Ma buongiorno! Ieri avete seguito la trasmissione? Spero di si e aspetto tutte le vostre chiamate! Oggì è san Marcello, auguri a tutti i Marcello che mi seguono!!
Nei primi tre secoli del Cristianesimo, non tutte le persecuzioni
furono uguali. Da Nerone a Diocleziano, fu un alto e basso, un
incrudelire e un blandire. Qualche Imperatore, come Decio, mirò più a
fare apostati, cioè rinnegati, che Martiri, cioè « testimoni ».
L'ultima persecuzione, prima che Costantino accogliesse come insegna la
Croce, fu quella del vecchio Diocleziano, e fu la più lunga e cruda.
Ebbe inizio nel 303. Distrutte le chiese, bruciati i libri sacri, i
Cristiani che si rifiutavano di sacrificare agli dèi erano considerati
peggio di schiavi, I nobili, se cristiani, perdevano i loro titoli; gli
ufficiali, i loro gradi; i funzionari, i loro uffici; i mercanti, i loro
averi.
Ma a queste persecuzioni morali si aggiunsero presto anche quelle
materiali. Accusati d'aver bruciato il Palazzo imperiale i Cristiani
vennero arsi, affogati, decapitati, crocifissi, sbranati. Città intere
restarono spopolate; l'esercito decimato.
Dinanzi a questo vero e proprio « terrore », molti Cristiani cedettero:
abiurarono e apostatarono. Non tutti furono capaci di reggere,
specialmente alla persecuzione civile, e per conservare, non tanto la
loro vita, quanto la loro dignità, i loro gradi, i loro uffici, i loro
averi, caddero nell'apostasia.
Vennero chiamati lapsi, cioè caduti; e relapsi quando erano ricaduti più di una volta nell'apostasia.
Per questi suoi figli infelici, la Chiesa devastata, smembrata, prese il
lutto, e alla morte del Papa Marcellino si ebbe un lungo periodo di
vacanza della sede apostolica.
In questo momento difficilissimo, anzi, addirittura tragico, s'alzò la
figura di San Marcello, presbiterocapo della Chiesa Romana. Nei
calendari e negli elenchi dei Pontefici, gli viene dato il titolo di
Papa, trentunesimo della serie Apostolica. Ma forse egli non fu Papa, ma
soltanto « Presbiterocapo », cioè primo tra i sacerdoti romani.
In ogni modo, il suo pontificato ebbe inizio quattr'anni dopo la morte
del suo predecessore, e fu di breve durata. La Chiesa, dopo la
persecuzione e l'assenza di un capo, mostrava le piaghe dell'infedeltà e
le cicatrici del tradimento. San Marcello fu severo coi lapsi, ai quali
impose gravi penitenze; severissimo coi relapsi. Duro con coloro i
quali, addirittura, avevano formato una specie di partito « lassista »,
che tentava di giustificare, se non addirittura difendere, l'operato dei
cristiani rinnegati.
E la durezza di San Marcello era santa e salutare, perché se i deboli
possono destare pietà, i traditori compiaciuti e i protervi non possono
suscitare che la riprovazione e la condanna.
Con la morte di Diocleziano e la successione di Massenzio, che doveva
essere poi l'avversario sconfitto da Costantino, la persecuzione parve
placarsi. La Chiesa romana si riorganizzò sotto la guida inflessibile di
San Marcello, finché anche l'Imperatore Massenzio, insospettitosi,
mandò in esilio il Pontefice, o « Presbiterocapo », della Chiesa Romana.
E in esilio morì, nel 309, per quanto le leggende, e anche il Martirologio accennino ad una fine diversa e più colorita.
Narrano infatti come Marcello celebrasse nella casa che una ricca
matrona, Novella, aveva lasciato alla Chiesa, convertendosi al
Cristianesimo, e che si trovava sulla via Lata. L'Imperatore, avrebbe
fatto trasformare quella casachiesa in una stalla per i cavalli dei
corrieri imperiali; e San Marcello, dopo essere stato battuto con le
verghe, fu condannato a servire come stalliere.
Nel qual servizio — conclude la Leggenda — dopo molti anni di fatiche e
di strapazzi, si riposò in pace », cioè morì. Ecco perché San Marcello,
presbitero-capo e Papa, viene venerato come Patrono degli stallieri e
protettore delle scuderie, men duro forse verso le bestie che con i
relapsi compiaciuti e protervi!
Font.ilsantodelgiorno.it
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