Buongiorno e buon weekend! Avete seguito la trasmissione ieri?
Vi auguro una buona giornata
Nel linguaggio medievale, « zita » equivaleva a quella che, nei
dialetti toscani, è ancora detta « cita » o « citta ». Voleva dire cioè «
ragazza », e il diminutivo di quel termine esiste ancora nel
vocabolario italiano: « zitella », cioè non maritata.
Santa Zita è dunque la santa ragazza, ed è l'unica Santa di questo nome
che ancora viene ripetuto in Toscana, e specialmente in Lucchesia. Santa
Zita, infatti, è la Santa di Lucca, e già Dante, per indicare i
magistrati della città di Lucca, parlava degli « anziani di Santa Zita
».
Zita era nata vicino a Lucca, a Monsagrati, nel 1218, in una famiglia
contadina. Non ebbe nessuna particolare istruzione, ma fin da bambina si
dette una regola di condotta religiosa chiedendosi semplicemente: «
Questo piace al Signore? Questo dispiace a Gesù? ». Con questa linea di
condotta crebbe devota e utile, aiutando i genitori a vendere in città i
prodotti dei loro campi. A 18 anni entrò a servizio, a Lucca, nella
casa dei Fatinelli, anzi nel palazzo di quella famiglia, che era una
delle più ricche della città.
Le tentazioni della città avrebbero potuto aver facile presa nell'anima
della semplice campagnola, ma la linea di condotta impostasi dalla
fanciulla, pur nella sua ingenuità, non consentiva né errori né
distrazioni. « Questo piace a Gesù? E questo gli dispiace? ».
E piaceva a Gesù che ogni mattina, con il permesso della padrona, Zita
si recasse in chiesa, mentre tutti gli altri ancora dormivano. E poi
accudisse puntualmente, prima di tutti e meglio di tutti, alle pesanti
incombenze casalinghe, alle quali si dedicavano le donne di quei tempi.
Ma fu soprattutto la straordinaria generosità verso i poveri che
costituì il più delicato profumo della santità della servetta. Ogni
venerdì, ella, la più fidata tra le domestiche, aveva il compito di
distribuire le elemosine ai poveri. E trovava sempre il modo di
aggiungervi qualcosa di suo, risparmiato sul magro cibo, sullo scarso
salario e sul modestissimo vestiario. Presto il padrone sospettò che
Zita donasse ai poveri più di quanto egli aveva disposto. Era vero, ma
quel di più non apparteneva a lui. Rappresentava il superfluo della sua
serva incredibilmente sobria.
Un giorno, incontrando Zita con il grembiule gonfio di alimenti, le
chiese severamente che cosa portasse. « Fiori e fronde », rispose la
ragazza. Disciolto il grembiule. ne caddero davvero fiori e fronde,
miracolosi simboli della carità e della generosità, impersonata da Santa
Zita. Sempre più amata, rispettata e venerata, visse nella casa dei
Fatinelli fin verso i sessant'anni, considerandosi nient'altro che
un'umile, obbediente e devota serva. Soltanto dopo la sua morte i
cittadini di Lucca le tributarono onori come a una grande Santa, e gli
stessi magistrati della città non disdegnarono di essere indicati come «
gli anziani di Santa Zita », senza che facesse velo al loro orgoglio
l'umile condizione della Santa servetta, delicato fiore della città
gentile.
Nessun commento:
Posta un commento