Buongiorno e bentrovati durante la diretta di ieri sera sono stati dati altri due terni fortunati, vi lascio i numeri augurando a tutti buona fortuna e un felice weekend,
ecco a voi i due terni
28-22-20
9-29- 6
Da giocare sulle ruote di Milano e Roma
Adesso veniamo al Santo del giorno.
Quando si è detto che Eriberto fu consacrato Vescovo di Colonia
nel 999 si è già detto molto. Si era alla vigilia di quel Mille, che si
annunziava pieno di spavento, per la creduta fine del mondo.
Su quel momento di universale panico si è calcato molto la mano, come se
l'aspettativa dei giorni apocalittici avesse davvero paralizzato la
vita del mondo. Basterebbe ricordare le parole carducciane su « Le turbe
raccolte intorno a' manieri feudali, accasciate e singhiozzanti nelle
chiese tenebrose e ne' chiostri, sparse con pallidi volti e sommessi
mormorii per le piazze ».
Oggi i colori di quel momento storico si sono sensibilmente schiariti,
non però tanto da mutare le temute tenebre della notte perpetua, in una
sperata alba di vita felice.
Sta di fatto che l'Impero degli Ottoni, se non vacillava, certo veniva
già turbato, specie in Italia, dal verzicare dei liberi comuni, e i
discendenti del primo grande e potente Ottone scendevano in Italia per
morirvi quasi tutti giovani.
Eriberto, nato a Worms, da nobile famiglia, si trovava a fianco di
Ottone III, quando .il giovanissimo Imperatore scese in Italia. Era anzi
il suo cancelliere. Ciò non significava che fosse uomo politico; era un
ecclesiastico, che aveva studiato in una Abbazia benedettina ed era
stato Preposto della Chiesa di Worms.
Forse si deve anche a lui, oltre che alla madre di Ottone III, Teofania,
l'inclinazione che il giovane Imperatore mostrò per l'antica civiltà
romana, che preferiva a quella tedesca. Egli pensò persino di far di
Roma la sede dell'Impero, contro il parere dei suoi superbi teutoni ed
anche contro il desiderio dei gelosi romani.
Eriberto si trovava a fianco di questo Imperatore germanico, quando, a
Benevento, fu nominato Vescovo di Colonia. Mentre Ottone III rimaneva in
Italia, dove sarebbe stato ucciso giovanissimo, a ventidue anni,
Eriberto risalì la penisola e attraversò la Germania, per essere, come
abbiamo detto, consacrato a Colonia, nel 999.
Cominciò allora la sua opera di consolazione e di conforto negli anni
dello sgomento e del terrore. Umile, dolce, affabile, sereno, sollevò le
anime e guidò la diocesi con dolce zelo.
Egli stesso, per penitenza, portava indosso costantemente il cilicio, ma
non approvava che il terrore provocasse forme troppo aspre di
sacrificio.
Il successore di Ottone III, quell'Enrico che abbiamo visto sposo della
casta e caritatevole Cunegonda, non apprezzò da prima le qualità del
Vescovo Eriberto. Ma poi, riconoscendo di avere sbagliato, gli chiese
pubblicamente perdono e lo volle suo cancelliere.
Eriberto si sentiva però pastore e padre, soccorritore di miserie morali
e materiali. Egli, che avrebbe potuto vivere nella Reggia Imperiale, si
faceva stretto obbligo di visitare la propria diocesi, portando ovunque
la serenità del proprio spirito e la generosità del proprio cuore. E
durante una di queste visite pastorali, caduto ammalato, morì, a Duitz,
il 15 marzo 1021.
Fonti Vaticane e Wikipedia
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