Oggi celebriamo un santa dei nostri tempi, in cui sempre più sono i falsi profeti lei era una vera santa anche nella vita terrena.
Madre Teresa resterà come l'incarnazione più convincente, nella
nostra epoca, del genio della carità evangelica; tutti l'hanno capita, i
cristiani delle varie confessioni, i laici di ogni paese, gli indù come
i musulmani. Quando, a metà degli anni Settanta, apriva a San Gregorio
al Celio la prima casa romana delle sue suore, scelse per loro il
pollaio dei monaci camaldolesi, una costruzione bassa, in mattoni bucati
e lamiere, con il pavimento in cemento. «Le mie sorelle sono povere e
abituate a tutto, vengono dall'India. Il pollaio sarà più che
sufficiente», tagliava corto con chi trovava la cosa un po' scomoda.
Povere. Come era povera lei, che aveva scelto di condividere in tutto e
per tutto la condizione dei più poveri, dei diseredati, di chi dalla
vita non aveva avuto altro che miseria, smacchi e sofferenza.
Pier Paolo Pasolini, dopo averla incontrata a Calcutta nel 1961,
scrisse: «Dove guarda, vede». All'origine della sua genialità nell'amore
c'era il vedere, prima di altri, il fratello che era nel bisogno e di
soccorrerlo subito, senza giudicare, senza lasciarsi bloccare dalle
frontiere. O anche dalla mancanza di mezzi.
È stata a volte criticata perché nei suoi ospizi non c'erano abbastanza
medici e medicine. Ma nelle situazioni disperate nelle quali si è
avventurata, non avrebbe concluso granché se avesse dovuto aspettare di
avere l'attrezzatura giusta per soccorrere qualcuno.
Madre Teresa, al secolo Agnes Gonxha Bojaxhiu, era nata il 26 agosto
1910 a Skopje, in Albania. Quando il papà, Nikola, morì improvvisamente,
la famiglia visse momenti digrandi difficoltà economiche. Fu brava la
mamma, Drane, ad allevare Agnes e i suoi quattro fratelli con fermezza e
amore, orientando la loro formazione religiosa. Agnes trovò sostegno
anche nella vivacità della parrocchia del Sacro Cuore, gestita dai
gesuiti, nella quale era attivamente impegnata.
A diciott'anni, desiderosa di fare la missionaria, lasciava la casa e il
paese, diretta in Irlanda, dove veniva accolta, con il nome di suor
Mary Teresa, nell'istituto delle «Suore di Loreto». Qualche mese dopo
venne mandata in India, a Calcutta, dove completò la sua formazione alla
vita religiosa, facendo prima i voti temporanei, seguiti da quelli
perpetui, e inserendosi nelle attività dell'istituto fino a diventare,
nel 1944, direttrice di una scuola per ragazze, il St. Mary.
I primi vent'anni della sua vita religiosa li trascorse così, senza
scossoni, insegnando alle ragazze, maturando anche una sua spiritualità
forte, che aveva nella preghiera e nell'amore per le consorelle e per le
allieve i suoi punti di forza. Ma aveva anche l'occhio attento a ciò
che succedeva intorno. E non era granché bello, anzi inquietava non
poco.
Intanto il Signore, con illuminazioni interiori, la andava preparando a
quella che sarà la sua straordinaria avventura. Al centro delle
rivelazioni proprio quello che inquietava madre Teresa: l'indifferenza
assoluta della gente verso i poveri, che in gran numero languivano nelle
baraccopoli e lungo le vie della città.
Durante un viaggio in treno, nel 1946, le parve di sentire più chiara la
voce di Gesù che la invitava ad abbandonare tutto per porsi al servizio
di quei poveri. Madre Teresa accolse l'invito e segnò quell'episodio
che avrebbe cambiato la sua vita, come «il giorno della decisione».
Le ci volle del tempo per ottenere il permesso di lasciare le Suore di
Loreto, ma alla fine, era il 1948, fu libera di seguire la propria
vocazione e di entrare nel mondo dei poveri. Indossò il sari, la tunica
bianca delle donne indiane, con in più le strisce blu che orlavano il
velo, e la croce appuntata sulla spalla. Con il nuovo abito, che segnava
anche il cambiamento della sua vita, si recò a Patna dalle Suore
mediche missionarie per seguire un breve corso di infermeria. Rientrata a
Calcutta, si sistemò provvisoriamente presso le Piccole sorelle dei
poveri.
Il 21 dicembre 1948 andò per la prima volta nei sobborghi: visitò
famiglie, lavò le ferite di bambini, si prese cura di un anziano malato
che giaceva sulla strada. Si imbatté anche in una donna agonizzante,
distesa su un marciapiede: era così debole che topi e formiche le
stavano rosicchiando il corpo. Da giorni era lì, in attesa della morte,
ma nessuno l'aveva soccorsa. Madre Teresa la raccolse e la portò al
vicino ospedale, dove le dissero che era troppo malata e troppo povera
per essere curata.
