di Adar (febbraio-marzo). 

Mardocheo comunica a Ester il decreto di sterminio e la sollecita a intervenire in favore di se stessa e del suo popolo; la regina è colpita da angoscia mortale, cerca rifugio presso il Signore; innalza a lui una fervorosa preghiera e cosciente di compiere un gesto che le può costare la vita si presenta al re: «mentre gli parla, Cade a terra svenuta». Il re si commuove e si rende disponibile ad ascoltarla: ella lo invita a cena senza rivelargli per ora il motivo dell'angoscia. 

Intanto Aman procede nell'attuazione del suo progetto preparando il patibolo per Mardocheo. Ester invita per la seconda volta il re insieme ad Aman e durante il banchetto svela ad Assuero la sua origine ebraica e di conseguenza la sua condanna a morte insieme a quella del suo popolo. La reazione del re è furibonda. La situazione si capovolge. Aman a appeso al patibolo preparato per Mardocheo e con un nuovo decreto il re ordina ai Giudei di difendersi dai loro nemici. 

Nel giorno in cui tutto a pronto per la loro eliminazione sono gli ebrei a trionfare. Per la città di Susa Ester chiede che la strage degli avversari continui anche il giorno successivo. Il Libro si chiude con l'istituzione della festa ebraica dei Purim per la salvezza raggiunta. La figura di Ester a diversamente valutata dai commentatori, a negativa per alcuni che la trovano insignificante e succube dello zio, a una donna esemplare per altri: ella espone liberamente e coscientemente la sua vita per il popolo; manifesta profonda pietà verso Dio: nella tribolazione si rivolge a lui con il digiuno e la preghiera; agisce con saggezza: sa vivere in diaspora e comportarsi in mode sapiente con il re per ottenere quanto desidera; al memento opportuno è lei che salva il popolo dal genocidio; pietà, saggezza, forza di carattere ne fanno un'eroina. Nell'Aggadah i lati positivi sono ulteriormente ampliati: Ester non è ne magra ne grassa, di carnagione olivastra, nulla di eccezionale nell'aspetto fisico, ma di uno charme femminile che supera in bellezza tutte le donne dei Medi e dei Persiani. Il nome ebraico di Hadassah ( = mirto) e descrittivo delle sue virtù; i suoi atti spargono fragranza come il mirto. Ester regina trova riscontro in alcuni martirologi della Chiesa latina; è ricordata nella Chiesa greca nel Sinassario metrico e nel Meneo di dicembre e nella Chiesa copta il 24 Takhsharash (30 dicembre).

font.santodelgiorno.it

Vi ricordo la diretta del lunedì e del giovedì, dalle 23:30 alle 00:00


La Numerologia è un incredibile strumento in grado di decifrare l’uomo, i suoi meccanismi profondi, i suoi cicli personali.