È abbastanza complicato affrontare una ricognizione storica
sulle matrici antiche e medioevali dell’occultismo; e questo per una
miriade di ragioni, la prima delle quali è il carattere prettamente
moderno della corrente.
L’occultismo è, infatti, un fenomeno esclusivamente legato
alla modernità, alla rivoluzione industriale, come vedremo in seguito.
Ovviamente, nel mondo antico e medioevale era ben radicata una forte
attenzione per l’arcano, per il dominio sulla natura, ma le connotazioni
acquisite da queste forme d’interesse divergono e si differenziano
molto da quelle proprie all’era moderna.
È quindi importante muoversi con una certa metodologia,
altrimenti il rischio è quello di ricadere in generalizzazioni
affrettate, in un eclettismo che cancella la specificità storica di
quanto trattato.
Nel medioevo è quindi più corretto usare il termine philosophia occulta, anziché
“occultismo”, perché in rapporto alla prima, quest’ultimo è
caratterizzato da un marcato sincretismo, che si spinge fino a cercare
di conciliare le proprie convinzioni con quelle della scienza moderna.
Nell’antichità, invece, è altrettanto sbagliato etichettare
come “occultismo” le religioni di mistero, le quali presentano una
specificità che non può essere equiparata nemmeno a quel complesso di
correnti raggruppate sotto il termine “esoterismo” (ricordiamo, infatti,
che Aristotele per designare le dottrine riservate ai discepoli del
Peripato si limitava ad usare il termine esõterikós; il
neologismo “esoterismo” fu invece coniato paradossalmente
dall’occultista Eliphas Lévi). Con questo, ovviamente, non si esclude
una sorta di continuità oggettiva per molti degli elementi dottrinali
trapassati in scuole e correnti eterogenee, ma il filo rosso della
storia riguarda soltanto questi singoli fattori, e non l’integralità degli insegnamenti specifici.
Secondo Nicola Turchi, i cosiddetti “culti
misterici”, altro non sono, infatti, che delle vere e proprie religioni,
più specificatamente ribattezzate “religioni di mistero”, in quanto si
riallacciano ad un fondatore mitico di natura divina (Dioniso, Osiride,
Mithra, ecc.); comportano un’iniziazione d’ingresso segreta,
un’identificazione con la vita della divinità, ma in genere non sono
altro che sublimazioni di un primitivo culto agrario [1].
Niente a che vedere con tradizioni ancestrali, ma piuttosto con riti
agrari. Come sia possibile vedere una sorta di “filiazione spirituale”
tra queste religioni e l’occultismo o l’esoterismo moderno, dovrebbe
essere spiegato da molti ricercatori contemporanei.
Le religioni di mistero non rientrano interamente nella
classificazione esoterica od occultistica sancita dai capisaldi, sopra
elencati; il tentativo di distillare in ogni manifestazione dello
spirito delle invarianti atte a testimoniare della possibilità di un
esoterismo “universalizzante”, è frutto di un acriticismo metodologico
incentrato su forzature storiche. Ci guarderemo bene quindi dal rischio
di commistioni azzardate e facili; e dopo aver circoscritto le
caratteristiche delle religioni di mistero, incominceremo a definire
anche la gnosi ed il misticismo.
I primi esempi di proto-filosofia occulta si trovano nei
testi dei primi secoli dell’era cristiana, in cui si amalgamano
insegnamenti di carattere misteriosofico, gnostico e teosofico. Come ricorda Pierre Deghaye, per gnosi s’intende “una
conoscenza superiore che si aggiunge alle verità comuni di una
Rivelazione oggettiva, o l’approfondimento di ciò che la Rivelazione
rendeva possibile in virtù di una Grazia particolare” [2].
