Praticamente siamo tornati in autunno, non si vede la fine di questa pioggia fastidiosa, sperando che nei prossimi giorni il clima migliori, vi lascio con questa piacevole lettura che ho trovato in giro per il web, ogni tanto è bello poter leggere anche delle nostre città storiche, piene di meraviglie, che non hanno nulla da invidiare al resto del modo, semmai è il contrario.
La diffusione del nome di Angelo non è dovuta tanto alla devozione
di un Santo particolare, quanto al culto degli Angioli in generale, e
soprattutto a quello di San Michele l'Arcangelo per eccellenza, il
condottiero delle milizie celesti, popolarissimo in tutto il Medioevo
europeo, dal Gargano alla Russia.
li Martirologio romano ricorda soltanto due Santi di questo nome. Uno
martire nel gruppo dei Francescani caduti a Ceuta, nel 1227.L'altro
Santo di nome Angelo visse press'a poco ai tempi di San Francesco, nel
XII secolo. Nato a Gerusalemme, da un parto gemellare, fu ebreo non
soltanto di razza, ma anche di religione, finché la madre, convertendosi
al Cristianesimo, non portò alla fede anche i due figli gemelli, che si
battezzarono insieme. E ancora insieme, alla morte dei genitori, i due
fratelli decisero di comune accordo di farsi monaci sul Monte Carmelo,
in Palestina.
L'Ordine del Carmelo, che la tradizione diceva fondato dal Profeta Elia '
e nel quale, dai secoli remoti, fioriva la devozione per la Madonna, si
poteva considerare come un felice punto d'incontro tra la tradizione
ebraica e la rivelazione cristiana. 1 due gemelli di Gerusalemme,
scegliendo il Carmelo come palestra di perfezione spirituale, si
mostrarono fedeli alla loro razza, pur nella primavera della loro nuova
fede cristiana.
Proprio in quegli anni, San Broccardo dava ai solitari del Carmelo una
Regola di vita precisa e definitiva, permettendone la fortunata
espansione in tutti i paesi. Angelo, ordinato sacerdote, percorse
diverse regioni della Palestina lasciando traccia del suo passaggio
nell'eco di molti miracoli. Ritornato sul Carmelo, non restò a lungo
nella devota solitudine del promontorio palestinese.
I superiori lo inviarono a Roma, proprio per sottoporre al Papa Onorio
III la Regola adottata da San Broccardo. Il Papa, che pochi anni dopo
avrebbe approvato la Regola di San Francesco, confermò infatti la Regola
carmelitana, e il monaco Angelo, compiuta la sua missione, venne
inviato in Sicilia con il compito della predicazione.
L'isola del sole era infestata dagli eretici Patarini, contro la cui
diffidenza e sufficienza spirituale ben poca presa ebbero le parole e
l'esempio del predicatore carmelitano, che soffri. perciò vivissimi
contrasti.
Contro i Patarini, San Domenico di Guzman aveva sguinzagliato i suoi «
segugi del Signore », armati di sapienza e di povertà. E dai Patarini
venne ucciso, presso Milano, San Pietro da Verona, primo Martire
domenicano.
In Sicilia, invece, a Licata, cadde Martire il carmelitano Sant'Angelo,
vittima di un signorotto prepotente e scandaloso che gli aveva giurato
odio acerrimo perché il predicatore aveva osato farsi medico della sua
superbia e della sua dissolutezza.
Colpito dai sicari mentre usciva dal dir Messa nella chiesa di San
Giacomo, il 5 maggio del 1255, Angelo cadde trafitto da cinque colpi di
spada. Le ferite cinque come quelle che piagarono il corpo di Gesù
lo fecero apparire veramente un alter Christus, un secondo Cristo,
vittima innocente per il ravvedimento dei peccatori.
Sant'Irene di Lecce
Vergine del IV secolo
Non vorremmo esser tacciati di campanilismo, ripetendo, per la città di
Lecce, la ben nota definizione di « Firenze del Sud ». Citeremo perciò
quella, altrettanto calzante, di « Atene delle Puglie », giustificata
dalle benemerenze culturali e artistiche dell'antichissimo centro
messapico.
E anche dal nitore, che potremo ben dire greco, di questa linda e serena
città, costruita con la calda e morbida « pietra leccese », quella
pietra finissima e tenera che si è prestata alle più fini e fantasiose
decorazioni scolpite quasi ricamate, verrebbe voglia di dire!
Il calcare di Lecce ha permesso di realizzare quei monumenti di
architettura barocca, fiorita e fastosa, spesso sovraccarica, ma sempre
elegante, per i quali la città pugliese è giustamente famosa e
orgogliosa: chiese e palazzi, cortili e portali, colonne e balconi.
Proprio a una delle più belle chiese barocche di Lecce ci richiama il
nome della Santa di oggi, che della città è patrona secondaria. Questa
chiesa è la centralissima Sant'Irene, tra il Duomo e il Municipio, e
venne costruita dall'architetto leccese Giuseppe Cino tra la fine del
'600 e i primi decenni del '700.
Già allora la devozione per Sant'Irene, a Lecce, aveva alle spalle una
tradizione millenaria. Irene infatti morì nel IV secolo, e mori Martire per la fede, forse sotto Diocleziano.
A Lecce si narrano molti
suggestivi episodi sul conto di questa fanciulla, i cui veri contorni
storici sono piuttosto vaghi e sfuggenti. Si dice, per esempio, che ella
sarebbe stata la figlia di Licinio, il futuro Imperatore, e socio del
grande Costantino, insieme con il quale avrebbe poi sottoscritto
l'editto di tolleranza religiosa per i cristiani.
La fede perciò dell'integerrima fanciulla avrebbe avuto un peso storico
non piccolo, contribuendo a ben disporre l'animo paterno nei confronti
dei credenti nel Cristo. Ed è perciò significativo il fatto che la
conversione del padre sia stata ottenuta soltanto con il martirio della
figlia.
Quanto alla probabilità che Sant'Irene, la Martire di Lecce, sia stata
veramente figlia di un Imperatore, non abbiamo elementi né per
confutarla né per dimostrarla. C'è però un particolare curioso, che fa
pensare a qualcosa di più che una coincidenza.
Anche i Copti, cioè i cristiani scismatici di certe regioni africane,
l'Etiopia soprattutto, onorano una Santa Irene o Erina. E anch'essi la
dicono figlia di un re, Licinio. L'origine della devozione per i Santi
presso i Copti è molto antica, ed è restata, per così dire,
cristallizzata nei secoli. Si può pensare perciò che questa loro
Sant'Irene e la Martire pugliese siano una stessa cosa.
Irene è nome greco che vuol dire « pace ». Quella pace che Sant'Irene,
con il suo martirio, contribuì a riportare tra i cristiani, vittime
delle persecuzioni, e che ancor oggi è l'augurio più bello e la
preghiera più necessaria rivolta alla Patrona di Lecce nel giorno della
sua festa.
Vi ricordo inoltre ''Il Salotto di Aries'' in onda lunedì e giovedì dalle ore 23:30 a mezzanotte.
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