Santi SISINNIO, MARTIRIO e ALESSANDRO, martiri
Antichissimo è nel Trentino il culto dei primi evangelizzatori e
martiri: il diacono Sisinio, il lettore Martirio e suo fratello
Alessandro, ostiario. La loro esistenza pare essere storicamente certa:
troviamo infatti loro riferimenti nelle lettere di San Vigilio, vescovo
di Trento, e negli scritti di Sant’Agostino e di San Massimo di
Torino.
Sant’Ambrogio, celebre vescovo milanese, li aveva vivamente raccomandati
a Vigilio, che al momento nella sua diocesi aveva scarsità di pastori.
Questi incaricò i tre missionari di evangelizzare le Alpi Tirolesi ed
in particolare la Val di Non. Naturalmente incontrarono non poche
opposizioni alla loro opera, ma nonostante ciò riuscirono a guadagnare
non poche persone alla fede in Cristo. Sisinnio in particolare promosse
l’edificazione di una chiesa presso Methon (Medol).
E’ facile immaginare come i pagani del luogo fossero sempre più adirati
per l’adesione di copiose folle alla dottrina cristiana, sottratte così
all’adorazione del dio Saturno. Tentarono allora di convincere i
neo-convertiti al cristianesimo a partecipare a cerimonie politeiste,
riscontrando però un netto rifiuto. Sisinio Martirio ed Alessandro,
ritenuti responsabili dell’imbonimento della popolazione locale, furono
assaliti nella loro chiesa e malmenati violentemente. Il primo morì
subito dopo l’aggressione, mentre i due fratelli vennero arsi insieme
dinnanzi all’altare del dio Saturno, usando a tal fine i legni della
loro stessa chiesa distrutta. Era il 29 maggio 397 e la tradizione
popolare ritiene quale scena del martirio la chiesa di San Zeno in Val
di Non.
Le loro ceneri furono traslate a Trento per volontà dei fedeli, mentre
sul luogo del martirio venne eretta una chiesa in memoria. Nel 1997, nel
1600° anniversario della loro morte, le loro reliquie hanno visitato
in pellegrinaggio tutte le parrocchie del Trentino. Oggi il quadro che
li raffigura, abitualmente custodito nel museo Diocesano, è esposto
nella piccola abside della cattedrale di Trento.
Autore: Fabio Arduino
Nel IV secolo d.C., attirati dalla popolarità e dal prestigio del
vescovo Ambrogio, dalla Cappadocia, in Turchia, si trasferirono a
Milano tre uomini desiderosi di apprendere di più sulla fede cristiana,
Sisinio, Martirio e Alessandro. Essi furono istruiti per l’appunto da
sant’Ambrogio nella fede di Cristo Gesù e così presero ad amarla
appassionatamente e a professarla con grande ardimento e risolutezza.
San Vigilio, vescovo di Trento, conosciuti i tre giovani, espresse il
desiderio di averli come suoi collaboratori missionari e Ambrogio, che
li conosceva assai bene, accondiscese all’appello di Vigilio. Questi,
quindi, ordinò Sisinio, il più grande dei tre, diacono, Martirio lettore
ed Alessandro ostiario e li mandò ad evangelizzare la valle Anaunia
(l’attuale Val di Non). In quel periodo storico, l’Anaunia, regione
prevalentemente pagana, godeva di grande prosperità economica, grazie
alle molteplici attività produttive sviluppatesi intorno a un
frequentatissimo tempio dedicato al dio Saturno. Proprio in quel luogo i
tre incontrarono il martirio il 29 maggio dell’anno 397, durante una
festa pagana, con un rito, detto degli Ambarvali, che i romani erano
soliti celebrare verso la fine di maggio, in onore della dea Cerere, per
propiziare la fertilità dei campi. Probabilmente, più che per la
difesa della vigente religione, i tre martiri furono uccisi crudelmente
a causa dell’avvertita minaccia degli interessi economici delle
popolazioni del luogo. San Simpliciano, successore di sant’Ambrogio,
chiese a San Vigilio di poter portare a Milano le preziose reliquie dei
tre martiri e, avendole ottenute, le depose nella sua Basilica. Altre
reliquie di Sisinio, Martirio e Alessandro vennero inviate a San
Giovanni Crisostomo, patriarca di Costantinopoli, che udita la fama dei
tre martiri, volle averne testimonianza per ravvivare la fede della sua
gente.
Sul luogo del martirio, l’attuale Sanzeno, fu edificata,
successivamente, una Basilica dedicata ai tre santi martiri. La
costruzione attuale, retta da francescani insieme al vicino eremo di san
Romedio, risale al XV secolo, con rifacimenti e arricchimenti
successivi, ma si conservano vestigia della chiesa costruita
precedentemente all’anno 1000 e un imponente campanile romanico.
Oltre che a Milano e a Costantinopoli, san Vigilio inviò altre reliquie
al vescovo di Brescia, san Gaudenzio, come apprendiamo da un suo
sermone. Anche Ravenna possiede reliquie dei Martiri Anauniensi,
nell’altare della chiesa di Sant’Andrea e di questo ne parla san
Venanzio Fortunato. Ne ritroviamo anche in San Giorgio a Verona, in san
Martino ai Monti e santa Caterina de’ Funari a Roma, nell’abbazia
benedettina di Saint Riquier, nella diocesi di Amiens, donate
addirittura da Carlo Magno, insieme alle reliquie di san Vigilio e san
Simpliciano.
Soltanto nel 1927, la Basilica milanese di san Simpliciano concesse di
restituire alcune reliquie dei tre Martiri alla Basilica di Sanzeno,
riunite in un antico e prezioso reliquiario.
Lo stesso nome di Sanzeno, è una corruzione semantica di “San Sisinio”, nome che la borgata assunse fin dal VII secolo d.C.
Raramente nella Chiesa dei primi secoli, la storia di un martirio e
dello stile evangelizzatore dei primi missionari cristiani, sono stati
così abbondantemente documentati come nel caso dei santi Martiri
Sisinio, Martirio e Alessandro.
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