venerdì 29 marzo 2013
Venerdì Santo
Strutturata come
una liturgia della Parola, la celebrazione della Passione del Signore
ruota attorno al concetto giovanneo di esaltazione: mentre il Figlio
muore ucciso, egli riceve gloria dal Padre. La sua morte è la
proclamazione della vittoria di Dio sul male e sulla morte come si
evince dalla lunga contemplazione di Isaia sulle sofferenze del Servo
del Signore che, dopo i dolori e le angosce, «vedrà la luce» (53,11). Su
questa radice così forte si innesta la solenne preghiera universale
dove l’assemblea intercede per la salvezza di tutto il mondo
associandosi così alla grande intercessione di Cristo morente sulla
croce: nessun uomo è solo, ma è unito all’amore di Cristo che ha dato la
vita per noi. Ciò che si celebra nella Parola salvifica e
nell’intercessione fiduciosa si contempla nella fede attraverso il rito
dell’ostensione e dell’adorazione della croce. Nel segno glorioso di
Cristo innalzato, non si indulge a toni doloristici o funebri, ma si
celebra la gloria della sua passione d’amore. Lo strumento della
vergogna ora è portato solennemente, svelato e mostrato: è icona
gloriosa della nostra vittoria e della nostra speranza. Per antichissima
tradizione in questo giorno non si celebra l’Eucaristia nell’attesa di
celebrarla nella notte sacramentale per eccellenza, la notte della
risurrezione. Tuttavia, è prevista la comunione eucaristica: possibilità
offerta a tutti per unire la propria vita al sacrificio di Cristo.
· «In questo giorno in cui “Cristo è stato immolato”, la Chiesa con la
meditazione della passione del suo Signore e sposo e con l’adorazione
della croce commemora la sua origine dal fianco di Cristo, che riposa
sulla croce, e intercede per la salvezza di tutto il mondo».
(Preparazione e celebrazione delle feste pasquali, 58)
Mentre l’assemblea radunata ascolta il testo profetico di Isaia (52,13 -
53,12) sul Servo del Signore trafitto per le nostre iniquità, la
meditazione della lettera agli Ebrei (4,14-16; 5,7-9) sull’obbedienza di
Cristo nella sua sofferenza e il racconto giovanneo della Passione non
si limita a garantire la continuità tra “questo” e “quel” Venerdì santo,
ma nell’ottica della fede riconosce nella morte cruenta di Cristo la
sua origine e adorando il legno della croce riconosce i frutti di
salvezza che scaturiscono da quell’albero di vita.
Tale consapevolezza deve poter emergere nella prassi celebrativa con
alcune attenzioni concrete.
- La proclamazione della Parola di Dio sia veramente “liturgica”
attraverso la scelta di ministri preparati nella lettura dei testi
biblici e nei canti previsti. Dove ciò è possibile, non si accantoni la
possibilità dell’esecuzione in canto del testo della Passione dandogli
così il giusto peso celebrativo. L’omelia, per quanto breve, non venga
omessa e contribuisca a irrobustire la fede dei credenti nel dono
d’amore di Dio in Cristo.
- L’ostensione e l’adorazione della croce sia svolta «con lo splendore
di dignità che conviene a tale mistero della nostra salvezza»
(Preparazione e celebrazione delle feste pasquali, 68). Dopo l’ascolto e
la supplica, la fede della Chiesa prende la forma del gesto adorante:
la contemplazione con lo sguardo, l’acclamazione corale, la prostrazione
nel silenzio più eloquente di ogni parola e, infine, la partecipazione
di tutti attraverso il bacio o un altro gesto di intima venerazione e il
canto. In una sequenza rituale, sobria e solenne ad un tempo, il corpo è
protagonista dell’adorazione, le emozioni trovano il loro posto e,
soprattutto nell’offerta testuale del Messale, la fede ecclesiale si
esprime con accenti lirici di vera bellezza e profondità: «Adoriamo la
tua croce, Signore, lodiamo la tua risurrezione. Dal legno della croce è
venuta la gioia in tutto il mondo».
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
La Numerologia è un incredibile strumento in grado di decifrare l’uomo, i suoi meccanismi profondi, i suoi cicli personali.
Nessun commento:
Posta un commento