Una affermazione della numerologia avanzata da alcuni praticanti conclude che, dopo osservazioni empiriche e investigazioni, attraverso lo studio dei numeri l'uomo potrà scoprire aspetti segreti di sé stesso e dell'universo.

lunedì 4 novembre 2013

San Carlo Borromeo





Una figura grandiosa e controversa al tempo stesso


Secondo una tradizione assai discussa, Pio IV fece cardinale un suo nipote, Carlo Borromeo; e lo fece cardinale quando era ancora giovanissimo. Mai nipote di Papa riuscì, peraltro più provvidenziale alla Chiesa. In San Carlo Borromeo infatti la Chiesa ebbe il suo riformatore integerrimo; la disciplina ecclesiastica, il suo restauratore; Milano, che pure aveva avuto Sant'Ambrogio, uno dei suoi maggiori arcivescovi.

Il cardinale Seripando, che lo conosceva bene, disse di lui : "È huomo di frutto et non di fiore, di fatti et non di parole". Non poteva dir meglio, non poteva fare un più efficace ritratto di San Carlo.

Per comprendere la figura e l'opera di questo gigante della fede, bisogna considerare che la Chiesa romana minacciata dovunque dal movimento luterano e calvinista aveva bisogno di virtù come le sue e di un carattere come il suo. Non era tempo di compromessi ma di definizioni coraggiose e di anatemi. Agire contro gli eretici "senza cercar di mettere degli impiastri e a nutrire due religioni". Sono parole del Borromeo, che esprimono tutta la sua eroica volontà di chiarezza..
Egli favoriva l'opera degli Ordini. riformati, a cominciare da quella della Compagnia di Gesù; ma all'occorrenza era severoanche con essi.. Non esitò ad affrontare in Milano uno stravagante e indocile gesuita, il padre Giulio Mazarino. Per rimettere ordine tra gli Umiliati degeneri, se ne attirò talmente le ire che gli mandarono un sicario a scaricargli addosso un archibugio, e per poco non ne fu ucciso.

Terribilmente giusto, a guisa di un profeta della Bibbia, si batte anche contro i cattolici soverchiatori o comunque indegni, senza lasciarsi intimidire dai superbi governatori spagnoli di Milano, né dallo stesso Filippo II, un re come quello.

Fu il primo segretario di Stato della Santa Sede, e Roma dovette mutar volto. "Io vi avverto" scriveva. Annibal Caro a un monsignore di Bologna "che al giorno d'oggi si viene qui per pregare e non più per fare fortuna, se l'ambizione vi facesse per caso desiderare di venire a Roma."

Fu spiritualmente partecipe del Concilio di Trento; e si adoperò più di ogni altro prelato per farne applicare le risoluzioni. Voleva che prima di tutto fosse rispettato dai Pastori l'obbligo della residenza nella parrocchia o nella diocesi loro affidata. Istituì o fece istituire dove poté Seminari che garantissero davvero la formazione dogmatica e morale dei sacerdoti.

Sotto lo stimolo del Borromeo, la riforma della Curia e della Corte romane continuò anche durante il regno di Pio V, successore di Pio IV. Fasto ridotto al minimo, licenziamento del personale superfluo, orazioni e digiuno.

A Roma, a Milano, altrove, il cardinale Borromeo non si arrestava davanti a nessun ostacolo, né certo si commoveva quando il commuoversi sarebbe stato un errore. Invano le troppe monache troppo superficialmente devote tentavano con le loro pie moine di renderlo indulgente: egli sostituiva le superiore con soggetti di osservanza sicura, sopprimeva monasteri incorreggibili, ricordava a tutte la gravità dei voti.

Era necessario imitare lui; ma imitarlo non era facile.

Ricco, appartenente a una famiglia nobile, viveva poco meglio che a pane ed acqua. Quando lo avvertivano che il suo pranzo era pronto, diceva: È troppo presto"; ed ore dopo diceva : "È troppo tardi". Si era tagliata la barba perché era considerata un ornamento del viso e un segno di decoro urbano. Inesorabile con la carne; vigilante riguardo alle soddisfazioni dello spirito che fossero soverchie e sospette.

Per il mondo, egli era morto. Ripeteva spesso che non era più vivo nel senso caro agli altri. Un morto pieno di autorità nondimeno : i governatori di Milano dovettero concedergli una giurisdizione speciale e una scorta armata. Carlo Borromeo uomo era un nulla di fronte al Signore; ma Carlo Borromeo arcivescovo e cardinale era tutt'altra cosa.

Pastore, Padre, Giudice. Inflessibile verso gli eretici ostinati. Molti uomini d'oggi parlano precipitosamente di un suo rigore disumano e perfino di una sua crudeltà. Vi sono Grandi ombre misteriose nella sua vita di santo. Il suo cuore era contratto, afflitto, nella passione religiosa. La cristianità, dilaniata dalla discordia. rischiava di sprofondare anche in Italia. La penitenza che il protestantesimo aveva invocato a sfida della Chiesa cattolica, Carlo Borromeo l'aveva iniziata in se stesso.

Nella settimana santa egli avrebbe voluto nutrirsi di soli lupini; e c'era voluto il Papa in persona per indurlo a sostentarsi invece con pane ed acqua.

Aveva le mani sempre fredde come il ghiaccio, anche d'estate: chi glie le baciava aveva l'impressione di baciarle a un cadavere.

Mai si intratteneva intorno ad argomenti secolari o semplicemente umani: figura non amena, d'accordo; di una santità impervia.

Tornava vivace nel soccorrere gli infermi e i poveri, nel vuotarsi le tasche a loro beneficio. Non sapeva neppure che cosa fosse la paura della peste. Spiccava in tutta la sua maestà pastorale sullo sfondo di quegli orrori.

Non esitava a dormire sulla paglia o sul nudo suolo, a costo di essere tormentato dai pidocchi come un accattone. Milano lo ammirava, lo venerava e lo temeva come lo aveva ammirato, venerato e temuto Roma.

Rispetto a lui Sant'Ignazio di Loyola fu un conquistatore. San Carlo Borromeo aveva la stoffa di quei greci che, nell'attesa di essere investiti da una grandine di frecce, dicevano: " Meglio così, combatteremo all'ombra". Il Santo delle Termopoli del cattolicesimo.

Ma ecco uno dei segreti del suo cuore: quando egli incontrava Filippo Neri, santo di indole amabile, si prostrava ai suoi piedi. Venerava così in lui la mitezza, la letizia, il buonumore che aveva il dovere di reprimere in sé. Unica ricreazione del suo Spirito, la serena devozione alla Vergine.

fonte: Le Grandi Religioni

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