Una affermazione della numerologia avanzata da alcuni praticanti conclude che, dopo osservazioni empiriche e investigazioni, attraverso lo studio dei numeri l'uomo potrà scoprire aspetti segreti di sé stesso e dell'universo.

giovedì 17 ottobre 2013

Sant' Ignazio di Antiochia

Buongiorno a tutti in questi giorni d'autunno, dove non si sa ancora quale tipo di abbigliamento adottare dato il caldo che fa, sono stata un po' impegnata e questo mi ha tenuta lontana dal blog e da tutti voi che mi seguite ecco che oggi riprendo a postare qualcosina, l'autunno è un mese importante per tutti perché non è ancora natale ma già nell'aria c'è profumo di qualcosa di buono e di nuovo......non sto parlando delle castagne, ma della magia dell'autunno che fa colorare la natura di tutti quei colori che fa dell'autunno una stagione particolarmente carica di buoni propositi.
Oggi il santo del giorno è Sant' Ignazio di Antiochia.

Ignazio di Antiochia, detto L'Illuminatore, è stato un vescovo dell'Asia Minore dell'inizio del II secolo. Fu il secondo successore di Pietro come vescovo di Antiochia di Siria.
 Secondo fonti storiche a noi giunte, il giovane Ignazio crebbe in un ambiente dove ancora era forte l'influenza dei culti pagani; si convertì in età adulta. Nel 69, secondo la tradizione, fu nominato successore di Pietro alla sede episcopale d'Antiochia. Condannato ad bestias durante il regno dell'imperatore Traiano (98-117), fu imprigionato e condotto da Antiochia a Roma sotto la scorta di una pattuglia di soldati per esservi divorato dalle bestie feroci.
Nel corso del viaggio da Antiochia a Roma scrisse sette lettere alle chiese che incontrava sul suo cammino o vicino ad esso. Esse ci sono rimaste e sono una testimonianza unica della vita della chiesa dell'inizio del II secolo. Le prime quattro lettere furono scritte da Smirne alle comunità dell'Asia Minore, di Efeso, di Magnesia e di Tralli, ringraziandole per le numerose dimostrazioni d'affetto testimoniate nei suoi travagli.
Partito da Smirne, Ignazio giunse nella Troade, dove scrisse altre tre lettere: la prima ai Romani, supplicandoli di non impedire il suo martirio, inteso come desiderio di ripercorrere la vita e la passione di Gesù. Poi scrisse alla chiesa di Filadelfia e a quella di Smirne, chiedendo che i fedeli si congratulassero con la comunità d'Antiochia, che aveva sopportato con coraggio le persecuzioni ora ivi concluse. Scrisse anche a Policarpo, vescovo di Smirne, aggiungendovi interessanti direttive per l'esercizio della funzione episcopale, consigliandoli di «tenere duro come l'incudine sotto il martello» .
Le sue lettere esprimono calde parole d'amore a Cristo e alla Chiesa. Appaiono per la prima volta le espressioni "Chiesa cattolica" e "Cristianesimo", che sono ritenuti neologismi creati da lui. Le Lettere di Ignazio sono una finestra aperta per conoscere le condizioni e la vita della chiesa del suo tempo. In particolare appare per la prima volta nelle sue lettere la concezione tripartita del ministero cristiano: vescovo, presbiteri, diaconi. Altro tema significativo è la confessione della vera umanità di Cristo contro i docetisti, i quali sostenevano che l'incarnazione del Figlio di Dio fosse stata solo apparente.
Raggiunta Roma dopo il faticoso viaggio, Ignazio subì il martirio nell'Urbe. Fu esposto alle fiere durante i festeggiamenti in onore dell'imperatore Traiano, vincitore in Dacia.

Le sue ossa furono raccolte da alcuni fedeli e ricondotte ad Antiochia, dove furono sepolte nel cimitero della chiesa fuori della Porta di Dafne, dove però la pace fu turbata dall'invasione saracena, dopo gli eventi tumultuosi che caratterizzarono quel periodo storico, le reliquie furono ricondotte a Roma e lì sepolte nel 637 presso la basilica di San Clemente al Laterano dove tuttora riposano. La Chiesa cattolica celebra la sua festa il 17 ottobre, quella ortodossa il 20 dicembre.
facile immaginare del suo appellativo illuminatore, da pagano a martire cristiano passando per indicibili sofferenze alle quali lui non si è sottratto, ma vi è andato incontro a testa alta lodando il nome del Signore, in questo modo si sentiva in pace con se stesso per aver ridato luce alla sua anima, in quei secoli bui, dove molti fedeli ritrovarono la fede attraverso il suo dolore e le sue lettere colme di amore e di affetto per tutti noi, affinché possiamo attraverso la fede ritrovare il cammino smarrito e la fiducia in noi stessi.
A volte la vita ci mette di fronte a situazioni difficili forse troppo, ma non bisogna mai abbassare la testa ci si deve rialzare e sfidare a viso aperto i problemi, solo così si affronta la vita, rialzandosi dopo ogni frustata.

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