Calcutta era piena di gente che finiva così. Teresa capì che non poteva
più restare a guardare, doveva fare qualcosa. Chiese, e le fu concesso,
di occupare parte di un ex tempio indù diventato covo di mendicanti e
criminali di ogni risma. Madre Teresa lo trasformerà nella prima «Casa
dei moribondi».
Le baraccopoli — con i loro poveri ai quali dare speranza, con i bambini
abbandonati da curare e amare, con i moribondi da accompagnare nel
passo estremo... — divennero la terra di missione, sua e di altre donne
che via via decideranno di condividere la sua vita e il suo impegno.
Insieme diedero vita alla Congregazione delle Missionarie della Carità,
che il 7 ottobre 1950 veniva riconosciuta ufficialmente nell'arcidiocesi
di Calcutta, e nel febbraio del 1965 diventava di diritto pontificio.
Agli inizi del 1960 cominciò l'emigrazione delle Missionarie della
Carità in altre regioni dell'India. Successivamente, incoraggiate in
particolare da Paolo VI, aprivano una casa in Venezuela. Ad essa
seguirono numerose altre fondazioni in ogni parte del mondo, ovunque ci
fossero poveri abbandonati cui portare l'aiuto e il conforto della
fraterna solidarietà e la certezza che Dio li amava. Negli anni Ottanta,
dopo la caduta delle varie cortine, madre Teresa aprì case di missione
anche nei paesi comunisti, inclusa l'ex Unione Sovietica, l'Albania e
Cuba. È stata la prima a inserire delle suore negli ospedali sovietici,
dopo l'esplosione di Cernobyl, e la prima a mettere piede in Albania,
quando il paese era ancora sotto il regime comunista. Persino in
Vaticano, nella casa del papa, aprì una mensa per i poveri.
Madre Teresa affiancò alla prima congregazione altre istituzioni, come i
Fratelli Missionari della Carità, le Sorelle e i Fratelli
contemplativi, i Padri Missionari della Carità e gruppi di collaboratori
laici. 11 tutto per rispondere meglio alle esigenze dei poveri.
Tanto impegno e proliferare di iniziative non potevano passare
inosservati. Le immagini di questa donna minuta e con il tempo sempre
più curva, avvolta nel bianco sani, china a confortare un moribondo o a
curare piaghe infette, ad accarezzare bambini lacerati dall'abbandono e
dall'indifferenza... fecero il giro del mondo, sollevando l'ammirazione
di tanta gente, che cominciò a interessarsi delle sue opere e della sua
vita, ad ascoltare i suoi messaggi, resi con parole semplici che
esaltavano la vita, che invitavano al suo rispetto in ogni momento, dal
concepimento alla morte. Parole semplici e a volte anche forti che
scuotevano e dividevano.
L'ammirazione si tradusse anche in riconoscimenti importanti come il
Premio indiano Padmashri, assegnatole nel 1962, e il Premio Nobel per la
Pace, conferitole nel 1979. Ricevette riconoscimenti e attenzioni «per
la gloria di Dio e in nome dei poveri».
Negli ultimi anni, nonostante seri problemi di salute, continuò a
guidare la sua congregazione e a rispondere alle necessità dei poveri e
della chiesa. Morì a Calcutta il 5 settembre 1997. Il mondo intero, che
aveva seguito il suo lento spegnersi, la pianse, mentre il governo
indiano le rendeva onore con i funerali di Stato. Sepolta nella Casa
Madre delle Missionarie della Carità, la sua tomba fu ben presto luogo
di pellegrinaggi e di preghiera. «L'intera vita e l'opera di madre
Teresa — ha detto Giovanni Paolo II nel proclamarla beata — offrirono
testimonianza della gioia di amare, della grandezza e della dignità di
ogni essere umano, del valore delle piccole cose fatte fedelmente e con
amore, e dell'incomparabile valore dell'amicizia con Dio». Questa è
madre Teresa: il genio femminile sposato alla carità evangelica, che
guida la chiesa verso i poveri.
Il 20 dicembre 2002 il papa Giovanni Paolo II approvò i decreti sulle
sue virtù eroiche e sui suoi miracoli, è stata beatificata il 19 ottobre
2003 e canonizzata da Papa Francesco il 4 settembre 2016.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Calcutta in India, beata Teresa (Agnese)
Gonhxa Bojaxhiu, vergine, che, nata in Albania, estinse la sete di
Cristo abbandonato sulla croce con la sua immensa carità verso i
fratelli più poveri e istituì le Congregazioni delle Missionarie e dei
Missionari della Carità al pieno servizio dei malati e dei diseredati.
In attesa delle feste patronali vi auguriamo buon rietro al lavoro
fonti vaticane e wikipedia
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