La gnosi costituisce dunque la radice di quello che sarà l’esoterismo
moderno, intendendo tuttavia questo termine in un senso più generale del
secondo, che è preferibile usare viceversa per quelle correnti che
prenderanno avvio dal Rinascimento. Nell’etimologia il termine greco gnosis è equivalente al sanscrito Jñãna – derivando entrambi dal ceppo indoeuropeo – e designa letteralmente la “conoscenza”. Secondo la gnosi,
essenziale è il conoscere che trasforma interiormente, con il cuore
(simbolo dell’apprendimento spirituale), oltre che con la mente. La teosofia
è invece un’elaborazione della gnosi, perché non si limita come
quest’ultima a ricercare la superiore trasformazione spirituale del
singolo, ma s’interessa anche alla natura propria di Dio, degli angeli,
dell’origine soprannaturale dell’universo fisico. La mistica,
infine, si distingue dalla gnosi e dalla teosofia, perché anela a
trascendere subito le strutture sapienzali, le entità intermedie, per
ricercare l’immediata unione con Dio. Lo gnostico invece attribuisce un
valore in sé a questi livelli del mondo figurato e li elabora in una
dottrina. Elementi di queste tre dottrine si trovano combinati nei testi
antichi, che per primi sembrano rivelare un gusto particolare per
l’occulto: essenzialmente gli Oracoli Caldaici e Sibillini, il Corpus Hermeticum, ma anche nel neoplatonismo di Porfirio, Giamblico, Proclo. Gli Oracoli Sibillini – distrutti
da un incendio nell’83 a.C. – raccolgono le profezie di quelle donne
che oggi definiremmo “sensitive”, ma che allora erano chiamate Sibille. Gli Oracoli Caldaici, sono ancora più importanti di quelli Sibillini, perché
contengono le prime forme di teurgia. Sono attribuiti a Giuliano,
ritenuto da diversi studiosi il fondatore della teurgia [3],
quell’insegnamento segreto che poteva esercitare un controllo
costrittivo sulle divinità, fino a costringerle a materializzarsi dentro
le statue.
Il Corpus Hermeticum – ormai sciolto il dilemma
sulla presunta datazione della sua origine, che risale al II o III
secolo dell’era cristiana – fu tradotto dal greco al latino da Marsilio
Ficino nel 1463. Infine il neoplatonismo raccoglie nel III secolo d.C.
le istanze spiritualiste dell’insegnamento di Platone (probabilmente di
quelle che sono comunemente indicate come le sue “ dottrine non scritte ”),
già con Plotino – il quale vi fonde assieme anche elementi dottrinali
desunti dall’aristotelismo, dallo stoicismo, e dall’ebraismo – e
successivamente con i suoi discepoli Porfirio, Giamblico, Proclo.
Anche nello stoicismo troviamo un forte
interesse per la divinazione, perché le premonizioni erano considerate
come prove empiriche alla teoria della predestinazione; anche se la
conoscenza del futuro poteva influenzare la condotta del singolo, la
divinazione riguardava soltanto eventi, che potrebbero ancora essere
evitati, qualora fosse richiesta venia agli dei [4].
Nel medioevo il pensiero arabo – che aveva preservato la
cultura classica dal sacco delle orde barbariche del nord – dimostrò un
notevole interesse per la mistica e l’occulto, finendo per influenzare
anche gli europei. Papa Silvestre II, per esempio, non faceva alcun
mistero del suo interesse per l’alchimia e l’astrologia. Grazie
alla civiltà araba, l’Occidente ritrovò i propri tesori perduti; nel
corso del VI secolo, furono tradotti dal greco in siriaco, non solamente
le opere di Aristotele, Platone e Plotino, ma anche di interesse più
propriamente alchemico, astrologico, teurgico. Tra queste, il Libro delle Immagini dello Pseudotolomeo, la Picatrix, la Turba philosophorum, Il ibro della luna, I fiori d’oro [5].
Il simbolismo cristiano ha, a sua volta, contribuito a
risvegliare l’interesse collettivo per l’occulto, associandolo alle
fiamme dell’inferno e al peccato. Nel Liber lapidum seu de gemmis di Marbed, ci si occupa del potere magico di pietre e minerali, associandole simbolicamente ai pianeti e ai flussi degli astri.
Tutte quante queste opere segnalano l’apparire di una nuova corrente culturale, la philosophia occulta. Nel
XII secolo, continuano a comparire opere dedicate alla fisiognomica, al
potere terapeutico delle erbe e dei metalli, alla pneumatologia,
all’astrologia ed all’alchimia: ricordiamo a questo proposito il Liber de compositione alchemiae, probabilmente
il primo importante scritto sulla dottrina. Un altro importante volume,
che marca ulteriormente il fenomeno della filosofia occulta, è il Secret secretorum.
Abbiamo visto che un certo interesse per l’occulto in fondo
c’era sempre stato, ma constatata l’esplosione di questa moda in pieno
medioevo, possiamo probabilmente rintracciarne le ragioni, da una parte
nel tentativo di salvare dall’egemonia culturale del cristianesimo i
residui simbolici e dottrinali delle antiche religioni di mistero. Quando
una religione si afferma come egemonica in una determinata area
geografica, le religioni precedenti vengono osteggiate e proibite; ma se
resistono residui di credenze simboliche che ormai fanno parte
dell’immaginario religioso, vengono assorbite armonicamente senza
problemi dalla religione dominante.
