Sembra che l'estate sia finalmente arrivata, senza ulteriori indugi godiamoci questo sole meraviglioso.
Quando, nell'aprile 536, moriva il Papa S. Agapito, successe in
Roma l'anarchia e si prevedeva difficile l'elezione d'un successore. Ma
l'elezione del Papa è opera dello Spirito Santo ed ecco, all'annuncio
del novello Papa, nella persona di Silverio, ritornare la tranquillità.
Nell'Italia meridionale: Belisario, generale di Giustiniano, occupava
Sicilia e l'anno dopo il Napoletano; poscia si spinse su, fino
all'occupazione di Roma.
Teodora, moglie di Giustiniano imperatore, seguace dell'eresia di
Eutiche, approfittò dell'occupazione di Roma per cercare di ottenere dal
Papa che fosse ristabilito l'eretico Antino nella sede episcopale di
Costantinopoli.
Belisario, cui fu affidata l'impresa si presentò al Papa ed espose la
sua domanda. Questi però si oppose energicamente. — Non possumus! Non
possiamo affidare le pecorelle redente dal sangue di Cristo ad un
eretico. Siamo in pericolo di perder la vita: non importa. Sta scritto
nei Vangeli che il buon pastore dà la sua vita per le pecorelle, e noi
la daremo se sarà necessario: il Signore è il nostro aiuto ed il nostro
sostegno!
Dopo altre inutili preghiere, minacce e promesse, Belisario si trovò con
nulla di fatto. Allora l'imperatrice ricorse alla violenza. Il santo
Pontefice fu preso e condotto a Costantinopoli, davanti a quella donna
sdegnata. Non mancarono i traditori ed i falsi testimoni.
L'imperatrice lo fece spogliare degli abiti pontificali e, rivestito di
un semplice saio monacale, lo fece imbarcare su una nave che lo condusse
in esilio a Pàtara nell'Asia Minore. Al popolo poi, tra cui già si
notavano i sintomi d'una sollevazione per il malcontento suscitato da
questo fatto, si fece credere ch'egli spontaneamente aveva chiesto di
ritirarsi in solitudine.
A Pàtara, dove sbarcò, fu accolto con grande gioia dal Vescovo e n'ebbe
da questi promessa d'un ricorso a Giustiniano, il quale godeva stima di
cristiano e dal quale perciò si sperava giustizia. L'imperatore dapprima
si mostrò spiacente del fatto, e volendo che il Papa fosse rimesso
nella sua sede, ordinò che fosse rinviato a Roma, ma poi, lasciatosi
influenzare dalla moglie e dagli Eutichiani, permise vilmente che fosse
relegato in un'isola del Tirreno.
Nel nuovo esilio il santo Pontefice ebbe a soffrire ogni sorta di
umiliazioni, di ingiustizie e di dolori; e perseverando egli nei suoi
doveri di Pontefice, fu fatto morire di stenti e di fame il 20 giugno
del 538.
Il suo corpo, trasportato a Roma e deposto nella basilica vaticana,
divenne mèta di molti pellegrinaggi e fonte di grazie e miracoli.
PRATICA. — Vi sono molti atti di carità che ci ottengono il perdono
dei peccati, ma ve n'è uno molto potente: perdonare di cuore le offese
che ci vengono fatte.
PREGHIERA. — Riguarda, Dio onnipotente, la nostra infermità, e perchè
siamo oppressi dal peso del nostro mal operato, ci protegga la gloriosa
intercessione del tuo beato martire e confessore Silverio.
Ci scusiamo per il disagio per i numeri fortunati contattare i numero telefonico che uscirà durante la replica o la diretta, su telemax.
Nessun commento:
Posta un commento