Oggi si festeggia l'unico Ernesto tra i santi.
Quello di oggi, è l'unico Ernesto che abbia iscritto il proprio
nome tra i Santi della Chiesa. I fedeli di questo nome sono stati, e
sono ancora, moltissimi, ed un solo Sant'Ernesto, non troppo famoso né
ben conosciuto, sembra poco per giustificare tanta popolarità. Ci devono
essere ragioni diverse, che qualcuno più bravo di noi saprà certamente
dare.
In Germania, nella prima metà del XII secolo, fioriva, vicino a
Costanza, un grande monastero benedettino, l'Abbazia di Zwiefalten.
Entro le sue mura vivevano quasi 300 tra monaci e « fratelli barbuti »,
cioè conversi. Era come una piccola città, autonoma e indipendente,
dedita al lavoro e alla preghiera.
Il governo di questa vasta comunità non era però facile. Non erano i
pacifici e devoti monaci, a destare preoccupazioni, ma i potenti della
terra, in mezzo ai quali l'Abbazia viveva. Soprattutto i vicini
feudatari, suscitavano continuamente difficoltà per il « padre » della
comunità monastica, cioè per l'Abate.
Un primo Abate, Bertoldo, dovette dimettersi. A lui successe
Sant'Ernesto, uno dei monaci più in vista dell'Abbazia per doti
spirituali e intellettuali. Fu abate per cinque anni. Cinque anni di
preoccupazioni amministrative, di controversie giuridiche, di
schermaglie diplomatiche. Dovettero sembrare una eternità, al monaco
votatosi alla preghiera, al silenzio e allo studio!
Perciò, nel 1146, anche Sant'Ernesto si dimise. Meglio allora una vera
guerra, una guerra guerreggiata, faccia a faccia con un nemico ben
definito. Infatti, un anno dopo, troviamo Sant'Ernesto sotto le insegne
dei Crociati, pronto a partire per l'Oriente.
Eran trascorsi cinquant'anni dalla prima Crociata, ispirata dal monaco
Pietro l'Eremita e guidata da Goffredo di Buglione. Liberata
Gerusalemme, erano stati creati in Oriente dei Regni cristiani. Ora i
Turchi, ancora minacciosi tutto intorno alla Terrasanta, avevano
aggredito questi giovani stati.
Le potenze europee allestirono così una seconda Crociata, ispirata
soprattutto da San Bernardo da Chiaravalle, bandita da Papa Eugenio III,
e composta da due corpi di spedizione, uno comandato dal Re di
Germania, Corrado III, l'altro dal Re di Francia, Luigi VII. I sovrani
dei due paesi tradizionalmente nemici, si trovarono così uniti nella
giusta guerra, sotto le insegne della Croce.
Al confronto della prima, questa seconda Crociata doveva essere più
disciplinata e meglio organizzata; condotta con criteri militari e
strategici. « I soldati di Gesù Cristo, — scriveva il Papa — si
astengano dal portare vesti preziose, da soverchia cura nella persona, e
dal condursi cani da caccia, falconi o che altro possa ammollirli....
Non si occupino che di cavalli da battaglia, di armi, e di combattere
gl'infedeli ».
San Bernardo poi era ancora più intransigente: « Gli eserciti della
Croce, — scriveva — han bisogno di soldati che combattano, non di monaci
buoni soltanto a salmodiare e a piangere ». Nonostante ciò, quando la
Crociata si mosse dalla Germania lungo il corso del Danubio, fu seguita
da uno stuolo di sacerdoti e di monaci. Tra questi c'era anche
Sant'Ernesto; monaco, non guerriero; con il saio, non con la corazza;
per pregare ed assistere i soldati, non per combattere.
La Crociata non ebbe successo. Quando i due eserciti cristiani giunsero
in Turchia, gli antagonismi e le gelosie tra i due sovrani si
ridestarono. I due corpi di spedizione dovettero agire separatamente, e
quello comandato da Corrado III, sorpreso dai Turchi a Dorilea, subì,
nel 1147, una terribile disfatta. Nella battaglia e nella ritirata che
seguì, pare che andassero perduti — morti o prigionieri — quasi i nove
decimi dell'esercito crociato.
Tra questi vi fu Sant'Ernesto, morto o prigioniero. Morto per la storia,
perché a questo punto finisce quel poco che si sa di certo sul suo
conto. Prigioniero, invece, per una ingenua leggenda scritta alla fine
del secolo. Prigioniero dei Persiani, condotto alla Mecca, costretto ad
adorare gli idoli, che invece il Santo infrange, dopodiché viene
martirizzato.
Non si chieda perché i Turchi sian chiamati Persiani, e come mai i
Maomettani, fedeli di Allah, sian diventati idolatri. La fantasia è
contagiosa, e chissà che a determinare la popolarità di Sant'Ernesto e
del suo nome non sia stata proprio questa fantasiosa leggenda, e non la
sua storia, vera, ma troppo scarna, quasi spersa nello sfondo vasto e
complesso della storia del suo tempo.
fonti wikipedia e vaticane.
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