Probabilmente, i residui liturgici irremovibili delle antiche
religioni di mistero sono stati amalgamati simbolicamente dal
cristianesimo (per fare un esempio si può cogliere un filo rosso tra i
riti agrari, il culto dionisiaco, e la resurrezione del Cristo; si
tratta dello stesso sistema simbolico che rimanda al tema della
vita-morte-rinascita [6]).
Questi elementi simbolici originari furono trasposti nell’iconografia
delle cattedrali, e sovente associati al male ed alla polarità
antitetica del demonio. Chiunque si fosse interessato a questi simboli,
allora, sarebbe dovuto passare dalla parte dell’Avversario e contro la
Chiesa. Ecco spiegato, dunque, perché all’inizio del medioevo la philosophia occulta, acquista
quella connotazione così “nera” e diabolica: si trattava di scegliere
il campo con il quale schierarsi, o con l’inquisizione o con
l’Anticristo.
Nel XII secolo molti trattati di magia furono influenzati
dalle traduzioni in lingua spagnola da parte dell’arabo Norbar. Ma
soprattutto in questo periodo si diffonde la credenza che tutte le
tradizioni abbiano il loro centro d’origine in Salomone, leggendario
mago a cui gli angeli avevano rivelato il segreto della Creazione. La
facoltà di ottenere rivelazioni gnostiche attraverso delle entità
angeliche, era denominata ars notoria. Alla padronanza di quest’arte, si crede che siano dovuti diversi trattati come il Liber secretus di
cui è autore un certo Onorio. Anche la scuola domenicana contribuì
(seppur marginalmente, vista l’ostilità ecclesiastica sopra ricordata)
alla diffusione dell’interesse per l’alchimia e l’astrologia con i due
suoi più eminenti maestri. Alberto Magno nel Sui minerali, fece
velatamente riferimento a nozioni di magia ed alchimia; ma anche
Tommaso d’Aquino, probabilmente influenzato dal neoplatonismo dello
Pseudo-Dionigi, incominciò di nascosto a credere all’alchimia ed al
potere dei corpi celesti. Un’importante figura di mecenate e protettore
di maghi ed indovini fu Federico II di Svevia, alla cui corte soggiornò
l’astrologo Michele Scoto, e da cui passò probabilmente anche Guido
Bonatti autore del Liber astronomicus. Per quanto riguarda l’alchimia, un trattato fondamentale dell’epoca è il Rosarium philosophorum di Arnaldo da Villanova; mentre la geomanzia conosce lustro soprattutto grazie a Bartolomeo da Parma.
Nel XIV il francescano Raimondo Lullo scrisse la sua famosa Ars magna, dove
teorizzava la possibilità di arrivare – mediante la riduzione di tutte
le scienze a un numero limitato di elementi primi, regole e simboli –
all’unità del sapere. Questo simbolismo essenziale del divino, dava
origine ad una tecnica chiamata “arte combinatoria” che doveva successivamente influenzare oltre al primo Leibniz, anche Saint-Yves d’Alveydre, autore dell’ Archeometria.
Nel Rinascimento, il ritrovato interesse per il neoplatonismo
della corte fiorentina – reso possibile anche dalla diminuita ostilità
della Chiesa – spinse Marsilio Ficino alla traduzione dal greco al
latino del Corpus hermeticum, degli Oracoli Caldaici e degli Inni Orfici.
Sempre a Firenze, sotto la protezione di Lorenzo il Magnifico, Pico
della Mirandola dette un profondo slancio alla cristianizzazione della
Qabbalah ebraica; tuttavia tutto il periodo del Rinascimento, non solo
fiorentino, ma anche italiano, fu estremamente favorevole allo sviluppo
dell’esoterismo e dell’occultismo (ancora non efficacemente definiti e
distinti, come sarà invece fatto in epoca moderna). Anche gli ordini
monastici europei contribuirono allo studio dell’astrologia e della
magia; in Italia, per i sacerdoti i tempi non erano ancora maturi come
conferma la vicenda di Giordano Bruno: la Chiesa era soltanto
leggermente più tollerante verso i protetti dei principi. Anche Pico
della Mirandola fu inizialmente condannato, soltanto l’intervento di
Lorenzo il Magnifico riuscì a salvarlo dall’accusa di eresia.
Ma in Europa la lontananza dal potere della
Chiesa Cattolica Romana mitigò la furia dell’inquisizione: Jean Ganivet
scrisse nel 1431 un trattato in cui associava medicina e astrologia, l’Amicus medicorum. [7]
Nel XV secolo intanto si produsse un importante allontanamento della
cosmologia (la scienza delle cause seconde) dalla teologia, che invece
si orientò decisamente verso la Scolastica. La cosmologia subì allora
un’ulteriore evoluzione, ramificandosi in due tronconi. Da una parte
s’indirizzò verso lo sperimentalismo, che avrebbe successivamente
condotto alla scienza moderna; dall’altro, alla fine del secolo, divenne
oggetto di attenzioni da parte degli eruditi che si appropriarono
dell’eredità medioevale sulla magia, l’ermetismo alessandrino, la
Qabbalah giudaica.
Tra questi umanisti eruditi del XVI secolo
ricordiamo Ludovico Lazzarelli, Francois Foix de Candale, Francesco
Patrizi, tutti e tre appartenenti alla corrente dell’ermetismo
neo-alessandrino; ed ancora Trithemius, Henri Cornelius Agrippa, il già
citato Bruno, Franciscus Gregorius Venetus [8].
Trithemius si dedicò prevalentemente alla magia ed all’astrologia, e
può essere considerato senz’altro come una delle figure di punta della philosophia occulta. Cornelius Agrippa nel 1510 scrisse un’opera fondamentale per la filosofia occulta, così come per il futuro occultismo, il De occulta philosophia;
con Agrippa s’inaugura quella tendenza al sincretismo che sarà
caratteristica dell’occultismo moderno. Un’altra celeberrima opera è la Magia naturalis, scritta da Giovanni Battista della Porta nel 1558.
Intanto tra il XVI ed il XVII secolo, nei paesi germanici
compaiono tre nuove correnti, che possiamo sicuramente annoverare e
registrare come appartenenti all’esoterismo: il paracelsismo, la
teosofia, il rosicrucismo. È anche importante notare che in questo
periodo l’alchimia interessa tanto i cultori della philosophia occulta che
i primi esoteristi: essa è una sorta d’interregno fra i due campi
complementari. Soltanto successivamente l’alchimia sarà rivendicata con
più vigore come dottrina esoterica, mentre la filosofia occulta si
orienterà decisamente sull’astrologia.
Ad assegnare l’astrologia al dominio della philosophia occulta, contribuisce,
inoltre, nel 1666 il suo bandimento dalle scienze ufficiali; ma
quest’evento concorre ad imprigionare la disciplina negli angusti
confini della divinazione, rimuovendo da essa qualsiasi ambizione
speculativa. Nel 1791 esce a Londra il primo mensile specializzato nella
filosofia occulta. Intanto, la corrente teosofica si sviluppa grazie
alla ricezione dell’insegnamento boehmiano, all’influenza di Swedenborg,
all’impatto di una seconda ondata di autori come Martinez de Pasqually,
Louis-Claude de Saint-Martin, Friedrich Christoph Oetinger. Inizia
l’era industriale, in cui prenderà campo l’occultismo moderno,
successore ed epigone della philosophia occulta medievale.
__________
Note
1. Cfr, N. Turchi, Storia delle Religioni, ed. Sansoni. (torna al testo)
2. Cfr. Pierre Deghaye, La Doctrine ésotérique de Zinzendorf, Parigi, Klincksieck (torna al testo)
3. Cfr. G. Luck, Arcana Mundi, Fondazione Lorenzo Valla, Mondadori, ed. (torna al testo)
4. Cfr. G. Luck, Arcana Mundi, Fondazione Lorenzo Valla, Mondadori, ed. (torna al testo)
5. Cfr. Enciclopedia delle Religioni, (diretta da Mircea Eliade) vol 3 ; alla voce “Occultismo”. Jaca Book. (torna al testo)
6. A questo proposito si può consultare
l’opera di Mircea Eliade, che insiste particolarmente sul simbolismo
della vegetazione. (torna al testo)
7. Cfr. Enciclopedia delle Religioni, (diretta da Mircea Eliade) vol 3 ; alla voce “Occultismo”. Jaca Book (torna al testo)
8. Cfr. Antoine Faivre, Accèss de l’ésoterisme occidental, 2 voll. ed Gallimard (torna al testo)
Bibliografia essenziale
• N. Turchi, Storia delle Religioni, ed. Sansoni.
• Pierre Deghaye, La Doctrine ésotérique de Zinzendorf, Parigi, Klincksieck
• G. Luck, Arcana Mundi, Fondazione Lorenzo Valla, Mondadori, ed.
• Enciclopedia delle Religioni, (diretta da Mircea Eliade) vol 3 ; Jaca Book
• A. Faivre, Accèss de l’ésotérisme occidental, 2 voll. ed Gallimard
Fonte: http://www.esonet.it/
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